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“Da Composer un monde en commun a Costruire un mondo comune: un percorso di responsabilità condivisa”

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  “Da Composer un monde en commun a Costruire un mondo comune: un percorso di responsabilità condivisa” Ho letto prima l’edizione francese del 2022, Composer un monde en commun, e ora la versione italiana del 2025, Costruire un mondo comune. E Dio non benedisse la proprietà privata (Libreria Editrice Vaticana e Piemme). È affascinante notare come il messaggio centrale rimanga intatto, ma l’adattamento al contesto italiano dia nuove sfumature, rendendo il libro ancora più vicino a chi legge oggi nel nostro Paese. In entrambe le versioni, Giraud propone la riflessione sui beni comuni come alternativa alla privatizzazione assoluta e al controllo totale dello Stato. La differenza è che nell’edizione italiana emergono con più chiarezza riferimenti concreti alle sfide globali e locali: acqua, biodiversità, comunità energetiche, gestione dei patrimoni culturali. Il concetto di “res communis” non è più solo teorico, ma diventa un modello operativo e spirituale per cittadini e istituzioni. ...

Heinz von Foerster

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  🧠 Chi era Heinz von Foerster? Heinz era uno scienziato davvero speciale. Studiava come pensiamo , come impariamo , e come funzionano i sistemi complessi (cioè cose composte da tante parti che lavorano insieme, come il nostro cervello o una città). Uno dei suoi amici e colleghi, Francisco Varela, ha scritto un’introduzione molto bella parlando della sua vita e delle sue idee. 🔍 Perché era così importante? Heinz non si limitava a trovare risposte: faceva domande che facevano pensare davvero. Le sue idee ci aiutano ancora oggi a capire cosa vuol dire conoscere , come funziona il cervello , cos'è un sistema vivente , o che cos'è la realtà . 📚 Le 4 età del pensiero di Heinz Francisco racconta che il pensiero di Heinz si può dividere in quattro fasi , come se la sua mente fosse cresciuta passo dopo passo: 🧪 1. Lo scienziato curioso (fino al 1958) All’inizio, Heinz era un fisico , cioè studiava la natura e le leggi dell’universo. Poi si interessò alla cibernetica , u...

Il poeta dei capperi e la bicicletta della memoria

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  Il poeta dei capperi e la bicicletta della memoria Certe volte i ricordi dell’infanzia si manifestano come apparizioni quotidiane, piccole epifanie che non fanno rumore ma lasciano scie lunghe, come profumi che riemergono da un armadio chiuso da anni. Ce n’è uno in particolare che mi ritorna sempre, con la fedeltà di un’ombra amica: un uomo in bicicletta, un venditore ambulante, un artigiano della semplicità che, inconsapevole, ha scolpito un frammento eterno nel mio immaginario. La sua bottega era una cassetta di legno legata con lo spago sulla ruota posteriore, un piccolo scrigno su due ruote, l’essenziale che bastava per attraversare un quartiere e piantare semi di poesia nella quotidianità. Siamo a San Cesario di Lecce, Salento leccese, terra che ha la luce che consola e l’ombra che racconta. Più o meno negli anni Sessanta, a due pedalate dalla città capoluogo, tra via Saponaro e via Liguria. Un incrocio qualunque, di quelli che nessuno penserebbe mai di fotografare, eppu...

Padre e figlio, due Italie del pensiero: la storia dimenticata dei Zimara

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  Padre e figlio, due Italie del pensiero: la storia dimenticata dei Zimara di Antonio Bruno dottore agronomo Nell’Italia di oggi, che spesso dimentica di avere avuto un passato filosofico grande quanto quello delle arti, due nomi caduti nell’oblio ci raccontano una storia affascinante. È la storia di un padre e un figlio. Di due uomini del Sud. Di due Italie, potremmo dire: quella medievale che resisteva al cambiamento, e quella rinascimentale che cercava nuovi orizzonti. Marcantonio e Teofilo Zimara: chi erano? Il primo nasce attorno al 1470 a San Pietro in Galatina , in quella Terra d’Otranto che ancora oggi conserva tracce di un'antica nobiltà culturale. Studia a Padova, che all’epoca non era solo una città universitaria: era il cuore pulsante della filosofia europea , dove si discuteva di Aristotele come oggi si discute di intelligenza artificiale. Zimara padre era un averroista . Credeva, come Averroè, che l’intelletto umano fosse unico e immortale , non individual...

Lecce, la città che si racconta tra pietra, potere e memoria

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  Lecce, la città che si racconta tra pietra, potere e memoria Autore: Antonio Bruno Istituzione: Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali della provincia di Lecce C’è una porta, a Lecce, che non serve a entrare. O meglio: oggi serve solo a entrare nel passato. Si chiama Porta Napoli , e fu costruita nel 1548. Non era una porta qualsiasi. Era un arco di trionfo, un ingresso regale, un segno scolpito nella pietra per dire: “Qui comanda la città, qui finisce il mondo esterno e inizia la civiltà”. Lecce non è soltanto una città bella. È una città che racconta. Le sue chiese barocche, le sue vie acciottolate, i suoi balconi fioriti parlano. E ci raccontano una storia affascinante e, a tratti, inquietante: quella del potere, della convivenza, della memoria. In una parola, della civiltà urbana del Sud d’Italia in età moderna. Nel Cinquecento e Seicento, Lecce era una capitale del Regno di Napoli. Qui i giurati — un’aristocrazia di cittadini benestanti — gestivano la cosa...

I castelli dimenticati: Presicce e Acquarica, la vera eredità dei Normanni in Terra d’Otranto

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  I castelli dimenticati: Presicce e Acquarica, la vera eredità dei Normanni in Terra d’Otranto di Antonio Bruno «Il Sud non ha bisogno di miti, ma di memoria.» Questa frase – che potrebbe essere incisa sul portale di ogni castello dell’Italia meridionale – introduce una verità tanto semplice quanto dimenticata: la storia, anche quella più remota e nascosta, ci riguarda da vicino. In Terra d’Otranto, culla di culture e crocevia di imperi, i castelli normanni non sono soltanto ruderi da cartolina, ma testimoni silenziosi di una civiltà colta, pragmatica, strategicamente geniale. Eppure, fino a poco tempo fa, si negava addirittura la loro esistenza. Il mito da sfatare Per anni si è ripetuto – a torto – che i Normanni non abbiano lasciato tracce significative nel Salento. Una narrazione sbrigativa e superficiale, smentita dai numeri: sotto il regno di Guglielmo il Buono, tra il 1166 e il 1189, si contavano almeno un centinaio di castelli nella sola Terra d’Otranto. Oggi d...