“Da Composer un monde en commun a Costruire un mondo comune: un percorso di responsabilità condivisa”
“Da Composer un monde en commun a Costruire un mondo comune: un percorso di responsabilità condivisa”
Ho letto prima l’edizione francese del 2022, Composer un monde en commun, e ora la versione italiana del 2025, Costruire un mondo comune. E Dio non benedisse la proprietà privata (Libreria Editrice Vaticana e Piemme). È affascinante notare come il messaggio centrale rimanga intatto, ma l’adattamento al contesto italiano dia nuove sfumature, rendendo il libro ancora più vicino a chi legge oggi nel nostro Paese.
In entrambe le versioni, Giraud propone la riflessione sui beni comuni come alternativa alla privatizzazione assoluta e al controllo totale dello Stato. La differenza è che nell’edizione italiana emergono con più chiarezza riferimenti concreti alle sfide globali e locali: acqua, biodiversità, comunità energetiche, gestione dei patrimoni culturali. Il concetto di “res communis” non è più solo teorico, ma diventa un modello operativo e spirituale per cittadini e istituzioni.
La dimensione spirituale, centrale in entrambe le edizioni, assume nella versione italiana un tono più dialogico con la Chiesa e la società civile. L’Ascensione di Cristo, il trono di David lasciato vuoto, diventa metafora concreta di responsabilità condivisa e di partecipazione democratica: non siamo spettatori, ma protagonisti nel governare ciò che appartiene a tutti. La versione italiana enfatizza anche il legame tra questa visione e le encicliche di Papa Francesco, mostrando come i “comuni” possano diventare strumenti concreti di giustizia sociale ed ecologica.
Leggere le due edizioni insieme permette di cogliere la continuità del pensiero di Giraud e la sua capacità di adattare la teoria a un contesto concreto. È un invito a pensare, discutere e agire: non basta indignarsi davanti alle ingiustizie, bisogna costruire insieme, passo dopo passo, spazi di condivisione e responsabilità.
In definitiva, sia in francese sia in italiano, il libro ci ricorda che il futuro non è di uno solo, né dello Stato: è di tutti. E gestire insieme ciò che ci lega, come propone Giraud, è forse l’unico modo per costruire un mondo veramente comune.
Possiamo progettare un sistema concreto che traduca le astrazioni sui “beni comuni” in una struttura operativa, sociale e tecnologica. Di seguito propongo una soluzione modulare e scalabile che integra dimensioni sociale, giuridica, economica e digitale, ispirata al concetto di “comune ermeneutico” e ai principi di condivisione, deliberazione collettiva e responsabilità.
Proposta: Piattaforma dei Beni Comuni “Res Communis 4.0”
1. Obiettivo
Creare un ecosistema partecipativo che permetta a comunità locali, nazionali e globali di gestire risorse comuni, condividere responsabilità, deliberare decisioni e promuovere la sostenibilità, la democrazia partecipativa e la responsabilità etica.
2. Componenti del sistema
A. Governance condivisa
Assemblea dei membri: ogni comunità definisce chi partecipa alla gestione dei beni comuni.
Regole di deliberazione: tutte le decisioni sulle risorse comuni sono sottoposte a consultazione e voto democratico.
Tracciabilità delle decisioni: registro pubblico (anche digitale) che mostra chi ha deliberato cosa e perché, garantendo trasparenza.
B. Categorie di risorse
Materiali: terre agricole, energia rinnovabile, spazi pubblici, acqua.
Culturali: opere d’arte, biblioteche, software open source.
Ecologiche: biodiversità, ecosistemi locali, qualità dell’aria e dell’acqua.
Simboliche/immateriali: conoscenze condivise, pratiche tradizionali, norme culturali.
C. Strumenti digitali
Piattaforma online di gestione collaborativa:
Dashboard per la gestione dei beni, visualizzazione delle risorse e stato di utilizzo.
Sistema di voto e deliberazione online per decisioni collettive.
Blockchain o registro distribuito per garantire tracciabilità e trasparenza.
App di partecipazione civica: notifiche, suggerimenti di proposte, commenti, consenso informato.
Analisi e report: valutazione dell’impatto ambientale, sociale ed economico delle decisioni della comunità.
D. Ruolo della società civile
Comunità locali e reti di cittadini sono i veri attori dei beni comuni.
Lo Stato o le istituzioni pubbliche forniscono supporto logistico, normativo o tecnico, senza esercitare il controllo totale.
Promozione di comunità energetiche, agricole, culturali, ecc., gestite autonomamente ma con regole condivise.
3. Principi fondamentali
Partecipazione democratica: tutti i membri hanno voce nelle decisioni.
Responsabilità condivisa: ogni uso o gestione di una risorsa è collettiva e tracciabile.
Trasparenza: registro pubblico di tutte le azioni, decisioni e risorse.
Sostenibilità: decisioni orientate a lungo termine, sia ecologicamente sia socialmente.
Terza via: equilibrio tra proprietà privata, pubblica e comune.
Riferimento etico/spirituale: valori condivisi come guida morale (es. rispetto della vita, equità, solidarietà).
4. Funzionamento pratico
Creazione della comunità: iscrizione volontaria, definizione del territorio o del bene da gestire.
Definizione delle regole comuni: assemblea costituente, discussione e approvazione delle norme.
Gestione quotidiana: piattaforma digitale permette monitoraggio, uso e manutenzione delle risorse.
Deliberazione e innovazione: proposte dei membri, discussione pubblica, voto e aggiornamento delle regole.
Monitoraggio e valutazione: misurazione dell’impatto ecologico, sociale e culturale; report periodici condivisi con tutti.
5. Esempi concreti di applicazione
Comunità energetica urbana: pannelli solari e accumulo condivisi, deliberazione su produzione e consumo.
Biblioteca digitale di beni culturali: opere, traduzioni e materiali didattici accessibili a tutti, con regole di condivisione.
Gestione di aree naturali: parchi o riserve gestite da comunità locali, con norme di protezione, manutenzione e fruizione.
Commenti
Posta un commento