Quale CULTURA può farci essere autenticamente CAPITALE?
Quale CULTURA può farci essere autenticamente CAPITALE?
di Antonio Bruno Ferro
Ogni volta che vengo a conoscenza di inviti alla conversazione, e quando posso, partecipo a questi incontri che si organizzano nel mio paese San Cesario di Lecce. Io ci vado per il piacere di incontrarmi e conversare con altre cittadine e cittadini, per il solo piacere di incontarmi e conversare .
Una annotazione: ogni volta prendo atto del rumore
assordante dei giovani ASSENTI.
Con quei rarissimi cittadini con cui mi incontro, tento di
mettere in atto un processo consistente nel piacere di incontrarsi per il
piacere di incontrarsi. Per quanto riguarda le mie intenzioni, c’è alla base una
istanza etica tesa a conservare il paesaggio e gli organismi viventi della nicchia
ecologica nella quale vivo. Meglio sarebbe dire la nicchia ecologica in uno con me .
La mia motivazione etica mi fa osservare emergere l’emozione
di benessere che provo quando mi incontro e converso con altre persone per il
piacere di incontrarmi e conversare con loro.
La mia motivazione etica mi fa desiderare la messa in atto
di un processo, per cui le conversazioni determinano nei parlanti il desiderio della
redazione di un progetto comune, che ha la conseguenza del coordinamento dei
comportamenti nell’azione comune a finalità etica.
Preciso che ciò che ho scritto, non riguarda i coordinamenti
di manipoli decisi di donne e uomini che elaborano un progetto comune, finalizzato alla competizione con altri manipoli decisi, al fine della conquista
di qualcosa di materiale o immateriale e della conseguente esclusione degli
sconfitti. Tali coordinamenti mi vengono sottoposti, sono culturalmente gli
unici in atto e sono di tipo esclusivo. Voglio dire che mi accorgo della
motivazione del desiderio della conquista di qualcosa di materiale o
immateriale quando questi sodalizi si manifestano come respingenti nei riguardi
di chiunque manifesti il desiderio di farne parte. Questo accade, come è
evidente, perché le donne e gli uomini che hanno costituito il sodalizio
esclusivo hanno una percezione di scarsità del bottino da spartire in caso di vittoria.
Quelli che ho descritto, o che per meglio dire con tante
imprecisioni e approssimazioni ho tentato di descrivere, sono due domini
culturali per cui l’agire dell’uno esclude l’agire dell’altro. Ciò che osservo
è che, a non essere agito, è il dominio culturale nel quale mi trovo io in
questo momento storico. Come è evidente per agire il dominio culturale nel quale
io sono, in questo momento storico della mia esistenza sociale, ci dovrebbe
essere collaborazione tra i cittadini che si incontrano escludendo, questa
volta si, ogni tipo di competizione.
Nel caso in cui, per autenticità, si intendesse una modalità
di coordinamento collaborativo. Ecco, se così fosse, posso affermare senza
paura di essere smentito, che sino ad oggi non ho ancora osservato nulla di
autentico nella mia convivenza sociale. Per essere più precisi, nei casi in cui i comportamenti erano quelli della collaborazione, alla lunga ho osservato come siano venuti meno e ho tratto le conclusioni che chi aveva quei comportamenti "faceva finta" in pratica si trattava di un inganno.
Se al contrario, per autenticità si dovesse intendere la
modalità di coordinamento di manipoli di donne e uomini, finalizzata alla
conquista di beni materiali e/o immateriali e che, una volta che tale conquista
si realizzasse, alla esclusione dei manipoli sconfitti, , anche questa volta,
senza paura alcuna di essere smentito, posso affermare che la mia convivenza
sociale e nella pienezza dell’autenticità.
Antonio Bruno Ferro
P.S. Culturalmente agiamo la competizione e lo facciamo in maniera autentica. Solo che tutti quei discorsi dei visitatori del Nord che si illuminano d'immenso per la cordiale e affettuosa accoglienza andrebbero osservati alla luce dei comportamenti che derivano dalle emozioni di cui ho scritto.
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