Un caro amico per l’arte
di Antonio Bruno Ferro
Il maestro Vito Mortella, era “Vituccio” per me. Si perché nessuno
di noi amici l’ha mai chiamato Maestro pur sapendo che ciò che rappresentava
era, appunto, un Maestro! Mi sentivo particolarmente amato dal Presidente
Mortella, già! Perché noi tutti amici di sempre che per l’occasione divenimmo “Amici
per l’Arte” avevamo eletto il Maestro Vito Mortella Presidente del nostro “sodalizio”.
Ci tengo a precisare che l’Associazione fu “regolarmente costituita davanti ad
un Notaio” specificamente il Notaio Franco.
Lui aveva una sorta di “occhio particolare” per me, sino a quando
non fui cooptato dalla locale sezione della Democrazia Cristiana che, come
tutti gli organismi di potere, ogni tanto aveva la necessità di sangue nuovo “ma
non troppo” per intercettare i movimenti che emergevano nel nostro paese. Non
gli piacque che avessi abbandonato il “volontariato” per il potere. Si perché di
lui tutto si poteva dire, meno che avesse simpatie per il potere e, devo dire,
che aveva ragione da vendere a non averne.
Ma la sua compostezza gli permetteva di avere rapporti cordiali
con le istituzioni che, ai massimi vertici, erano sempre presenti alle presentazioni
delle sue mostre.
Vito era onesto, tutte e due le volte che mi presentai alle
elezioni amministrative mi disse che non poteva votarmi perché un suo parente
era presente in una delle altre liste. L’ho apprezzata molto questa sua
sincerità, con me è stato serio, franco e leale come era suo costume.
Vituccio era schietto, un pittore di successo che ha vissuto
la sua arte senza mai cedere alla tentazione di sentirsi migliore degli altri.
Lui era “uno di noi” e resta sempre “uno di noi”.
Non sono un esperto d’arte, ma a me i quadri di Mortella
piacciono. Quei colori caldi ma sempre vividi, quelle rughe di donne e uomini
che hanno il tempo scavato sulla faccia, che hanno speso la loro esistenza a infilare
la zappa nella terra e a fare figli, tanti figli, che in quella povertà erano
sempre dignitosi e tutti in cerca del futuro migliore che poi arrivò dopo la seconda
guerra mondiale.
Qualunque conversazione con Vito si trasformava in benessere
per chi vi prendeva parte, grazie alla sua ironia e ad i suoi sorrisi. Un sorriso
leggero, aperto che non lasciava margini di pessimismo e che indicava a tutti i
presenti ogni bella prospettiva.
E già perché Vituccio era un amico, un caro amico “per l’Arte”!
Antonio Bruno Ferro
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