Il Roxy Bar o il Circolo della Stampa?
Oggi la solita chattata (che poi sarebbe una chiacchierata
fatta con un susseguirsi di commenti su Facebbok) con l’amico più caro Gianni
Letizia che condivide con me la leggerezza di descrivere questi tempi di inizio
terzo millennio nel paese più bello del Mondo.
Lui la pensa come Brunello Cucinelli (il Re del Cashmere) classe
1953 che non nasconde che ha imparato tutto quello che sa stando al Bar.
Infatti Gianni immagina un luogo fisico e culturale che vorrebbe chiamare ROXY
BAR. Io che invece ieri sera a Zollino ho incontrato quel signore inglese di
Enzo Ferrara propendo per il Circolo. Voglio dire che Enzo ieri sera, ripercorrendo
con me gli anni che furono, ha ricordato le figure che furono gli emblemi del “Circolo
degli amici” di San Cesario di Lecce, li ha descritti come esempi da emulare.
Insomma si tratta di imitare chi la sera lasciava per qualche
ora la famiglia per immergersi nello scambio delle opinioni più svariate, senza
un preciso ordine del giorno e senza nemmeno sapere chi si sarebbe incontrato, perché
non ci si dava appuntamento per incontrarsi al Circolo.
Un essere umano che ha un anima deve avere la possibilità di
esprimersi dice Brunello Cucinelli (vedi qui: https://www.youtube.com/watch?v=r1X08rO9O7s
). E allora se questo è vero, e secondo me è vero, citando ancora Cucinelli possiamo
concordare su quello che, sempre secondo Cucinelli, è il vero problema: “il
vero problema è il mal dell’Anima” e sempre Cucinelli afferma che lui dà il
giusto valore al danaro perché “facevamo i contadini, non avevamo soldi e stavo
benissimo. Ho vissuto al Bar non avevamo soldi e stavo benissimo”.
Sempre oggi ho ascoltato nella rassegna stampa di Radio 3 un
commento su Renato Nicolini, l’inventore dell’effimero e di un nuovo modo di
vivere il paese in cui si abita e m’è parso davvero attinente con quello che
penso e che è oggetto delle discussioni con Gianni Letizia.
In genere la cultura viene vissuta come un bel trofeo da
mettere in mostra da parte della pubblica amministrazione, con tanto di nomi
roboanti e altisonanti che hanno il merito, come Cucinelli, di aver un vissuto
del loro paese che raccontano agli altri. Ecco questo va bene, va bene che il
Prof. Pinco Pallo ci venga a raccontare la sua storia, le sue riflessioni
derivate dall’aver vissuto nella sua comunità. Va bene che vengano anche gli
artisti migliori di livello internazionale che poi mietono riconoscimenti da
ogni dove. Va bene tutto. Ma va bene, a patto e condizione, che ci sia un
confronto con la cultura del territorio che questi personaggi stanno visitando,
voglio dire uno scambio di opinioni con le donne e gli uomini del paese più
bello del Mondo.
Purtroppo il più delle volte il confronto si riduce a una passerella
pubblica sotto i fari della ribalta ed a una passeggiata con il “Principe” di
turno che si bea di essere amico e si accompagna con artisti, scienziati e
scrittori. Insomma il “Prence” si sente come un novello Lorenzo de’ Medici,
si, si, quello di “chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza”.
“Il termine cultura deriva dal verbo latino colere,
"coltivare". Oggi si può dare una definizione generale di cultura,
intendendola come un sistema di saperi, opinioni, credenze, costumi e
comportamenti che caratterizzano un gruppo umano particolare; un'eredità
storica che nel suo insieme definisce i rapporti all'interno di quel gruppo
sociale e quelli con il mondo esterno.”
Ecco questa definizione http://www.treccani.it/vocabolario/cultura/
spiega quello che spero accada nel paese più bello del Mondo. Spero che un
manipolo deciso di donne e uomini di San Cesario di Lecce coltivi l’osservazione
dei rapporti all’interno della nostra Comunità, e di quelli che si intrecciano
con il mondo esterno alla nostra Comunità.
La crisi che stiamo vivendo a San Cesario di Lecce è appunto
culturale, perché non c’è un cenacolo in cui coltivare questi rapporti e
relazioni.
Il Circolo degli amici rappresentava questo luogo “culturale”,
più di ogni altro luogo del paese più bello del Mondo, perché laico,
emancipato, sprezzante del potere e aristocratico nell’essenza. L’aristocrazia
era derivata da figure diversissime tra di loro che però trovavano una sintesi
appunto “culturale” nella frequentazione.
Con Gianni stasera abbiamo scritto di questo. Non nascondo
che mi farebbe piacere se questa idea trovasse il modo di concretizzarsi. Non
nascondo che proverei piacere a frequentare un luogo simile. Mi piacerebbe che
questo manipolo deciso poi si confrontasse con le altre realtà per stimolare una
dialettica che possa favorire il benessere sociale, unico rimedio al “mal dell’anima" di cui parla Brunello Cucinelli da Castel Rigone, luogo in cui sono stato grazie
a un amico che mi invita ogni tanto.
Come dovrebbe essere questo luogo? Come il tavolo verde a
cui si avvicinano laureati e analfabeti, gran signori e malfattori. Un tavolo
in cui l’unica credenziale da presentare per potervici sedere non è il possesso
di danaro come succede in tutti i Casinò, ma l’appartenenza alla Comunità, la
curiosità verso gli altri diversi da se e la capacità di convivere con gli
opposti.
Io e Gianni Letizia siamo così e tu?
Antonio Bruno
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