Michele Saponaro ...e la sua terra d’origine
Michele Saponaro ...e la sua terra
d’origine
di Maurizio Nocera
Tra i migliori scrittori salentini
della prima metà del Novecento
Michele Saponaro (il secondo da sinistra) con la famiglia |
Michele Saponaro – afferma Antonio
Lucio Giannone, ordinario di Letteratura italiana contemporanea
presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del
Salento, dalle cui pubblicazioni trarrò molte delle notizie sullo
scrittore contenute in questo scritto – è stato uno degli
scrittori di maggior successo in Italia nella prima metà del
Novecento. I suoi libri sono stati pubblicati dagli editori più
importanti del secolo passato e continuamente ristampati, ottenendo
sempre un grande favore presso il pubblico dei lettori. La sua firma
compariva sui principali quotidiani e su riviste prestigiose. Per
oltre mezzo secolo insomma Saponaro è stato al centro della società
letteraria italiana. […] Direi che Saponaro merita di essere letto
ancora oggi perché aveva doti di autentico scrittore, al di là
dell’immagine di narratore “di consumo”, che proprio il
convegno [di San Cesario, marzo 2010] ha definitivamente rifiutato»
(v. G. Virgilio, “Lo scrittore ritrovato”, in «il Paese nuovo»,
1 aprile 2010, p. 6). Questo giudizio su Michele Saponaro, espresso
in occasione del Convegno di studi nel cinquantenario della morte
dello scrittore, tenuto a San Cesario di Lecce il 25-26 marzo 2010, è
del massimo esperto in Salento sulla vita e l’opera del
sancesariano. Effettivamente la produzione letteraria di Michele
Saponaro, che scrisse e pubblicò anche con lo pseudonimo di Libero
Ausonio, è stata vastissima, oserei dire impressionante: molti i
romanzi, le biografie romanzate, i reportage, i saggi, le opere
teatrali, gli articoli, e tra le tante anche delle liriche, raccolte
postume in un libro del 1963. Si calcola che abbia pubblicato 42
titoli, molti dei quali con la casa editrice Mondadori, ma pubblicò
anche con altri editori, tra cui Bideri di Napoli, Amalia Bontempelli
di Roma, Puccini di Ancona, Vitagliano e Ceschina di Milano,
sicuramente con altri ancora. Ecco perché, a guardare la sua
imponente produzione scrittoria, sembra di trovarsi davanti a un
autore che abbia svolto gran parte della vita scrivendo. L’amore
per la letteratura e la scrittura sicuramente gli venne dalla
continua frequentazione degli ambienti dei libri (biblioteche e
librerie) e dalle redazioni di prestigiosi giornali e riviste.
È
risaputo che lo scrittore fu inizialmente impiegato bibliotecario a
Catania e, successivamente, a Brera; fu redattore e giornalista di
testate come «La Tavola Rotonda» (1906-9), sulla quale pubblicò il
“Manifesto del Futurismo” (14 febbraio 1909), quando ancora
questo importante documento non era stato pubblicato dal quotidiano
parigino «Le Figaro»; fu direttore della «Rivista d’Italia»
(1918-20), giornalista di «Sera» (1924-8), «Corriere della Sera»,
«Stampa», «Giornale d’Italia», «Resto del Carlino», «La
Gazzetta del Popolo», «Nuova Antologia», «Rassegna
Contemporanea». Importante fu anche la sua partecipazione, come
collaboratore (1908-9), alla rivista «Poesia», dove conobbe e
frequentò Filippo Tommaso Maria Marinetti. Come si vede, si tratta
di una molteplice attività letteraria, che egli svolse per buona
parte dei suoi 74 anni di vita e che, indiscutibilmente, è un dato
che lo pone fra i più importanti scrittori della prima metà del
Novecento. Michele Saponaro era nato a San Cesario di Lecce il 2
gennaio 1885 e morì a Milano il 28 ottobre 1959. Si era laureato in
Giurisprudenza all’Università di Napoli nel 1906 ma, senza ombra
di dubbio, il suo primo e più grande amore fu scrivere e,
infinitamente, gli piacque stare nel mondo dei libri. Col suo vero
nome e, prima ancora, con lo pseudonimo di Libero Ausonio, firmò
alcuni libri di un indubbio successo editoriale, quali: “Novelle
del verde” (Napoli 1908) con prefazione di Luigi Capuana;
“Rosolacci” (Ancona 1912); “La vigilia” (Roma 1914); “Il
peccato” (Milano 1919); “Amore di terra lontana” (Milano 1920);
“La perla e i porci” (Milano 1920); “Le ninfe e i satiri”
(Milano 1920); “La casa senza sole” (Milano 1920); “Nostra
madre” (Milano 1920); “Fiorella” (Milano 1920); “L’idillio
del figliol prodigo” (Milano 1921); “L’altra sorella”
(Milano 1923); “Un uomo: l’adolescenza” (Milano 1924-25);
ripubblicato col titolo “Adolescenza” (Galatina 1983) a cura di
Michele Tondo; “Inquietudini” (Milano 1926); “Un uomo: la
giovinezza” (Milano 1926-27); “La bella risvegliata” (Milano
1928); “Io e mia moglie” (Milano 1928, 1929, 1930); “Paolo e
Francesca” (Milano 1930); “Avventure provinciali” (Milano
1931); “Zia Matilde” (Milano 1934); “La città felice”
(Milano 1934); “Bionda Maria” (Milano 1936); “Il cerchio
magico” (Milano 1939); “Prima del volo” (Milano 1940);
“L’ultima ninfa non è morta” (Milano 1948); “Racconti e
ricordi” (Torino 1957/8); “Il romanzo di Bettina” (Milano
1959).
Importante la sua produzione di
commedie e tragedie: “Mammina” (Milano 1912, premio naz.
Sonzogno); “Sogno” (1922); “Filippo” (Milano 1954);
“Andromaca” (Milano 1957); “Antigone” (Milano 1958).
Come importante fu anche la sua
produzione di biografie di grandi personaggi della storia: “Vita
amorosa di Ugo Foscolo” (Milano 1939); “Carducci” (Milano
1940); “Leopardi” (Milano 1941); “Mazzini” (Milano 1943-4,
due tomi); “Michelangelo” (Milano 1947); “Gesù” (Milano
1949); “I discepoli” (Milano 1952, 1954).
Sua è la firma della prima guida
Touring “Attraverso l’Italia. Puglia” (Torino 1937).
Dall’editore Ceschina di Milano, fu pubblicato postumo il suo
“Diario 1949-1959” (Milano 1962), che dà la dimensione vera
dello scrittore e delle sue sconfinate relazioni letterarie. Intensa
fu la sua corrispondenza con gli autori più noti in quel momento in
Italia, come Luigi Capuana, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo,
Giovanni Gentile, Arnaldo Momigliano, Eugenio Montale, Ada Negri,
Luigi Pirandello, Giovanni Verga e altri. I suoi numerosi carteggi li
sta studiando il prof. Antonio Lucio Giannone sulla base del
«prezioso Archivio dello scrittore, donato dai figli Giovanni e
Silvia attraverso la mediazione di Tondo, […all’Università del
Salento e conservato] presso la Biblioteca del Dipartimento di
Filologia, linguistica e letteratura».
Michele Saponaro non disdegnò la
politica e il fare politico, svolti sempre in un ambito democratico
repubblicano e socialdemocratico (ad una delle legislatura degli anni
’50, fu candidato per il partito di Giuseppe Saragat), attento ai
movimenti culturali e, quando fu il tempo dannato del fascismo, non
si appiattì sulle problematiche del regime. Anzi, fu uno dei
firmatari del Manifesto antifascista di Benedetto Croce. Certo fu
uno scrittore amato soprattutto dalla piccola e medio borghesia
illuminata prevalentemente del nord Italia, ma egli, da buon figlio
del Meridione, non si fece influenzare dai costumi e dai modi di
vita di quella classe, anche se non li escluse del tutto ma, al
contrario, fu invece lui a iniettare in essa molti dei sentimenti e
della condizione psicologica della gente del Sud. Per questo Saponaro
viene spesso indicato come l’autore di romanzi e novelle, al cui
interno i personaggi sono indagati dal punto di vista esistenziale
con un’attenzione quasi sempre autobiografica, che poi noi
sappiamo qual era la sua condizione di figlio del Sud. «Per il
gusto naturalistico, per la tematica fortemente ancorata alla terra
d’origine – scrive A. L. Giannone – i testi sono vicini ai
maestri del verismo, Verga e Deledda; per il linguaggio
letterariamente sostenuto paiono risentire dell’influenza di
Carducci e D’Annunzio. […] Ci sono vari aspetti dell’attività
[…] dello scrittore che meritano di essere riscoperti. Ce ne sono
almeno tre principali e altri secondari. Innanzitutto ovviamente c’è
l’aspetto del narratore. Saponaro è autore di numerosi romanzi e
racconti che rientrano quasi tutti […] nella categoria della
narrativa d’intrattenimento, [… tuttavia] anche questa produzione
di carattere più commerciale presenta notevoli motivi di interesse
perché permette di conoscere concezioni, valori, ideali che si sono
affermati nella società italiana, o in determinati gruppi sociali,
in un preciso momento storico. […] Ma soprattutto occorre
individuare il nucleo più genuino
e
valido della sua opera e verificarne la tenuta ai nostri giorni,
perché Saponaro ebbe anche indubbie qualità letterarie che si
rivelano, in modo particolare, in certi romanzi a sfondo
autobiografico, nei quali è costantemente presente il motivo della
terra d’origine». Sulla tesi della sua terra d’origine come
personaggio principale delle opere di Michele Saponaro, Giannone
ritornerà ancora rispondendo ad una domanda dell’intervistatrice
Serafino: «Il ricordo del Salento riecheggia sempre nella scrittura
di Saponaro sin dal suo primo romanzo “Vigilia”, del 1914. […]
A Saponaro si deve il merito di aver inserito, per la prima volta, il
Salento nella geografia letteraria del Novecento» (v. Pamela
Serafino, “Michele Saponaro, un raffinato narratore”, in
«EspressoSud», settembre 2010, p. 27). È una tesi questa
confermata recentemente anche dallo studioso Ginò Pisanò che dello
scrittore-poeta, rileggendo la sua ode “Su lo Jonio” (canto per
Gallipoli), scrive: «Correva l’anno 1906 quando un giovane poeta
salentino, ormai lontano dalla sua terra, la rievocava in versi
sospesi fra dolente nostalgia e vitalistica coscienza» (v. G.
Pisanò, “Gallipoli in un’ode barbara di Michele Saponaro”, in
«Anxa news» (settembre-ottobre 2010, p. 11). Pisanò coglie bene il
senso profondo dell’operare letterario di Michele Saponaro,
soprattutto per quanto riguarda la sua poesia. Ecco perché, qui, mi
piace chiudere proprio con un riferimento al suo libro “Poesie”
(Laterza, Bari 1963), introdotto dalla bellissima presentazione di
Mario Sansone e Michele Tondo, due suoi meritevoli amici, che
scrivono: «Questi versi […] ripropongono i temi di affetto, di
memoria, di disincanto che appaiono nella sua narrativa: un gusto
autobiografico che si scioglie lentamente dalle tentazioni del
moralismo e dell’ironia o di certa satira un po’ indispettita,
per salire ad un timbro idillico, originale nella dosatura del
sentire e del colore: un patire quieto ed accettato, ma con una sua
dignità e forza, un idillismo che, se mai, trova il suo limite nelle
pretese reattive e pungenti, non nell’invocato oblio della vita e
delle sue responsabilità» (p. 5). Un gusto autobiografico spesso
dolente e vibrante come si effonde dalla seguente lirica: «Terra
dammi le tue linfe,/ perché il mio corpo riviva/ nei tronchi, nelle
radici,/ nei rinascenti germogli/ della foresta profonda./ Ecco,
disteso nel solco,/ la fronte rivolta al cielo,/ sento il mio peso
carnale/ solversi nella natura./ Cielo, dammi le tue ali,/ perché il
mio cuore riviva/ nelle nuvole, nei venti,/ e nelle innumeri stelle/
del firmamento infinito.// (novembre 1946)» (p. 35).
Maurizio Nocera
POETI E SCRITTORI SALENTINI
Michele Saponaro
Michele Saponaro ...e la sua terra
d’origine
Tra i migliori scrittori salentini
della prima metà del Novecento
maggio/giugno 2011 Il filo di Aracne
9
di Maurizio Nocera
Alcune copertine della produzione
letteraria di Michele Saponaro
10 Il filo di Aracne maggio/giugno 2011
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