Il nonno Pietro mi insegno a costruire la Cumeta
Da bambino trascorrevo molto tempo in casa ai nonni. La casa
era la prima “curte” dopo l’imbocco della stretta di Via Vittorio Emanuele II numero 35,
subito dopo la Farmacia Pasca.
Sarà stato il 1963 o al massimo il 1964, di primavera il giorno in cui prese un pezzo di carta dal tiretto della “banca” e una si procurò una canna e un pezzetto di spago.
Sarà stato il 1963 o al massimo il 1964, di primavera il giorno in cui prese un pezzo di carta dal tiretto della “banca” e una si procurò una canna e un pezzetto di spago.
La canna servì per aprirla in due longitudinalmente e farne
una croce il cui lato maggiore era libero, mentre quello minore il nonno lo
arcuò e lo fece rimanere arcuato legando i due estremi della canna con lo
spago.
Poi tagliò il pezzo di carta da imballaggio a forma di rombo
e appoggiò li le canne. Per tenerle ferme facemmo della colla con acqua e
farina e con delle listarelle di foglio di carta tenemmo ferme le canne sul
rombo. Poi con un pezzo di spago legò un capo all’incrocio delle canne e l’altro
un po’ più giù. Poi fece la coda tagliando a fasce la carta e incollando un
pezzo all’altro con la colla di farina.
Aspettammo un pochino per fare asciugare e poi attaccammo lo
spago a quel cappio e si potè far volare la Cumeta.
Ciao Nonno Petruzzu, sei stato un grande insegnate di
giochi!
Oggi stai facendo volare le CUMETE, lassù, da qualche parte
oltre l’arcobaleno
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