La Grande Guerra per i cittadini di San Cesario di Lecce
E’ importante parlare oggi della Prima Guerra Mondiale, che
tutti sappiamo fu sconvolgente per tutta Europa ma anche per la nostra San
Cesario di Lecce. L’Europa in quegli
anni fu un immenso campo di battaglia che ancora oggi è bagnato dal sangue di
un intera generazione di giovani che avrebbero potuto invece avere la
prospettiva di innamorarsi e farsi una famiglia.
Furono 90 (novanta) i Caduti di San Cesario di Lecce, giovani
che persero la vita in quei campi di battaglia, lontanissimi da casa e portati
li, come mi raccontava mio nonno Pietro che quella guerra aveva fatto, con i
carri ferroviari di trasporto merci. Ma la nostra San Cesario oltre a tanti
giovani morti ha visto moltissimi feriti e mutilati. Non si può dimenticare che
anche tra i nostri compaesani congedati e tornati a casa dai fronti di battaglia del confine
austro-ungarico, Libia, Francia e Albania ce ne furono molti che morirono
successivamente, prematuramente a causa di quella sconvolgente guerra.
Ma questi uomini, questi ragazzi, questi nostri parenti,
perché non c’è famiglia che non abbia un parente caduto, hanno saputo
affrontare ferite e sofferenze per fedeltà alla Patria sino al punto di versare
il proprio sangue e perdere la vita nella giovinezza, fatto di per se innaturale,
che quindi scuote tutti. I giovani che sopravvissero alla guerra una volta
congedati hanno riferito ai nostri compaesani di numerose azioni, di combattimenti
ravvicinati col nemico, di uccisioni, della morte tra le proprie braccia di commilitoni
che hanno seppellito, del fatto che si sono dovuti caricare sulle spalle dei
feriti per metterli in salvo, di quando sono dovuti andare all’assalto, o di
quando hanno assistito a scene terribili e spaventose, raccapriccianti, di
morti singole e di massa.
E poi sempre nei racconti dei nostri compaesani ho sentito
parlare della guerra, dicevano che nell’infuriare della battaglia “i proiettili
sciamano come api”; i razzi illuminano il cielo “come fuochi d’artificio”; per
scavare i camminamenti “si lavora come tanti asini”; i soldati sono così
malridotti che “non sembrano neppure soldati ma contadini”; vanno all’assalto
avanti e indietro “come le onde del mare”; lo scoppio delle granate è
anticipato da un sibilo “come il fischio di un treno”; “i poveri soldati nostri
cadono come foglie secche al vento”.
Ogni frase è una immagine drammatica che restituisce a noi
quello che poteva essere per i nostri compaesani stare al fronte per difendere
la Patria.
E poi sempre dalle parole dei nostri soldati la trincea, i
camminamenti di notte, i cunicoli, il fango, la pioggia, le attese, le paure,
le sorprese, i reticolati, gli assalti, gli scontri a fuoco, i combattimenti
corpo a corpo, i gas asfissianti, i bombardamenti, la morte dei soldati, i
feriti, i mutilati, le scene raccapriccianti, gli scenari apocalittici. Le
debolezze umane, paura e lacrime; la fortuna avuta nell’evitare di essere
ucciso come tanti poveri compagni, proteggendosi sotto alcuni soldati morti, scontri
frontali, soldati mandati ad ondate contro le mitragliatrici nemiche fino alla
conquista della posizione, non badando minimamente alle perdite, che sono
centinaia e migliaia per ogni assalto.
Nelle trincee non c’erano solo acqua e fango; non solo
infestazione di pidocchi, ma anche di topi; e il diffondersi di epidemie, tifo,
colera, dissenteria. C’era non infrequente il fuoco amico. C’era la
distribuzione abbondante di alcool ai soldati prima dell’assalto alla
baionetta.
Questi fatti devono essere ricordati per riflettere sul
valore della Pace.
I 90 sancesariani caduti in guerra erano tutti nati tra il
1879 e 1899 avevano un’età compresa tra i 18 e i 36 anni anche se la maggior
parte erano tutti giovani di 20 anni o poco più. Questa è la Guerra per San
Cesario di Lecce, per le nostre famiglie. Il Censimento del 1901 rileva 5116
abitanti residenti di fatto a San Cesario di Lecce di cui la metà uomini e
quindi alla fine della guerra 4 uomini sancesariani ogni 100 non c’erano più.
Una tragedia per tutta la nostra Comunità. Oggi quando accade un incidente in
cui perdono la vita i nostri giovani tutta la Comunità ne rimane sconvolta. Non
riesco a immaginare lo strazio e il dolore delle famiglie di San Cesario
all’arrivo delle notizie della morte di un loro ragazzo.
E allora ricordiamoli questi nostri compaesani, non solo per
onorarli ma soprattutto per rinnovare quotidianamente la nostra aspirazione
alla pace e l'impegno costante per costruirla e consolidarla.
Antonio Bruno
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