QUINTA PARTE: INVITO ALL’ITALIA
L’Italia è il nostro mondo e sarà ciò che ne facciamo, non ne abbiamo altri. Ma quale Italia vogliamo? Le nostre azioni ci rivelano. Se tutti vogliamo vivere davvero in una società democratica, i nostri atti quotidiani la costruiranno e l’Italia sarà una società democratica. Se non lo facciamo, la difesa delle nostre ideologie, le nostre posizioni filosofiche o religiose ci accecheranno e ci prenderanno a tal punto che inevitabilmente le nostre divisioni saranno l’alibi che autorizza l’autoritarismo e la dittatura. Il mondo in cui viviamo è sempre e in ogni momento sotto la nostra responsabilità.
La convivenza sociale è fondata e costituisce accettazione, rispetto e fiducia reciproca, creando così un mondo comune. E in quella accettazione, rispetto e fiducia reciproca si costituisce la libertà sociale. E’ così perché la costituzione biologica umana è quella di un essere che vive cooperando e condividendo, in modo che la perdita di convivenza sociale porta con sé malattia e sofferenza.
La malattia in Italia è la paura di non poter coesistere socialmente.
È questa paura che ci conduce alla negazione dell'altro, all'intolleranza, alla sfiducia, alla mancanza di riflessione e accettazione dell'uso dell'autorità all’interno di un tempo di conversazione e di accordo come modi di convivenza.
La malattia ha come risultato l'autoritarismo che sorge in ognuno di noi con la perdita di fiducia nella nostra capacità di convivenza democratica, o obbedienza e sottomissione ad un disegno imposto ed estraneo all'azione della nostra riflessione.
Vogliamo partecipare al compito quotidiano di rendere l’Italia una società democratica e quindi recuperare la libertà sociale? Voglio dire, vogliamo partecipare al progetto comune di fare dell’Italia una società dove l’abuso e la povertà sono errori di convivenza che devono essere riconosciuti e corretti, consapevoli che possono essere riconosciuti e corretti senza perdere la libertà sociale?
Le azioni che costituiscono una società democratica non sono la lotta per potere o il perseguimento dell'egemonia ideologica, ma la cooperazione che crea continuamente una comunità dove i governanti accettano di essere criticati e infine cambiati quando i loro comportamenti si allontanano da progetto democratico con cui sono stati eletti. Questa è la nostra responsabilità come italiani e la storia sociale del Italia è fatta dagli italiani.
Questo è un invito a unirsi, prima di tutto, al progetto comune di fare dell’Italia una società in cui le diverse prospettive politiche sono solo visioni diverse in cooperazione per la creazione quotidiana di una società in grado di correggere gli abusi e la povertà. Un invito a questo scopo comune è ciò che guida la nostra convivenza.
Nei prossimi mesi verranno avviati eventi decisivi per il futuro della nazione, che rappresenta un'opportunità per gli italiani
Esercitiamo rispetto reciproco, fiducia, conversazione e cooperazione nella causa democratica comune, al di là delle opzioni ideologiche o politiche di ciascuno. L'importante non è nelle posizioni ideologiche ma nella nostra decisione di creare da ora un Italia democratica.
In breve, vi invitiamo a dichiarare pubblicamente che il nostro scopo politico la perpetuità, come italiani, è di collaborare da tutti i punti di vista ideologici nel compito quotidiano di rendere l’Italia una comunità umana democratica.
Ti invitiamo a impegnarti che nessuno di noi proverà appropriata verità politica nell'instaurazione di una dittatura ideologica, economica o religiosa.
Compatrioti, questo è il momento in cui dobbiamo agire. Non dobbiamo avere paura; se lo vogliamo, ora possiamo incorporare la saggezza nella vita nazionale e recuperare la dignità di italiani.
Liberamente adattato da QUINTA PARTE: INVITO AL CILE tratto da Emozioni e linguaggio in educazione e politica di Humberto R. Maturana, Ximena Dávila, L. Cortes
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