Perché fai l’Assessore? LO FACCIO PER IL PRESTIGIO

Perché fai l’Assessore? LO FACCIO PER IL PRESTIGIO


Eppure sgomitano e si fanno la guerra per amministrare il Comune. Già! Perché tutti quelli che si candidano si sentono in competizione con gli altri candidati, anche quelli della lista per la quale chiedono il voto, perché desiderano ardentemente battere tutti gli altri per un posto in Consiglio Comunale. Non vi dico quello che fanno i candidati alla carica di Sindaco. Moltiplicate per 100 quello che fanno i candidati consiglieri comunali ed avrete una minima idea dello sforzo a cui si sottopongono.

C’era quella volta lì che andammo a trovare in Basilicata, un nostro collega di Università  che era stato eletto Assessore ai Lavori Pubblici del suo Comune.

Quando arrivammo in piazza, c’erano alcune persone a cui chiedemmo se conoscessero il nostro collega. Ebbene tutti dissero di conoscerlo, e aggiunsero che lo consideravano un arrivista, uno disposto a tutto pur di ottenere la poltrona. Insomma il resto lo potete immaginare anche se la realtà supera di gran lunga ogni vostra sia pur fervida immaginazione.

Finalmente arrivò il nostro amico e dopo gli abbracci, alla luce della chiacchierata che avevamo fatto con i suoi concittadini, gli chiedemmo quali fossero state le ragioni che l’avevano indotto a candidarsi e a poi accettare di fare l’Assessore Comunale. Ebbene lui candidamente ci disse che l’aveva fatto PER IL PRESTIGIO.

In definitiva la PERCEZIONE del nostro amico assessore lo faceva sentire PRESTIGIOSO, SENZA TENER CONTO CHE IL PRESTIGIO I SUOI CONCITTADINI, NON GLIELO RICONOSCEVANO.

La sorte del nostro amico è la stessa di ogni concittadino che si avvicina agli incarichi comunali. E allora davvero sorge la domanda del perché succede che la stessa identica realtà dia emozioni E PERCEZIONI così diverse a cittadini diversi?

Dobbiamo riflettere insieme su quanto siano ingannevoli i sistemi sensoriali in generale, e anche quelli degli esseri viventi.

Possiamo fare insieme l'esprienza che feci io. Proiettiamo una croce nera o qualcosa del genere su uno schermo bianco e lasciamo il resto della stanza nell'oscurità. Quando spegniamo il proiettore e smettiamo di fare la proiezione, sullo schermo vedremo una croce verde o rossa, non ricordo bene il colore. Provate e verificherete che è possibile vderla sullo schermo su cui sappiamo benissimo non ci sia alcuna immagine perché il proiettore è spento! E non solo, ma la croce quando ho fatto io l'esperienza si vedeva anche sulle pareti della stanza! Il tutto è durato pochi secondi, ma sono quei secondi quasi di rivelazione in cui il mio pensiero è balzato alla convinzione di vedere un fenomeno spettrale.

Ma lasciatemi chiarire, non stavamo vedendo fantasmi! Senza dubbio c'era una buona ragione perché tutti i presenti in quel momento vedevano la stessa cosa e potevano raggiungere un consenso sul fatto che quella che vedevamo fosse una “illusione ottica”. Sembra che la differenza tra "illusione ottica" e "esperienza spettrale" sia che la prima può essere ripetuta e gli individui che le vivono raggiungono il consenso sul fatto che il nostro senso della vista è stato "ingannato" da alcuni stimoli.

E quale miglior esempio di stimoli esterni inesistenti sono i sogni. I sogni sono così vividi e così reali che a volte è difficile svegliarsi per tornare alla "realtà".

Niente di strano, dal momento che il nostro corpo, principalmente il sistema nervoso (SN) cambia stato durante un sogno. Penso che tutti abbiamo sperimentato contrazioni muscolari, battito cardiaco accelerato durante il sonno. Quei processi sono cambiamenti nello stato delle interazioni tra tutte le componenti del nostro corpo che determinano stati del SN che interpretiamo come esperienze. A volte molto pazze, altre volte logiche, ma tutte estremamente creative!

La lezione per me fu molto più profonda, cambiò totalmente la mia esperienza di percezione della realtà attraverso i miei sensi. Il sistema nervoso (con i sensi compresi) ha i suoi stati interni che possono farci sentire, vedere, toccare, percepire sapori e aromi senza che questi stimoli siano necessariamente presenti o provenienti dal mondo esterno. Oppure, come ben sa chi esercita i sensi, uno stimolo sensoriale, come un aroma, può modificare il modo in cui la persona percepisce altri stimoli, come il gusto. E che dire dei cambiamenti negli stati dell'organismo nel suo insieme: l'amore o la paura, senza dubbio, possono modificare la nostra intera percezione del resto degli stimoli nell'ambiente.

Ma le percezioni nel regno degli stati del sistema nervoso e dei suoi associati possono essere proiettate fino ai nostri giorni. Mi chiedo: la nostra percezione della realtà può essere manipolata dall'amore? Penso proprio di si, anzi riflettendo sulla mia esperienza, le persone sotto l'influenza di Cupido percepiscono molte cose in modo diverso, diventando vulnerabili se l'altra, o l'altro, che induce lo stato d'amore, vuole farci del male, non lo percepiamo con la stessa sensibilità che avremmo in assenza dello stato d’amore.

E se siamo in uno stato di paura, odio, rabbia o depressione, è la stessa cosa. Questi stati possono portarci a percepire i fenomeni o le azioni degli altri in modo molto diverso a seconda del nostro stato "emotivo". E quindi se ho un vissuto che si svolge in quel mio particolate stato emotivo il coinvolgimento non è del solo sistema nervoso, ma di tutte le cellule del nostro corpo.

Questo è il modo in cui possiamo essere indotti in determinati stati dal nostro ambiente. Il nostro sistema sensoriale e linguistico integrato nel SN non distingue se gli stimoli sono elettroni che producono luci e ombre o colori su uno schermo, o se sono gesti o parole di una persona fisicamente accanto a noi.

I "fantasmi" non esistevano, ma questa lezione è rimasta scolpita nel mio corpo, determinando come interpreto il mio passaggio attraverso il percorso autopoietico. Anche se a volte non ho una percezione consapevole.

Ma torniamo al mio amico Assessore.

Per ovviare a questa differenza tra quello che pensa la gente del mio amico e quello che il mio amico pensa di se stesso, bisogna abbandonare ogni competizione perchè questa ci fa vedere le cose dallo stato d'animo che provoca, ovvero di allarme, e paura che serve a far scattare tutti i meccanismi di difesa contro il nemico nostro concorrente candidato alla stessa poltrona che vogliamo noi. 

Voglio dire che si possono fare anche le elezioni con più liste, ma con spirito collaborativo, lasciando tranquilli i concittadini candidati che devono pensare che gli alri di votate per chi meglio credono e poi, una volta che quelli che tra i candidati siano stati prescelti, tutti gli altri si mettano a disposizione con serenità e con piacere per collaborare tutti insieme al fine di ottenere che il Comune sia più bello e accogliente.

Ed è come se vi vedessi. State pensando che sarebbe bello ma che è irrealizzabile. Lo fate perché avete in testa L’ASSIOMA che la competizione sia NATURALE, che la competizione sia inevitabile perché gli esseri umani si fanno la guerra per raggiungere i loro obiettivi.

Invece la convivenza democratica così necessaria nell'interazione tra i membri della nostra Comunità può ben essere pensata sui pilastri: rispetto reciproco, etica, equità, collaborazione e riflessione.

Una comunità concepita con quei pilastri e auspicabilmente fondata su quei pilastri (e nel rispetto dell'ambiente) sarebbe il miglior viatico per il benessere di tutti, anche dei concittadini che hanno responsabilità nell’Amministrazione Comunale.

Antonio Bruno

 

 

 

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