I cantori della Giurdana con lo sguardo a Sud Est
Natale, le decorazioni, il rosso, gli alberi pieni di
palline colorate, le ghirlande scintillanti e i led per le strade. E poi le
canzoni americane, come quelle che cantava il ragazzino terribile di “Mamma ho
perso l’aereo” mentre aveva la faccia piena di schiuma e faceva finta di
radersi.
Ecco, nulla di tutto questo stasera a San Cesario di Lecce, perché
i Cantori della Giurdana hanno fatto una ricerca che gli ha fatto incontrare il
repertorio delle canzoni di Natale del Sud Italia ed Isole. La band del paese
più bello del Mondo ha cercato quei canti e quelle parole che sono impregnate,
imbibite di religiosità popolare, di tradizioni, profumi e passioni che non ne
vogliono sapere di lasciare il passo all’avanzata del Natale del consumismo e
degli acquisti.
Visti questi tempi è gente d’altri tempi. Ma I Cantori della
Giurdana sono gente orgogliosamente impegnata a rivendicare le peculiarità di
questo territorio che affonda le sue radici nel mare della Magna Grecia, quel
mare che favoriva ogni genere di scambi verso Sud – Est, il vicino Oriente che
ci spedisce sino alla scaturigine, sino agli antichi padri.
Prendono l’anima quelle canzoni che si perdono nella notte
dei tempi e di cui si sono persi persino i nomi degli autori di musica e testi.
Autori perduti di culture scomparse che rivivono nella voce graffiante di Antonella Dell’Anna e in quella dal suono antico di Antonio Rollo detto Turi, negli
strumenti, nelle loro sensibilità che si risvegliano e che rinascono in un
RITORNO AL FUTURO che li porta sino a noi.
Mi è piaciuta particolarmente l’interpretazione della canzone
calabrese “Natali”. C’era in quella canzone qualcosa di magico che ha
risvegliato anche dentro di me un senso, un’emozione che, sino a stasera, non avevo
la consapevolezza di avere.
Un annotazione di costume circa le presenze della serata. Intorno
ai Cantori della Giurdana c’erano praticamente tutti, guelfi e ghibellini con lo
sguardo rivolto al palco e quindi a sud – est verso il Vicino Oriente. Forse
guardando li si può davvero ritrovare il senso di essere Comunità, le ragioni
dello stare assieme, l’identità comune. Forse guardando li si può essere
visionari ed evitare le allucinazioni che ci propongono i giorni nostri.
Antonio Bruno
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