La scelta di Almirante e Berlinguer
Rifletto su un fatto: quando succede qualcosa a persone con
le quali non abbiamo nessun tipo di rapporto non proviamo nessuna emozione.
Pensate a quando i giornalisti ci raccontano delle persone
che in Africa fanno collette nei villaggi per far partire uno di loro verso l’Italia.
Sappiamo che questa donna o uomo, insieme a tanti altri uomini e donne attraversa
l’Africa per giungere in Libia dove viene schiavizzato in attesa di ottenere
che gli stessi parenti paghino un riscatto grazie al quale gli verrà concesso
di salire su un barcone che verrà lasciato al suo destino a largo della Libia.
E se nessuno salverà quelle persone sul barcone con molta probabilità finiranno
tutti annegati.
Bene tutti sappiamo di questi fatti, e siccome non
conosciamo queste persone, quando ci dicono che devono rimanere in Africa e che
la dobbiamo smettere di salvarli in mare, siamo tutti d’accordo e non interveniamo
in alcun modo su chi queste cose le dice pubblicamente. Anzi ringraziamo queste
persone perché ci privano del fastidio di vedere questi estranei che si
aggirano nelle nostre città e nei nostri paesi.
Ma tutto questo sarebbe la stessa cosa se riguardasse una
donna o un uomo nostro conoscente, insomma un nostro compaesano?
In guerra gli ufficiali hanno l'ordine di impedire ai soldati
di avere qualsiasi tipo di rapporto con i soldati nemici. Se cominciassero a
parlare con i nemici, non sarebbero capaci, poi, di uccidere quelle persone con
cui hanno avuto delle relazioni.
I partiti politici fanno lo stesso. Perché si parla tanto di
cerchio magico? Perché il manipolo di donne e uomini che hanno lottato e
ottenuto il potere non ha rapporti con gli altri manipoli di donne e uomini che
si stanno organizzando per rovesciarli?
È la stessa cosa. Chi ha intenzione di ottenere dei benefici
ed è convinto che, per averli, deve esclude le altre persone, non ha nessun
tipo di rapporto con queste ultime.
Ecco perché le riunioni, gli incontri di chi ha intenzione
di conquistare il potere o di quelli che vogliono conservarlo, si tengono in luoghi
CLANDESTINI, dove l’accesso è interdetto, difficoltoso o almeno imbarazzante,
per quelli che non fanno parte della cerchia degli “amici” e “degli amici degli
amici”.
Che poi è la logica della mafia.
La competizione può avvenire solo tra persone che non si
conoscono veramente, che hanno rapporti formali, che reciprocamente non provano
alcuna emozione. È impossibile entrare in competizione con chi ha un rapporto
di amicizia con noi.
Quando mi invitano a far parte di un gruppo, la prima cosa
che mi chiedo è se le altre persone possono aderire a quel gruppo così come potrei
fare io, senza ostacoli nel caso desiderassero farlo.
Insomma mi chiedo se il gruppo è aperto a chiunque avesse
voglia di farne parte.
Ma non basta. Mi chiedo anche se una volta che io sia un componente
di quel gruppo, abbia la possibilità di avere rapporti liberi e cordiali con
altri gruppi e con altri individui. Insomma mi chiedo e rifletto sulla
circostanza se mi trovo di fronte a un sistema aperto, che entra in
accoppiamento strutturale con tutto l’Universo Mondo, oppure se, invece, quel
sistema è consciamente o inconsciamente chiuso a tutto il resto degli esseri
viventi.
Torno sempre su questa distinzione tanto accanitamente
ricercata tra esseri umani che si autodefiniscono di “destra” ed esseri umani
che si autodefiniscono di “sinistra”.
L’ultimo libro a firma di Antonio Padellaro “Il gesto di
Almirante e Berlinguer” (ed. PaperFirst, euro 6,50) descrive ciò che è accaduto
a due uomini che hanno agito, per la maggior parte della loro vita, escludendo
reciprocamente se stessi e i loro seguaci da contatti di qualunque tipo.
Non ve la porto alla lunga, si vedevano e parlavano IN
SEGRETO per scambiarsi le informazioni perché c’era il terrorismo che rischiava
di mandare tutto all’aria.
Ma dopo essersi parlati nulla fu come prima.
Era il 13 giugno 1984 quando il Segretario del MSI Giorgio
Almirante andò a rendere omaggio a Enrico Berlinguer, scomparso a Padova l'11
giugno.
LA PREOCCUPAZIONE DI ESSERE LINCIATI dell’autista di Giorgio
Almirante quando gli disse di accompagnarlo a via delle Botteghe Oscure, dove c’era
la salma di Enrico Berlinguer si rivelò priva di qualunque fondamento seppure
avesse tutte le caratteristiche di essere, invece, fondata.
Giorgio Almirante neo fascista arrivò alla sede del Partito
Comunista e fu accolto con rispetto da tutti i comunisti presenti. Perché quegli
uomini avevano avuto la possibilità di conoscersi, di parlarsi e la cerchia che
frequentavano ne era a conoscenza.
Entrare in contatto con tutti, avere relazioni con tutti; non
ho altro da fare per collaborare, per non correre il pericolo della
competizione che esclude anche sino alle estreme conseguenze.
Così per ognuno c’è solo da decidere cosa vogliamo
conservare.
Vogliamo conservare la voglia di conoscere e avere relazioni
con chiunque? Oppure vogliamo conservare la chiusura verso gli altri, l’impedimento
di avere relazioni con gli sconosciuti?
Questa scelta deriva da due culture presenti
contemporaneamente nella nostra esperienza quotidiana: quella umana della
collaborazione; e quella “non umana” della competizione. In funzione della scelta di conservare una delle due tutto il resto cambia.
E allora compreso che, dal punto di vista culturale, le
persone ed i gruppi di destra, sinistra, centro, alto o basso fanno parte TUTTI
INDISTINTAMENTE DELLA CULTURA CHE ESCLUDE, CHE NON È UMANA, possiamo senz'altro
riflettere se conservare questa cultura dell’esclusione oppure no.
Il nostro futuro dipende solo ed esclusivamente da questo.
Antonio Bruno Ferro
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