L'orologio di Piazza XX settembre a San Cesario di Lecce

La pubblica amministrazione di San Cesario di Lecce ha ripristinato il funzionamento dell'Orologio del ex Municipio di Piazza XX settembre realizzato nel 1820.
In onore di questo bellissimo simbolo ripubblico uno dei Racconti di Michele Saponaro che mette tra i primi ricordi della sua vita proprio l'orologio del nostro paese. Buona lettura!

Qual è il primo ricordo[i] della nostra vita? Nessuno saprà dirlo mai. Ricordiamo molte apparizioni che furono tra le prime, e ci riappaiono senza contorni ben definiti tutte le volte che col pensiero torniamo agli anni dell'infanzia; ma quale fu propriamente la prima delle prime è impossibile determinare. Già non sappiamo se fu oggetto o affetto o idea, né per quali vie dei cinque semi o dei molti sentimenti entrò nella nostra vita. Un volto, una voce, un canto, un pianto, un sorriso, una minaccia? Un odore, un colore, una forma? Un dolore, una gioia, un ribrezzo[2], una paura? La carezza di una dolce mano, l'odore di un fiore di un frutto del pane del latte della terra bagnata, la corsa della luna tra le nuvole, il delirio di una febbre perniciosa[3], un desiderio di rivolta e di vendetta? Un sogno? Se mi fermo alle cose concrete, lasciando da parte la confusa e inafferrabile mescolanza delle astrazioni, io trovo all'inizio della strada percorsa[4] un orologio, l'orologio del mio paese. Dalle finestre della casa, abitata a quel tempo dalla mia famiglia, non si vedeva, ma se ne sentiva[5] la presenza al battito delle ore, specialmente la notte. Io lo scopersi un giorno[6] dalla finestrella di uno sgabuzzino[7], ripostiglio a tutte le vecchie cose le quali quotidianamente si accumulano in una casa abitata da molti ragazzi, e serviva pure da nascondiglio ai ragazzi pe' loro giochi o piccoli segreti. Montavo sopra una sedia, poggiavo il mento sul davanzale della finestretta, e guardavo l'orologio. Grande, bianco. Un fantasma in forma di disco[8]. Tutt'in giro strani segni[9], che cominciavano da una semplice asta, poi si raddoppiavano, si moltiplicavano, si complicavano in segni geometrici e cabalistici[m]. Due lance[n], una più corta e tozza, l'altra più lunga sottile e ardita, veramente la lancia di un cavaliere paladino, infisse al centro del disco, si spostavano lungo la periferia tra quei segni strani. La minore, arnese da fabbro, spostatasi con molta lentezza, svogliata, riluttante a seguire lo slancio dell'altra, l'arma bellissima del guerriero, che a scatti e salti velocemente inseguiva quei segni, e a uno a uno li superava, una volta, più volte, come puledro che salti[12], senza mai inciampare, tutti gli ostacoli di un ippodromo. Incantevole vista, meraviglioso spettacolo. Poi, ad ora ad ora, con eguali pause determinate, levavano il muso aguzzo i due martelli su campane diseguali, poste nella torretta[i3] a sommo del bellissimo scenario, e rintoccavano i loro colpi, pochi o molti. I pochi[14], non mai più dí tre, erano squillanti, e il bambino avrebbe voluto non finissero mai. I molti, gravi gravi, potevano essere dieci, undici, dodici, e parevano una processione salmodiante[15] come quelle che passavan talvolta, sotto la finestretta, nella via del borgo. Dopo il mento[1.6], poggiavo sul davanzale, spiccavo un piccolo salto, e mia madre viveva tutto il giorno col batticuore che lo spicco non finisse in un capitombolo sul lastrico della via sottoposta. Passava ella e ripassava alle mie spalle[1.7], dietro le sue faccende, e ogni volta io la fermavo perché mi dicesse l'ora che le due lancette, in quell'istante, segnavano sul gran disco contornato di arcani segni[s8].
Non ricordo quale fu il primo giorno che io montai sopra la sedia a guardar l'orologio. Il sole dell'intelligenza non era ancora nato. Appena ho potuto arrampicarmi su una sedia sarà stato su quella. Ricordò però benissimo che, a un altro incerto giorno, dopo i due anni e prima dei tre, io sapevo tutte le ore e tutti i minuti dell'orologio, perché li vedevo su quel quadrante al pari di persone vive: ed essi, ore e minuti, parlavano a me con voce che veniva dallo spazio e dal tempo come se parlasse il cielo[19]. Allora mio padre mi conduceva al Circolo, e mettendomi due bastoni nelle mani, ad ogni domanda dei suoi amici mi faceva disegnare sul pavimento le più imbarazzanti combinazioni del tempo: le dodici e tre quarti, le sei e mezzo, le undici e venticinque minuti. Ma quello era solo un esame vittorioso che m'inorgogliva, procacciandomi altresì molte chicche, non m'incantava[2o]. La felicità dell'aurora io la vissi veramente, sino a quattr'anni, a cinque, a sei, finché non suonò l'ora della scuola, attaccato al davanzale di quella finestra, fantasticando su quel bianco disco, contornato di segni misteriosi, le più straordinarie avventure di cavalieri, di giganti, di maghi, di fate e di streghe che mai fantasia romanzesca potè immaginare. E alle mie spalle passava e ripassava, per le sue faccende, la madre[21]. E voltandomi io vedevo il volto della madre giovane. Quel volto[22] che non è stato più cancellato dalla stanchezza, dalla malattia, e dal dolore che poi si sovrapposero.
Un altro ricordo[23] non viene al pensiero per la via degli occhi. E mentre il primo, quello dell'orologio, dopo qualche anno, quando ebbi tra mani libri e quaderni, divenne già passato, quest'altro rimase per molto tempo presente. Eravamo in tanti figli di un padre maestro elementare[24] che la sera, per tutta cena, bisognava dividere un uovo in tre. E il problema pareva insolubile, se non si voleva cadere nell'ingiustizia[25] di assegnare ad uno dei tre una maggiore porzione di tuorlo a danno degli altri: che sarebbe stata, trattandosi di un uovo solo, ingiustizia grave e senza possibilità di compenso. Intanto si cominciò col fare sodo[26] quell'unico uovo, essendo qualunque spartizione di un uovo allo stato naturale cosa impossibile, e fonte di infinite discussioni e scontenti nel tegame. Ma cotto e assodato il problema non era ancora risolto: come si fa a dividere in tre parti un uovo sodo, del quale il Esorto è invisibile, senza cadere nell'ingiustizia irrimediabile? Mio padre ebbe allora una geniale idea geometrica[27]. Divise prima l'uovo in due parti approssimativamente eguali, e ognuna delle due parti divise poi con meticolosa attenzione in tre parti, approssimativamente eguali anch'esse. Compiuta l'operazione, i risultati riuscirono molto pratici, in modo sorprendente. Le parti divennero sei, e in alcuna parte poteva essere ancora più o meno tuorlo che nelle altre, avvertibile almeno alla bilancina del farmacista. Ma la correzione non fu difficile, perché avendo ognuno dei tre contendenti diritto a due di quelle particole[28], mediante un'opportuna distribuzione di priorità[29] nella prima e nella seconda scelta, si poteva giungere, con approssimazione, questa volta quasi perfetta, alla desiderata equità[3o]. Il sistema, adottato con soddisfazione di tutti[31], durò sempre, perché i figli crebbero, di età e di numero, e le uova stentarono di crescere in misura proporzionale. Né, trattandosi di tali porzioni, la monotonia dell'uovo sempre sodo, poteva condurre alla voglia di cambiarlo in frittata[32].
Ora io so che molta gente nel mondo guadagna assai più dí me, pure esercitando la stessa mia professione, o mestiere, dello scrivere. Ma se mi volgo indietro[33], a guardare quel punto di partenza dell'uovo diviso in tre, vedo che la mia strada l'ho fatta anch'io.
Laboratorio
Per comprendere i. Oggettivamente le parti dell'orologio della piazza; segui nella descrizione Descrivi l'ordine dal basso verso l'alto 2. Spiega per quale motivo, a tuo parere, il padre, al Circolo, dà al figlio due bastoni in mano: cosa deve fare il bambino con i due legni? 3. Riassumi brevemente l'episodio dell'uovo sodo.
Per analizzare i. "Il sole dell'intelligenza non era ancora nato", individua la figura retorica presente e spiega il significato della frase 2. Per quale motivo, secondo te. lo scrittore dichiara che il secondo ricordo, legato all'uovo sodo rimane presente nella sua memoria molto di più dell'orologio? 3. L'idea della divisione dell'uovo sodo è definita geometrica: quale proprietà della geometria è applicata dí fatto dal padre nell'intera operazione effettuata?
Per approfondire i. Se non l'hai ancora fatto, questa è l'occasione per imparare la grafia della numerazione romana. Quando nella lingua italiana vengono usati i numeri romani? Consulta sull'argomento il testo di grammatica italiana. 2. Paiono ricerca, anche con l'aiuto del docente di tecnica, sugli strumenti adoperati dall'uomo per misurare il tempo prima dell'invenzione degli attuali orologi 3. Raccogli informazioni sulla figura storico-letteraria dei paladini, quindi occhi una breve relazione in merito; con quale significato il termine paladino viene usato oggi?
Per produrre Il paese e la famiglia sono le dimensioni a cui Michele Saponaro lega í suoi primi ricordi: quale immagine, angolo, via, piazza del tuo paese porteresti nel cuore se tu dovessi abbandonarlo? Prova ad immaginarti: sei lontano, sei vecchio, sei diventato importante, ma se chiudi gli occhi ecco l'immagine di....



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