Tante feste



C’è una continua perturbazione, quella delle persone tra di loro, quella tra le persone e l’ambiente e nello stesso tempo quella dell’ambiente con le persone. Accade in continuazione senza un attimo di pausa ed è per questo motivo che non concordo con il testo che segue.
Quando Mino Mincarone, autore del post che segue, afferma che “un tempo la festa era… “ lo fa oggi, con quello che percepisce oggi e che nulla ha a che fare con ciò che è stato. In definitiva ciò che è stato è accaduto allora e mentre accadeva. Anche il solo parlarne un attimo dopo non corrisponde minimamente a quanto accaduto.
Voglio dire che la festa è quello che è adesso e non lo è più un attimo dopo di adesso, quando la racconti, così come ho fatto io.
La mia festa non è la tua festa.
Esistono tante feste quanti siamo noi che vi abbiamo partecipato, una diversa dall’altra, unica irripetibile.
Buona lettura
Antonio Bruno Ferro

E FESTA SIA!
Un tempo la Festa era condivisione!
Ci si ritrovava tutti nella stessa piazza, per condividere sorrisi, storie, incontri.
Un tempo la Festa era attesa!
La si aspettava tutto l’anno, tra preparativi, ricordi, aspettative.
Un tempo la Festa era gioia!
C’era la banda che attraversava le vie del paese per distribuire inaspettata musica gioiosa. I fuochi avevano l’onore di aprire e chiudere la Festa. Le luminarie abbagliavano e riscaldavano scenari urbani di abitudine, trasformandoli in salotti lussuosi e sfarzosi.
Un tempo la Festa era potente!
Irrompeva in un mondo fatto di semplicità e povertà per portare divertimento gratuito nel segno di un senso di appartenenza comunitaria.
Un tempo la Festa era un abbraccio, un abbraccio grande, forte, che stringeva un intero popolo, nessuno escluso, attorno al proprio Patrono, alla propria Madonna.
E oggi? Cosa resta di questa Festa?
Fatica ad essere condivisione, perché c’è quasi imbarazzo a scegliere tra sagre, concerti, spettacoli, mentre il tempo, sempre più tiranno, svanisce tra impegni, appuntamenti e distrazioni.
La festa si svuota di gioia, perché la banda è cosa vecchia, gli spari inquinano e uccidono la fauna domestica; mentre le luminarie devono instancabilmente trovare appigli a balconi generosi e palazzi altruisti.
La festa non è più potente, quasi non ci si accorge che comincia e che finisce, ebbri come siamo di divertimento e storditi come siamo dal confort e dall’individualismo.
Si è lasciato che le luminarie raggiungessero altezze vertiginose dimenticandosi di essere semplicemente coronamento alla bellezza del Santo. Si è tradita la tradizione, già, quella della musica per banda, che è storia, cultura, arte. Apprezzata da un Mascagni, ma anche da autorevoli personaggi che portano il nome di Rota e Muti; la banda che andrebbe difesa non per gusto ma per coscienza! E invece, largo a discutibili compagini, inappropriati commistioni musicali, esibizioni di pessimo gusto. Feste fatte per la vanagloria di qualcuno, feste fatte per il risparmio o, peggio ancora, per catturare denaro per altre finalità.
E mentre si è insofferenti al suono delle campane e alle strade interdette per tre giorni al traffico automobilistico, si assiste ad una corsa affannosa che vuole caricare la festa di mille significati che non ha, di milioni di responsabilità che neanche le appartengono.
E sia chiaro! Qui non si tratta di nostalgia. Si tratta piuttosto di possedere ancora la sensibilità di percepire certe vibrazioni che toccano la semplicità delle cose e arrivano dritte al cuore dei nostri sentimenti.

Forse qualcuno vedrà in questa rappresentazione una fredda messa in scena, piuttosto ben eseguita, frutto di un capriccio di chi l’ha realizzata. Ma non è così! Perché? Perché:
Il palloncino è la gioia!
La banda, schierata con eleganza, è il rispetto!
Le luminarie sono l’arte, la creatività, la capacità dell’uomo di costruire bellezza!
La loggia affollata è il riconoscersi fratelli, amici, bisognosi l’uno dell’altro!
La statua del Santo indica il patto, il contratto silenzioso ed eterno tra l’uomo e il Cielo; perché il Cielo si fa carne, mentre l’uomo anela alla vita eterna.
E FESTA SIA!

(Testo di Mino Mincarone composto in occasione dell'inaugurazione del "diorama patronale", in mostra sino a lunedì 22 luglio nella chiesa dell'Immacolata a Noicàttaro, nell'ambito dei festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine, patrona della città)
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