Per Natale a casa mia siamo una folla immensa

 

Per Natale a casa mia siamo una folla immensa



Scorribande nell’Oceano mare di Internet, tra sunetti e ricordi, tra pittule e purceddruzzi, tra presepi e Re Magi. Ma oggi 15 dicembre 2022 cos’è per me il Natale?

Già!

La trepidazione dell’attesa di questi dieci giorni che ci separano da quello fatidico del 25, una ragione deve pur averla: mi dico così mentre raccolgo i ricordi e li metto ad asciugare all’istante di adesso.

Sono sessantacinque anni di ricordi, mica è uno scherzo!

E dei primi anni che resta? Delle persone che vedo intorno a me nei primi dieci anni, siamo rimasti solo noi: i bambini d’allora.

Noi cugini e cugine che riempivamo di sorrisi la stanza dell’ingresso dove si giocava a tombola, nella casa della nonna in quella natìa Lequile piena di parenti.

E non ci siamo nemmeno tutti. Qualcuno dei cugini non c’è più. Ma quel Mondo, anche ad occhi aperti, c’è adesso, mentre lo scrivo mi passa davanti con i suoni, le luci, gli odori ed i sapori.

La voce della nonna, un po’ stridula e autorevole che ci dice di non fare chiasso. L’acquiescenza della mamma e delle zie nei riguardi di quella loro mamma che le aveva cresciute in alterne circostanze molto fortunate e meno fortunate che avevano caratterizzato la vita della famiglia di mia madre. Lei, la nonna Maria era la regina incontrastata. Lei la nonna dispensatrice di monete da 100 Lire a noi nipoti ed alle nipoti, sempre allegra, sempre circondata dalle vicine che, a detta delle figlie, erano da lei addirittura preferite a loro che erano venute al mondo da lei.

I nonni di San Cesario, Memmi e Petruzzu, erano meno festaioli. Le feste per loro erano i pranzi. Lu baccalà frittu che il nonno adorava e li gnocculi, sempre con il baccalà, che la nonna preparava per le vigilie.

Il Natale per i nonni di San Cesario era solo la famiglia, i parenti stretti. Loro che avevano accolto nella loro casa tutti i figli delle sorelle della nonna, tutti i cugini di papà, erano come gelosi di una ritrovata intimità stretta, riservata a mio padre e a sua sorella, Zia Maria che ben presto con lo zio Enzo si trasferì a Chiavenna per motivi di lavoro.

Ecco cos’è oggi per me il Natale. È questa presenza di persone, dei miei parenti che ahimè non ci sono più. Non c’è più papà e il suo panettone Alemagna da un chilo e mezzo, non c’è più la mamma con i suoi purceddrhuzzi fatti alla leccese, perché la nonna era nata e cresciuta in Via dei sepolcri Messapici. Manca l’aria che si respirava a casa con tutti loro, le letterine sotto la tovaglia, il disco a 33 giri comprato alla Standa che friggeva cantando “Tu scendi dalle stelle”, le stelle di natale con luce incorporata messe con il nastro adesivo alla finestra della stanza da pranzo e alimentate dalla batteria che era in dotazione alle ferrovie. Manca papà che prima di fare l’albero di Natale chiamava Vittorio Liaci che aggiustava le lampadine che siccome erano in serie, se una si fulminava, le altre non funzionavano più. E la grotta, sempre quella che restava senza il bambino sino a Natale.

E mancano i pranzi di mia madre.

Quindi il Natale per me è questa ASSENZA.

Il sentimento però è lieto, il ricordo è vivo, le emozioni si susseguono incessantemente ad ogni parola e alla vista dei luoghi di quel Natale della mia infanzia.

Noi siamo quella memoria che diventa la vita dei nostri figli e che per loro diventerà memoria, così come è diventata memoria per noi.

Crediamo alle persone a cui vogliamo bene, facciamo coerenze razionali partendo dalle emozioni che proviamo insieme a loro perché ci siamo trasformati con loro, così come i nostri figli si sono trasformati e si trasformano con noi.

E ogni volta nasce il Mondo che perviene dai nostri antenati, riprodotto dai nostri genitori e infine riprodotto da noi per i nostri figli.

La mia storia è quella di tutti i miei antenati e si ripropone con me per poi riproporsi con mia figlia.

Rinascono tutti con me, tutti da oggi sino all’inizio dei tempi, sino a quell’antenato da cui nacque il figlio che ha fatto un figlio e che, da figlio in figlio, è accaduto di giungere a me.

Mamma mia che folla! Siamo una folla in questo Natale, come ogni Natale!

Ricordiamocelo sempre, noi siamo tutti i nostri antenati sino a giungere al primo di loro che tramandò a noi tutto questo così come noi, trasformandoci con i nostri figli, lo tramandiamo verso i nostri futuri discendenti.

Buona riflessione

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