Se ieri sera non fossi uscito in piazza nulla avrei saputo di queste meraviglie
Se ieri sera non fossi uscito in piazza nulla avrei saputo
di queste meraviglie
di Antonio Bruno Ferro
Tu l’hai mai visto un falegname? Io si. Il suo laboratorio e
l’attrezzatura e poi il legno: castagno, ciliegio, faggio e tanti altri.
Un falegname non monta i pezzi che hanno costruito altri,
così come fanno ad esempio i tubisti. Un falegname i pezzi li ricava da un
pezzo di legno. E sempre da quel pezzo di legno, fa emergere porte, finestre e
mobili di ogni tipo.
Quando un falegname va in ospedale, se gli chiedono la
professione, lui dice che fa il falegname. Una volta che rivela tale
informazione immediatamente il medico chiede al falegname di fargli vedere le
mani.
Pare che si dica che i falegnami bravi non abbiano tutte e
dieci le dita perché alcune vengono tagliate dalle macchine che utilizzano per
il loro lavoro.
Un falegname deve essere capace di calcolare le misure
necessarie per realizzare le sue opere d’arte. E questo calcolo deve essere
preciso al millimetro perché, in caso di errore, il capitale rappresentato dal
legno, diviene inutilizzabile.
I falegnami che ho conosciuto sono orgogliosi della loro
Arte. Si! perché si tratta di vera e propria arte.
Un falegname ieri sera mi ha raccontato che, pur avendo avuto
la possibilità di andare a lavorare per una ditta, non ha accettato. Lui ha risposto
a chi gli ha fatto l’offerta che preferiva il suo laboratorio, la libertà di
decidere quanto e come lavorare. Già la libertà di prendersi la propria vita e
di gestirla.
I falegnami sono definiti “Maestri”. Si narra che sulla
strada per andare da Lecce a Torre Chianca, ci fosse un’Osteria (Putea te Mieru)
dove, tra gli altri, si fermavano i falegnami che si trovavano a passare di li,
per gustare un uovo lesso, un pezzetto di carne di cavallo al sugo e mezzo
quinto di buon vino. Un falegname mi ha raccontato che un giorno, proprio in
quella Osteria, mentre stava degustando l’ennesimo spuntino, sia entrato un
ricco signore con una bottiglia vuota. Una volta arrivato al bancone ha chiesto
e ottenuto che la bottiglia fosse riempita di buon vino. Una volta che l’Oste
ha restituito a quel signore la bottiglia piena questo ha pagato e immediatamente
si è girato per andarsene.
L’oste, siccome non aveva avuto il tempo di dargli il resto,
cominciò a chiamarlo “Maestro!” e poi gridò di nuovo “Maestro!”. Il ricco
signore non girò la testa, né rispose al richiamo. Un avventore però gli indicò
che l’oste lo stava chiamando. Questo ricco signore indispettito si rivolse all’Oste
dicendo che lui non era un “Maestro” ma un “Signore!”. Fu allora che un
falegname presente lo maltrattò dicendogli che l’appellativo “Maestro” è un
onore molto grande e che, con quella risposta, lui dimostrava di non meritare
il grande onore di essere chiamato Maestro. E dopo averlo abbondantemente
insultato, lo mandò a quel paese.
Questo e tanto altro ho appreso ieri sera sulla nobile arte
del falegname. Ho pensato che, se ieri sera non fossi uscito in piazza, nulla
avrei saputo di queste meraviglie.
Antonio Bruno Ferro
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