Alla ricerca della conversazione perduta

 


[....] la ricerca di una forza larga, plurale, democratica, che superi positivamente tutto ciò che si muove oggi nella nostra convivenza sociale e nella quale si senta a casa propria anche una ristretta minoranza. Una comunità, quindi, di donne e uomini liberi, solidali [....] 

 

Qualcuno ha scritto:

In Italia una quasi totale unanimità ed una entusiastica adesione ad un progetto politico incarnato da un singolo uomo del destino e della provvidenza, non si vedevano dal ben lontano 1936....

Qualcun altro ha commentato:

È rimasto incarnato nella mentalità della cultura italiana - secondo me - il mito dell'uomo forte e dotato al comando; indipendente dal progetto politico, economico, culturale e sociale. Cioè, come se questi potesse includere tutte le istanze e le aspettative del popolo in prima persona e poi il resto viene dopo. Quindi, si affidano a prescindere da un programma, da un progetto, da un disegno ecc. A costo pure di restarne delusi dopo. Questo atteggiamento è indice di un assoggettamento antropologico e atavico al bisogno di un capo, di un re, di un comandante, di un pascia' ecc. ecc. Nulla a che fare, quindi, con un'analisi, un'articolazione di pensiero, una lucida visione, un'approfondimento. Infine, è come dire, in una ragione spicciola, :ci pensa lui, è un grande! Basta. Ora c'è il Dragomen...

Un altro ancora ha ulteriormente commentato:

Eppure le conversazioni, grazie ai Social Network, le facciamo. Il progetto può essere oggetto delle nostre conversazioni, che abbiamno titolo di fare nella nostra qualità di cittadini. Ma è chiarissimo che proprio tutti quelli che conversano, sia i giornalisti sui mezzi di informazione, che i cittadini attraveso i social, hanno la percezione che tutti i partiti e movimenti presenti in Parlamento stiano facendo finta di collaborare e che lo stiamo facendo per calcoli elettorali. Sfacciatamente ne hanno parlato stasera la Gruber ed i suoi ospiti a OTTO E MEZZO su La 7. Purtroppo nessuno dei partiti e movimenti, si prende la responsabilità di smentire, di dire che non è vero quello che dicono le persone che fanno conversazioni su questo arcgomento e che, invece, desiderano collaborare, perchèe non hanno a cuore solo il loro interesse di partito ma su tuttoi si prendono cura del benessere di tutti i cittadini. Tutto questo per me, è davvero molto triste.

 

Ed ancora chi aveva dato inizio alla conversazione ha scritto:

mi permetto di non mettere in discussione le infinite discussioni vacue dei social e così via, ma quello che si percepisce in maniera drammatica e la volatilità di tali considerazioni che se non inquadrate in struttura partitica lasciano il tempo che trovano. La politica ha inciso quando la struttura partitica ha assunto il ruolo di filtro tra classe dirigente e base. Solo così possiamo vincolare i nostri rappresentanti a darci conto. Insomma la democrazia del clic e’ miseramente fallita

ed infine un nuovo intervenuto ha scritto:

ma quale filtro? Chiedi al cittadino generico medio la capitale della Francia e la tabellina del 3 e già gli hai fatto male. Considerano "C'è posta per te" un programma culturale, le patatine fritte "alta cucina" e la furbizia, quella che serve solo ad inculare così per divertimento, un valore di merito. Il problema non sono mai stati i partiti, sono sempre stati gli elettori, se ci pensi è la domanda che si incontra con l'offerta.

Questo commento ha generato una replica:

Non pongo mai l'accento sui click, alla fine se non clicco su Maria de Filippi si Facebook, la guardo sul TV o ne leggo il gossip sulla peggior rivista in edicola. Inutile criticare o limitare il mezzo se il singolo individuo non sa scegliere a monte, come dire che l'acqua di pozzanghera e più buona solo perché la servo in un bicchiere di cristallo e lo champagne fa schifo perché è stato versato in un bicchiere di carta, si critica il contenitore e mai il contenuto. Questo è. La struttura dei partiti tratta l'elettore come un coglione qualunque, all'elettore va bene visto che considera competenti persone che non lo sono affatto.

Che ha determinato questa replica:

rispetto la tua considerazione ma vorrei ricordarti l’esperienza della piattaforma Piraten in Germania,piattaforma pubblica e non vincolata dal conflitto d’interesse di quella Rousseau.Ebbene l’idea ebbe un successo notevole nella prima tornata, ma una debacle nella seconda.La spiegazione di ciò per me non può prescindere dalla esigenza di avere dei luoghi fisici in cui discutere confrontarsi litigare, il mezzo telematico e’un metodo narcotizzante e demotivante per qualsiasi idea di partecipazione democratica.Questo e’ il mio pensiero.Buona domenica.

C'è ancora un altro intervento 

Consentitemi una autodifesa: guardate le maggioranze elette , guardate le percentuali di astenuti/non votanti tra gli elettori. Guardate come è ridotta la stampa/mainstream prona alla maggioranza di turno, guardate la classifica di scolarizzazione e vedrete che tutti questi indicatori non certifichino affatto che la maggior parte dell'Italia sostenga Draghi. Non vi è anzi neanche una libera maggioranza di eletti che sostenga Draghi. Vi sono invece chiari indicatori che gli eletti, tranne formalmente la Meloni, temano di fatto lo scioglimento del Parlamento e le elezioni perché perderebbero gli stipendi e la concreta possibilità di essere rieletti , almeno in larga parte. Mio personale parere si intende assieme al modesto gruppo di cui faccio parte.


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