Riflettendo sull’intervista di Carlo Maria Salvemini: come fare a non escludere le oligarchie?




Ho riflettuto sull’intervista rilasciata al “Fatto Quotidiano” dal Sindaco di Lecce Carlo Maria Salvemini, in particolare sulla mancanza di partecipazione alla vita del partito democratico delle persone che lo desiderano perché le oligarchie a tutti i livelli, nazionale, regionale, provinciale e comunale respingono chi tenta di avvicinarsi con l’intento di prendere parte attiva alla vita del partito.
Secondo me questo è un fatto squisitamente culturale, e perciò come tale va trattato. In effetti questo respingimento, a mio avviso, non avviene solo nel partito democratico ma in ogni istituzione che sia composta da persone di cultura basata sulla competizione.
In qualunque organizzazione antropologica, una volta che sia finito lo stato nascente di movimento, vi è la tendenza a trasformarsi in istituzione che è l'atto, o il complesso di atti, con cui si istituisce, cioè si fonda, si stabilisce, si introduce nell'uso qualche cosa, nel caso in specie, si introduce quella specifica organizzazione con quelle specifiche persone.
Nell’istituzione, a seconda della cultura dei suoi componenti, si può sviluppare la competizione oppure la collaborazione.
4 giugno 2019: oggi per festeggiare il mio compleanno mi sono fatto un regalo 😊: ho firmato il decreto di nomina a vicesindaco di Alessandro (scritto nel diario facebook a didascalia della foto da Carlo Maria Salvemini Sindaco di Lecce

Nell’ipotesi che i componenti dell’istituzione abbiano una cultura che si fonda sulla collaborazione vi è la possibilità per chiunque, anche a chi non fa parte dell’istituzione, di entravi a far parte e di concorrere alla sua salvaguardia e al suo sviluppo. Tutto ciò nel rispetto reciproco e nel reciproco riconoscimento di legittimità.
Se invece i componenti dell’istituzione appartengono alla cultura della competizione, si forma ben presto, al suo interno, una oligarchia o nel caso estremo una vera e propria tirannia, esercitata da chi ha ottenuto di prevalere sugli altri componenti. Ai perdenti restano solo due possibilità: o divenire sottomessi ed ubbidienti con l’oligarchia, oppure abbandonare l’istituzione.
Ecco perché le istituzioni composte da individui con la cultura della competizione si rivelano non adatte ad accogliere nuove persone al loro interno.
La partecipazione dei cittadini alla vita politica, come è possibile osservare, si ottiene nella cultura della collaborazione; ed ottenere la partecipazione democratica, per chiunque lo desideri, è quindi una questione squisitamente culturale.
Partendo dal presupposto che, nel momento che si voglia intrattenere relazioni democratiche, nessuno degli umani può essere escluso, c’è da indagare come si possa conservare una relazione democratica con istituzioni che hanno come fondamento la cultura della competizione, senza escluderle e senza venire esclusi.
Prendo atto che il sistema di elezione del Sindaco e dei Consigli Comunali, nei Comuni superiori a 15mila abitanti, favorisce la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
In effetti qualunque cittadino che desideri organizzarsi con altri cittadini può formare una lista civica che alleandosi con le oligarchie non le esclude e, comunque ottiene in tal modo di non essere escluso.
Penso che tale sistema, che garantisce la vita democratica a tutti e impedisce l’esclusione, sia da estendere per le elezioni di tutte le istituzioni.

Antonio Bruno Ferro

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