Dario Brunori: COINVOLTI MA NON INVISCHIATI


 

Ecco le principali astrazioni presenti nel discorso di Dario Brunori:

  1. Resistenza al capitalismo – La Calabria viene descritta come un luogo che resiste al capitalismo non per scelta consapevole, ma per una naturale predisposizione.
  2. Attitudine anti-consumistica – Un modo di vivere che non è basato sulla protesta, ma su un’indifferenza spontanea verso il consumismo.
  3. Saturazione del capitalismo – L’idea che il modello economico capitalistico abbia raggiunto un punto critico, rendendo necessarie alternative.
  4. Calabria come "Seattle italiana" – Un parallelismo con la città americana che, pur essendo periferica e isolata, ha avuto un impatto culturale importante.
  5. Distanza vs. Coinvolgimento – La possibilità di essere parte del mondo senza esserne totalmente invischiati, mantenendo una prospettiva esterna.
  6. Appartenenza ai piccoli contesti – Il legame con una dimensione umana ristretta che determina un certo modo di vivere e percepire il mondo.
  7. Equilibrio tra tradizione e innovazione – Il contrasto tra la radicata cultura locale e le opportunità offerte dai grandi centri.
  8. Città come Milano e Roma viste come opposti – Milano rappresenta l’efficienza, il business e la professionalità; Roma è più vicina alla cultura meridionale, più rilassata e ironica.
  9. Cialtroneria come valore – L’idea che un certo livello di leggerezza e spontaneità (tipica di Roma) sia un valore rispetto alla rigidità professionale di Milano.
  10. Mobilità e possibilità di cambiare – L’apertura al cambiamento e la non rigidità nel rimanere sempre nello stesso luogo.

Queste astrazioni danno profondità al discorso e lo rendono più universale, andando oltre il semplice racconto personale.

 

 

Sei rimasto. Comunque, stai in Calabria e l'intrattenimento, lo show business, la musica si fanno, diciamo, a Roma, Milano, centro-nord, non in Calabria. E come mai? Cioè, non hai mai pensato: "Sto su, dove si fa il business"? Perché poi tu fai anche… fai il vino. E perché— aspetta, separiamo le due domande.

Come— hai mai pensato: "Me ne vado dalla Calabria, vado su"?

Innanzitutto, io penso che la Calabria sia il futuro. Quindi, quindi io mi sono preso un— mi sono tenuto un posto in prima fila in quello che verrà. Perché comunque è l’unico posto al mondo che, in qualche modo, resiste al capitalismo, ma non volendolo. Cioè, è un'attitudine anti-consumistica, ma senza la volontà di protesta. Proprio per una questione che, comunque, ne secca anche, proprio, capito? C’è una questione che ti secca il consumismo. E allora io penso che sia il futuro, perché vedo la saturazione del capitalismo, e quindi la Calabria potrebbe essere— la vedo come la Seattle italiana. Ed essendo un fan del grunge, non posso non stare nel posto in cui c’è— se c’è una Seattle in Italia, sicuramente è in provincia di Cosenza. Io di questo sono sicuro. Di questo sono sicuro.

Uno pensa a Seattle. Ma Seattle che cazzo era? Un posto di boscaioli. Cioè, come Camigliatello. Seattle. Cioè, non è che Kurt stava, capito, nell’America che uno— noi ci immaginiamo la Seattle… Seattle— vattelo a cercare. Cioè, stavano là con l’accetta, come a Camigliatello. E non c’hanno manco le patate. Comunque, non apriamo campanilismi, non hanno senso.

La cosa interessante, per me, di stare in Calabria è proprio che, nel corso del tempo, ho avuto tante tentazioni. Soprattutto Milano. Perché comunque è là che girano le cose, dal punto di vista musicale. Però ho sempre avuto un po'— di’ la verità, non per coraggio, pure anche per paura. Perché comunque, appunto, perché ho cominciato tardi, la mia vita era già radicata in Calabria. Poi noi siamo comunque molto legati alla famiglia. Cioè, ci sono anche discorsi molto banali: la mamma, i fratelli, l’idea che comunque ti sposti.

E poi perché, comunque, io sono cresciuto in paesi piccoli. Quindi mi piace la città, pure. Quando sto a Roma— a me pure Roma mi fa impazzire. Però lo so che poi, a un certo punto, per me sarebbe troppo. Perché sono cresciuto in contesti molto piccoli, da un punto di vista umano. Cioè, io ho vissuto veramente i primi dieci anni della vita— che comunque sono dieci anni— io ho vissuto in un posto di 400 persone, capito? Cioè, 400 persone. Comunque vuol dire che tu, nella tua testa, sai— cioè, stai bene quando c’è quella cosa là. Quando vedi una moltitudine sei affascinato, come quando vedi una meraviglia, un circo. Però poi, a un certo punto… e questa dimensione mi fa stare bene. Semplicemente mi fa stare bene.

Con tutte le criticità del caso. Logistiche, culturali. Perché poi è chiaro che ci sono tante problematiche, al di là delle battute. Però mi fa stare bene. Poi mi fa— mi fa vivere tutto il mondo.

E senza… cioè, io penso che la cosa bella di stare nei posti periferici è che sei coinvolto, ma non sei invischiato, capito? Cioè, sei coinvolto nelle cose del mondo, perché siamo tutti coinvolti, anche se siamo periferici. Però non sei invischiato. E allora quella tua voce può essere utile anche a chi è invischiato. Come la voce dell’inviato può essere utile a te. Perché non è che sono un apologeta del paese, attenzione. Non sono un paesano. Però mi piace l’idea che la mia posizione, la mia condizione, sia di uno che comunque sta un po' a distanza.

E questa cosa qua mi piace. Cioè, non distaccato. A distanza. Questo è il motivo per cui rimango in Calabria. Ma potrei anche cambiare idea domani. Questo— se questa condizione non mi piace più, non la tengo fissa, no?

Qualora tu cambiassi idea, noi tifiamo perché tu venga a Roma e non vada nella perfida Milano.

No, ma sicuramente verrei a Roma, adesso. Perché a Milano— mi trovo bene per certi effetti, perché comunque è proprio agli antipodi rispetto a noi. Quindi, comunque, è bello pure quando sei in un posto dove tutto, capito? È bello, professionale, capito? Niente. È tutta una serie di cortesie, tutto funziona. L’evento, la cosa, l’appuntamento, il driver, la cosa.

E questo ti piace. A un certo punto, ti piace. Però poi quella roba là non è… Cioè, a Roma c’è il sud. C’è ancora questa parte del sud che io non è che la vivo come una cosa, ripeto. Però mi piace quando vado a Roma. Ancora nei contesti. Anche quando vado nei ristoranti, quando mi incontro con le persone. C’è ancora quell’— c’è quell’idea, sì, che anche un po' si ride. Non è che siamo tutti, capito? Che ancora siamo tutti dei cialtroni. Ecco, a Roma sento che posso essere più cialtrone che a Milano.

A Milano non poco, ma giusto perché para brutto, hai capito? Cioè, nel senso, non è che puoi essere proprio cialtrone. Devi essere comunque… sì, devi essere bravo. A partecipare, fare l’evento. Comunque è importante.

 

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