Democrazia Diretta: iniziamo dai Comuni




  Democrazia Diretta: iniziamo dai Comuni
Quando il popolo chiese ai suoi governanti di cambiare le decisioni adottate, i governanti decisero di cambiare il popolo. (Bertolt Brecht)
Ho ascoltato questa mattina intorno alle 9 e 30 un intervento radiofonico del Prof. Carlo Formenti che ho cercato nella rete ma che non ho trovato. Comunque nella ricerca sono incappato  in queste dichiarazioni nella trasmissione

 Benjamin dell'8 giugno 2008 (ed. della notte) - TG1
La tesi di Carlo Formenti
“Io penso che la rete sia stata uno dei più grandi esperimenti della storia recente di democrazia diretta, di partecipazione e abbia suscitato speranze e aspettative enormi. Purtroppo dopo una prima fase durata 10 – 15 anni siamo entrati oggi in un periodo in cui queste aspettative e queste speranze sono in larga parte deluse.
[…………..]
Da uno strumento di larga partecipazione la rete si è trasformata da un lato in uno strumento di nicchie molto chiuse nelle sue forme più radicali e alternative. Da un altro punto di vista ovvero l’esperienza di Grillo, si è trasformata in uno strumento di mobilitazione populista che ha funzionato con meccanismi non molto dissimili da quelli della televisione. “
La mia esperienza
Per esperienza personale dell’uso della rete non sono deluso e nutro grandi speranze che attraverso questo strumento si possa superare la democrazia indiretta o rappresentativa per accedere invece alla democrazia diretta.
Chi vuole diventare rappresentante?
Da sempre le persone che hanno la propensione a rappresentare le altre persone pubblicizzano questa loro propensione. Le esperienze di Barac Obama e di Beppe Grillo hanno reso evidente la possibilità di superare la Democrazia rappresentativa con la “DEMOCRAZIA DIRETTA” per poter dire la propria opinione contribuendo alla formazione di una decisione.
Invece c’è ancora ISTUZIONALIZZATO il sistema che attraverso il voto forma una rappresentanza.
Ma è proprio necessario spendere tutti quei soldi per formare questa rappresentanza? 
Vediamo cosa sostiene un insigne scienziato ovvero il Prof. Raffaele De Giorgi
I rappresentati sempre tesi in una corsa affannosa
La rappresentanza politica (consiglieri, Sindaci, Presidenti di province, Governatori, Deputati, senatori ecc ecc) corre dietro alle conseguenze delle decisioni che ha preso. Questa corsa affannosa non fa altro che costringere costoro a prendere delle decisioni consequenziali che li costringeranno in seguito a prendere altre decisioni. Ma non finisce qui perché queste ultime decisioni prese genereranno una successiva ulteriore corsa affannosa alla volta di ulteriori decisioni e così via all’infinito.
La struttura circolare delle decisioni
Una struttura circolare delle decisioni da cui derivano conseguenze che determinano ulteriori decisioni. Proporre un tema per poi dire che non è il tema è riformulare sempre lo stesso tema.
Ma non vota il popolo! Vota il singolo!
Il POPOLO è una costruzione semantica vuota “Ciò che ha realtà è il sistema giuridico. Che accade per la formazione delle dirigenze politiche? Il popolo è preso, utilizzato, mandato a votare e poi lasciato in disparte. Ma non vota il popolo! Vota il singolo! E anche qui c’è da dire che il singolo c’è modo di manipolarlo e determinare i risultati delle elezioni che sempre sono prevedibili.
L’alternativa formulata da Bertolt Brecht
Prendiamo in prestito da Bertolt Brecht la soluzione finale che recita: L’associazione scrittori si è riunita e ha fatto un manifesto in cui comunica: Il popolo ha perduto la fiducia dei governanti! Si avverte il popolo che se desidera avere ancora la fiducia da parte dei governanti allora deve essere laborioso, non commettere reati e indirizzare tutti gli sforzi per far crescere la Nazione. Ma qualcuno si è chiesto: NON CI PUO’ ESSERE UN’ALTRA SOLUZIONE? Si! I Governanti si possono scegliere un altro popolo.
La propaganda
La pubblicità elettorale tanto costosa agisce con gli stereotipi che accecano e impediscono di vedere l’altro e la realtà.
C’è tautologia
E poi l’altra FOLLIA della CASUALITA? Per cui tutti siamo li a fare progetti e a iniziare realizzazioni da cui ci aspettiamo che venga fuori ciò che la nostra azione progettuale e realizzazione esecutiva prevede. FOLLIA! Non è reale! Noi facciamo progetti e poi….. “ACCADE QUEL CHE ACCADE!” ovvero tautologia.
Lo Stato Nazionale non esiste
Con queste elezioni che riguardano gli interessi e la rappresentanza della Nazione definita ITALIA c’è lo stesso identico percorso causale, non in linea con l’idea di storia universale che non vede differenze tra realtà geografica e circolazione delle persone umane e delle merci ovvero la storia delle persone umane! La sola e unica società è composta da tutte le persone umane! Tutte a qualunque latitudine o longitudine si trovino!
L’unica società possibile è il mondo
Il mondo e il diritto dell’ospitalità universale! L’unica società possibile è il mondo! Ma la cosa a cui bisogna prestare attenzione è quella che ci vede tutti interessati a quello che accade in Cina o in USA, oppure in Tibet! Tutto influenza tutti, quello che accade a migliaia di chilometri di distanza influenza la mia vita e la tua vita e tutti dipendiamo da tutti! C’è un prodursi di universalità continua e di comunicazione e tutto AVVIENE NEL PRESENTE, QUI ORA, MENTRE MI STAI LEGGENDO!
La funzione dei partiti è superata ed è per questo che vi è la necessità di passare dalla democrazia indiretta o della rappresentanza alla democrazia diretta.
Dal Fascismo alla partitocrazia - Due citazioni
1949: Giuseppe Maranini, dalla lezione inaugurale dell’Anno Accademico universitario di Firenze, 1949-1950 dal titolo: ‘’Governo parlamentare e partitocrazia’’.
“Le nuove forze associative scaturenti dalla lotta economica si politicizzano influendo sulla vita dei partiti in modo così decisivo da rendere ormai anacronistiche e impossibili libere e spontanee correnti di opinione, quali una volta erano in sostanza i partiti. I partiti dell’epoca nuova, si presentano come organismi disciplinati, dotati di burocrazia, finanza, stampa, inevitabilmente collegati alle organizzazioni economiche, sindacali, lobbistiche delle quali riflettano le lotte e gli interessi. Veri Stati nello Stato, ordinamenti giuridici cioè autonomi, essi mettono in crisi con il loro particolarismo e talvolta con il loro illiberalismo il debole Stato liberal-parlamentare, al quale si presenta un compito ben più grave di quello per il quale era attrezzato; non si tratta più di difendere l’individuo contro l’individuo, ma si tratta di difendere l’individuo e la legge contro potenti organizzazioni. Queste a loro volta traggono sempre nuovo alimento dal senso di panico potenziale che pervade gli individui a causa della carenza di diritto garantito dallo Stato. L’individuo, sentendosi indifeso dall’ordinamento statale, cerca negli ordinamenti minori e particolari la sua garanzia e a quegli ordinamenti paga il tributo di obbedienza che lo Stato non sa più esigere”.
1993: Giuliano Amato, dal discorso di dimissioni da Presidente del Consiglio, 22 aprile 1993.
(occorre) “far morire quel modello di partito-Stato che fu introdotto dal fascismo e la Repubblica aveva finito per ereditare, limitandosi a trasformare un ‘singolare’ in ‘plurale’.
“Quella che noi chiamiamo la degenerazione progressivamente intervenuta nei partiti italiani, quel loro lasciare vuota la società”, quel loro divenire poco alla volta “erogatori di risorse disponibili attraverso l’esercizio del potere pubblico, questa degenerazione è stata il ritorno o la progressiva amplificazione di una tendenza forte della storia italiana e che nella storia italiana era nata negli anni Venti e Trenta, con l’organizzazione di ‘quel’ partito”. “È dato di fatto che il regime fondato su partiti che acquisiscono consenso di massa attraverso l’uso della istituzione pubblica è un regime che nasce in Italia con il fascismo e che ora viene meno. E non a caso. Nello stesso momento viene meno quel regime economico fondato sull’impresa pubblica che era nato negli anni Trenta. Ed è un regime economico e un regime di partiti che attraversa per certi aspetti pure un cambiamento importante, pure fondamentalissimo, come quello del passaggio tra quel regime e la Repubblica e che viene meno ora”.
Democrazia Diretta: iniziamo dai Comuni
Sono i comuni che possono divenire il laboratorio della Democrazia Diretta. Si elegge un Sindaco e questo cittadino sottopone le decisioni al vaglio di tutti i cittadini attraverso una votazione dell’Assemblea dei Cittadini che si tiene attraverso la rete. Si può votare in tanti modi, con le e mail, con un blog, con Skipe con un Social network formato dai soli cittadini del Comune. La soluzione è possibile.
Nulla di nuovo sotto il sole. Si faceva nell’antica Grecia quando il potere era esercitato direttamente dal popolo. I cittadini (esclusi naturalmente gli schiavi, donne e cittadini stranieri) si riunivano nell'agorà (oggi la piazza) per discutere attivamente di leggi o posizioni politiche da prendere.
La nuova agorà del Comune
Il social network comunale dove discutere attivamente di ciò che riguarda la vita in comune e poi prendere le decisioni.
Mando tutto a Grillo
Mando questo scritto a Grillo, mi piacerebbe se prendendo spunto da questo scritto si facesse promotore di una nuova legge comunale che permettesse la democrazia diretta. Magari inizierei con i comuni con una popolazione inferiore a 10mila abitanti.
Antonio Bruno

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