IL PRINCIPE RITARDATO
Il principe ereditario era un po' ritardato,
perciò il re assunse per lui un insegnante privato. Le lezioni
iniziarono con una spiegazione dettagliata del primo teorema di
Euclide. «È chiaro, Vostra Altezza?» domandò il professore. «No»,
rispose Sua Altezza Reale. Allora quello ripeté da capo tutta la
spiegazione del teorema. «È chiaro adesso?» «No», rispose il
principe. L'insegnante riprovò ancora una volta, ma senza risultato.
Quando, dopo il decimo
tentativo, il principe non aveva ancora capito nulla del teorema, il
povero professore scoppiò in lacrime. «Credetemi, Vostra Altezza»,
gridò, «questo teorema è vero ed è così che va dimostrato».
Nell'udire queste parole, il principe balzò in piedi e dichiarò con
un solenne inchino: «Caro signore, ho un'estrema fiducia in ciò che
dite, perciò, se mi assicurate che il teorema è vero, lo accetterò
senza riserve. Mi dispiace solo che non mi abbiate fornito subito
questa certezza, così da poter passare al secondo teorema senza
perdere tanto tempo».
In
questo modo si ottengono tutte le risposte giuste senza conoscere la
geometria, così come la gente crede di avere la fede giusta senza
conoscere Dio. Dire a chi è in posizione di autorità: «Io sono un
inetto. Per favore, pensa tu per me», è come dire: «Ho sete, per
favore bevi per me».
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