Dirlo agli altri
sono felice.......
Dice San Paolo che “Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza della predicazione”. Questa lettera è stata scritta in greco e al posto della parola “predicazione” San Paolo usa kerygma, che significa Buona Notizia. Possiamo dire, dunque, che fondamentalmente il cristianesimo prima di essere una filosofía, una morale o una dottrina, è una “notizia” che deve essere proclamata e che salva chi la accoglie. È la notizia che Dio ha inviato il suo unico Figlio perché desse la vita per ogni uomo. E se l’uomo accetta questa vita che gli viene offerta riceve la salvezza, la vittoria sopra la morte, perché Cristo ha offerto sé stesso per ognuno di noi affinché ogni nostro peccato potesse essere perdonato e potessimo ricevere lo Spirito Santo che ci rende nuove creature.
Kiko Argüello: Nel Cammino è fondamentale proclamare questa “notizia”. Il problema è capire che oggi c’è molta gente che ha l’orecchio chiuso a qualunque tipo di informazione, soprattutto di tipo religioso, a causa di pregiudizi, conflitti personali o esperienze passate. Per questo, prima di proclamare il kerygma è necessario predisporre le persone all’ascolto, come disse Gesù Cristo. Ma come è possibile farlo? Come si legge negli Atti degli Apostoli, prima di ogni annuncio del kerygma, Dio fa un miracolo, compie cioè un evento straordinario che pone l’uomo in condizione di aprire le orecchie. Ma questi miracoli cessano quando appare un altro miracolo ancora più grande: la Chiesa come comunità che si ama.
Kiko Argüello: Uscire nelle piazze significa per noi dare una grande testimonianza di tanti giovani che con la propria esperienza attirano la gente che passa, magari solo per curiosità, colpita soprattutto dai canti, ad ascoltare la Buona Notizia di Cristo risorto. Questo è quello che pretende il Cammino Neocatecumenale e che, tra l’altro, facciamo da anni con le missio ad gentes. Grazie a questo tipo di missione abbiamo visto moltissime conversioni, soprattutto di gente atea o totalmente lontana dalla Chiesa, stupita e attratta dai canti, dalla cordialità tra i fratelli, dalle esperienze e dall’ascolto del kerygma, che tocca profondamente lo spirito dell’uomo, dal momento che, dice San Paolo, "è lo spirito di Cristo che dà testimonianza al nostro spirito".
Kiko Argüello: Non dimentichiamo che siamo in un momento storico di transizione. In tutte le epoche, gli uomini hanno cercato di trovare nel 'sacro' un rifugio, un qualcosa che li difendesse dalle catastrofi naturali, dalle infermità e via dicendo. Oggi, invece, l’uomo non ha più bisogno della religione, perché al suo fianco ha la tecnologia, le scoperte scientifiche ecc. Così come la Chiesa ha utilizzato la religiosità, una “catechesi del tempio”, oggi dobbiamo cercare nuovi metodi che possano raggiungere l’uomo contemporaneo. Qualcuno dice che oggi sono stati abbandonati i “templi”, quindi le istituzioni, le chiese ecc, e si riempiono invece le piazze. Appunto per questo crediamo che possa essere un avvenimento mostrare proprio in quei luoghi una nuova forma di dialogo con le persone, soprattutto attraverso le parole dei giovani.
Kiko Argüello: Dopo che Benedetto XVI ha annunciato l’Anno della Fede, noi del Cammino Neocatecumenale abbiamo pensato che una proposta per un tempo così speciale per la Chiesa poteva essere l’annuncio del Vangelo nelle strade. Quando poi è stato eletto il nuovo Papa siamo rimasti sorpresi nel sentire nelle sue omelie, nelle udienze, questo costante invito ad “uscire” da sé stessi, dalle parrocchie, dalle case, per andare nelle strade e nelle periferie ad evangelizzare. È stata quindi una conferma. Infatti, quando abbiamo proposto al Santo Padre l’idea di evangelizzare nelle piazze ha detto che era una missione “stupenda” e ci ha incoraggiato molto.
Qual è il rapporto di Papa Francesco con il Cammino Neocatecumenale?
Kiko Argüello: E' sempre stato un padre e un buon Pastore con noi. L’equipe itinerante responsabile del Cammino in Argentina ha raccontato che quando abbiamo avuto dei problemi in alcune parrocchie, egli stesso è intervenuto parlando con il parroco, o addirittura invitandoci a cambiare parrocchia.
Dice San Paolo che “Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza della predicazione”. Questa lettera è stata scritta in greco e al posto della parola “predicazione” San Paolo usa kerygma, che significa Buona Notizia. Possiamo dire, dunque, che fondamentalmente il cristianesimo prima di essere una filosofía, una morale o una dottrina, è una “notizia” che deve essere proclamata e che salva chi la accoglie. È la notizia che Dio ha inviato il suo unico Figlio perché desse la vita per ogni uomo. E se l’uomo accetta questa vita che gli viene offerta riceve la salvezza, la vittoria sopra la morte, perché Cristo ha offerto sé stesso per ognuno di noi affinché ogni nostro peccato potesse essere perdonato e potessimo ricevere lo Spirito Santo che ci rende nuove creature.
Kiko Argüello: Nel Cammino è fondamentale proclamare questa “notizia”. Il problema è capire che oggi c’è molta gente che ha l’orecchio chiuso a qualunque tipo di informazione, soprattutto di tipo religioso, a causa di pregiudizi, conflitti personali o esperienze passate. Per questo, prima di proclamare il kerygma è necessario predisporre le persone all’ascolto, come disse Gesù Cristo. Ma come è possibile farlo? Come si legge negli Atti degli Apostoli, prima di ogni annuncio del kerygma, Dio fa un miracolo, compie cioè un evento straordinario che pone l’uomo in condizione di aprire le orecchie. Ma questi miracoli cessano quando appare un altro miracolo ancora più grande: la Chiesa come comunità che si ama.
Kiko Argüello: Uscire nelle piazze significa per noi dare una grande testimonianza di tanti giovani che con la propria esperienza attirano la gente che passa, magari solo per curiosità, colpita soprattutto dai canti, ad ascoltare la Buona Notizia di Cristo risorto. Questo è quello che pretende il Cammino Neocatecumenale e che, tra l’altro, facciamo da anni con le missio ad gentes. Grazie a questo tipo di missione abbiamo visto moltissime conversioni, soprattutto di gente atea o totalmente lontana dalla Chiesa, stupita e attratta dai canti, dalla cordialità tra i fratelli, dalle esperienze e dall’ascolto del kerygma, che tocca profondamente lo spirito dell’uomo, dal momento che, dice San Paolo, "è lo spirito di Cristo che dà testimonianza al nostro spirito".
Kiko Argüello: Non dimentichiamo che siamo in un momento storico di transizione. In tutte le epoche, gli uomini hanno cercato di trovare nel 'sacro' un rifugio, un qualcosa che li difendesse dalle catastrofi naturali, dalle infermità e via dicendo. Oggi, invece, l’uomo non ha più bisogno della religione, perché al suo fianco ha la tecnologia, le scoperte scientifiche ecc. Così come la Chiesa ha utilizzato la religiosità, una “catechesi del tempio”, oggi dobbiamo cercare nuovi metodi che possano raggiungere l’uomo contemporaneo. Qualcuno dice che oggi sono stati abbandonati i “templi”, quindi le istituzioni, le chiese ecc, e si riempiono invece le piazze. Appunto per questo crediamo che possa essere un avvenimento mostrare proprio in quei luoghi una nuova forma di dialogo con le persone, soprattutto attraverso le parole dei giovani.
Kiko Argüello: Dopo che Benedetto XVI ha annunciato l’Anno della Fede, noi del Cammino Neocatecumenale abbiamo pensato che una proposta per un tempo così speciale per la Chiesa poteva essere l’annuncio del Vangelo nelle strade. Quando poi è stato eletto il nuovo Papa siamo rimasti sorpresi nel sentire nelle sue omelie, nelle udienze, questo costante invito ad “uscire” da sé stessi, dalle parrocchie, dalle case, per andare nelle strade e nelle periferie ad evangelizzare. È stata quindi una conferma. Infatti, quando abbiamo proposto al Santo Padre l’idea di evangelizzare nelle piazze ha detto che era una missione “stupenda” e ci ha incoraggiato molto.
Qual è il rapporto di Papa Francesco con il Cammino Neocatecumenale?
Kiko Argüello: E' sempre stato un padre e un buon Pastore con noi. L’equipe itinerante responsabile del Cammino in Argentina ha raccontato che quando abbiamo avuto dei problemi in alcune parrocchie, egli stesso è intervenuto parlando con il parroco, o addirittura invitandoci a cambiare parrocchia.
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