COMPETERE O COLLABORARE?

 


COMPETERE O COLLABORARE?

Pensi che le teorie rispondano agli interessi? È tua opinione che adottiamo le teorie che meglio si adattano al nostro interesse egoistico ed egocentrico?

Certamente! Ogni teoria si basa su certe premesse che si accettano come valide e da lì si costruisce un costrutto con argomenti logici, per convalidare un desiderio, un interesse, una preferenza. Ecco com'è. Le nostre teorie si basano sempre su un'emozione. Il problema è essere consapevoli di quali cose vogliamo, sapere cioè quali sono le nostre preferenze

Quale pensi sia l'emozione predominante nella società odierna?

Penso che sia l’apprezzamento della concorrenza, ovvero la nostra valutazione positiva del comportamento che è conseguenza della concorrenza. Osservo che questo comportamento è conseguenza del pensare che competere sia un valore in quanto vi è l'idea che competere tra di noi ci porti al progresso e al successo. Penso che in questo momento ci muoviamo in questo desiderio e quindi abbiamo i seguenti comportamenti: il successo e il progresso sono ricercati attraverso la competizione e la lotta.

Siamo esseri umani determinati, distinti mediante la nostra visione del mondo a causa di ciò che abbiamo vissuto. La nostra possibilità di scegliere ciò che facciamo è definita dalle alternative che questo modo di vedere il mondo ci offre?

No, perché tu come essere umano puoi interrogarti sui fondamenti di ciò che fai. Quando te lo chiedi, arriverai a una cosa molto più fondamentale che alla fine ti metterà di fronte a una situazione etica. Gli esseri umani possono sempre fare un passo di lato e chiedersi se piace loro quello che stanno facendo. E se quello che stiamo facendo ci piace, continuiamo a farlo. E possiamo anche chiederci se ci piace che ci piaccia. Quindi si può entrare in uno spazio riflessivo, se lo si desidera.

E in quella riflessione, a quale conclusione sei arrivato? Cos'è che ti piace?

Mi piace quello che piace a tutti gli esseri umani: che ci rispettiamo a vicenda, che collaboriamo, che facciamo le cose in modo responsabile, che rispettiamo i nostri impegni, che siamo onesti con gli altri e con noi stessi.

In pratica non viviamo quanto da te esposto prima, noi non ci interroghiamo troppo, ci lasciamo guidare, viviamo di diffidenza e rancore. Puoi educare invece a questo comportamento che hai descritto?

Senza dubbio, ogni essere umano può essere educato, ovviamente questo quando si è bambini. Tutto è conseguenza del modo in cui viviamo con i nostri figli. Possiamo convivere con loro in modo tale che crescano nel risentimento e conseguentemente disposti a distruggere tutto oppure possono convivere con noi e siccome hanno collaborato con noi sono disposti a collaborare, ad aiutare un altro quando ne ha bisogno. Perché noi cresciamo a seconda di come viviamo con i nostri genitori.

Cos'è la democrazia?

La democrazia non è una nozione politica che si concretizza con l’elezione di governantila democrazia è la dichiarazione di una volontà di convivenza nella collaborazione e nel rispetto reciproco in un progetto di benessere comune per tutti. Se lo accetto, allora posso guardare alle conseguenze che ha questo modo di convivere e riflettere su come viene fatto, ma ci sono persone che sicuramente non vogliono la democrazia perché pensano che le cose non possano essere fatte senza autorità.

Come si costruisce quell'idea di democrazia?

Parlando di ciò che vogliamo. Pensiamo ad esempio alla costituzione politica di un paese. La costituzione è la dichiarazione di uno scopo concordato di convivenza. Ci incontriamo e accettiamo di vivere insieme in questo modo e lo esprimiamo in leggi e regolamenti. Se lo accettiamo tutti, quello sarà lo spazio per l'ordine e definiamo quale spazio ci dà per riflettere. Se parliamo, scopriremo che in fondo tutti gli esseri umani preferiscono l'onestà e la collaborazione all'obbedienza e alla sottomissione.

E se sì, perché non funziona?

Perché abbiamo teorie che lo negano. Abbiamo teorie che negano il funzionamento della convivenza democratica. Ogni discriminazione si basa sulla teoria che la giustifica. La prima cosa a cui dobbiamo rispondere è se vogliamo vivere insieme o no. Se trattiamo le nostre discrepanze come opposizioni che verranno risolte attraverso la lotta, stiamo percorrendo un sentiero. Se invece le trattiamo come situazioni in cui dobbiamo fermarci a parlare, perché in fondo vogliamo vivere insieme, andiamo per un'altra strada. Se una delle parti non vuole parlare, allora non funziona.

Ed è legittimo usare altre formule?

Obbligare con la forza, le persone a convivere in modo democratico non funzionerà, perché questo genera risentimento. Ma quello che accadrà è che, in fondo, se ci diamo il tempo, tutti vogliamo creare uno spazio di convivenza nel rispetto reciproco perché è lì che ci sentiamo meglio.

L'emozione predominante oggi, dicevi, è quella della competizione, quella di delegittimare l'altro, quella dell'essere migliore dell'altro. Come ci siamo arrivati? Come mai?

Penso che ci siano varie circostanze nel corso della storia, in tempi diversi. E hanno a che fare con la dipendenza, la dipendenza da molte cose. Ad esempio, la dipendenza dal potere è desiderare che l'altro faccia le cose per me. Perché mi sento bene, perché ho paura o non mi sento sicuro ad aprire uno spazio di collaborazione. Nella storia, tutti i conflitti sono dovuti a desideri contraddittori. Vogliamo cose diverse e non parliamo. Pensiamo anche che abbiamo una storia di controllo; quell'ordine nasce dalla sottomissione, dalla forza, e che inizia nella dipendenza dall'essere servito... E’ una droga! Siccome è bello che gli altri facciano le cose per noi, noi agogniamo e lottiamo per conquistare il potere proprio per provare il piacere di essere serviti dagli altri che sono sottomessi a noi.

È nella natura umana?

Penso che questo comportamento non sia nella natura umana ma sia stato appreso. E’ possibile acceratre che potrebbe essere diversamente, che è stato diversamente ed è diversamente. Ad esempio, in famiglia, dove c'è più collaborazione. Da qui il tema del parlare, prendersi del tempo per stare insieme e chiedersi come risolvere i nostri dissapori. È lì che si apre la possibilità di inventare qualcosa. Ma la domanda iniziale chiave è se vogliamo vivere insieme.

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