«L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!»

 

«L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!»



«Una perfetta tempesta, covata lungo un decennio, ha investito il Pd, con danni molto maggiori del modesto risultato elettorale del 25 settembre. Mentre Giorgia Meloni, dopo aver governato in passato con le altre forze politiche di destra, da undici anni ha deciso di rimanere fuori dal governo conquistando sempre più consensi, il Pd rimanendo quasi sempre al governo ha perso sempre più consensi. Meloni è divenuta così simbolo dell'antisistema e il Pd simbolo del sistema e con esso di ogni criticità e inefficienze nel governo del paese.» Leoluca Orlando

Riporto questa frase di Leoluca Orlando rivelatrice della assoluta mancanza di proposta da parte DI CHI SI TROVA ESCLUSO DAL POTERE.

In effetti la GUERRA DELLE ELEZIONI si conclude con VINCITORI DEL POTERE E VINTI.

Ai vinti si concede il diritto di dire no a tutti ed a tutti «L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!» come dire, alla Gino Bartali, tutto questo senza dire cosa fare.

Per i VINTI si tratta solo di aspettare che gli elettori, divenuti consapevoli che CHI HA IL POTERE lo esercita così come sempre si è esercitato, decidano di PUNIRE COSTORO VOTANDO QUELLI CHE SONO STATI ESCLUSI DAL POTERE.

Storicamente i nuovi vincitori fanno esattamente le stesse cose che fecero quelli di cui hanno preso la poltrona.

Noi apprezziamo l’arte, ad esempio io canto e che canto? Io canto le utopie che ispirano in chi mi ascolta uno spirito nostalgico, un desiderio di una convivenza umana dove prevalgono il rispetto, l'equità, l'armonia estetica con il mondo naturale e la dignità umana.

Ma come si può desiderare ciò che non si conosce?

Noi desideriamo vivere senza che ci sia il potere e quindi senza dominare e senza sottometterci. Quando votiamo desideriamo che chi chiede la responsabilità metta in atto una convivenza DEMOCRATICA dove prevalgono il rispetto, l'equità, l'armonia estetica con il mondo naturale e la dignità umana.

Storicamente invece abbiamo osservato una serie di vincitori che hanno esercitato il dominio e preteso sottomissione.

Buona riflessione

IL FUTURO DEI DEM
Il Mezzogiorno misura la febbre del Pd: o il partito cambia subito oppure dovrà scomparire
La vera cifra politica del Partito democratico dovrebbe essere l'impegno per i diritti sociali, i diritti legati alla eguaglianza di persone e nei territori a partire dal Mezzogiorno
LEOLUCA ORLANDO ex sindaco di Palermo
Una perfetta tempesta, covata lungo un decennio, ha investito il Pd, con danni molto maggiori del modesto risultato elettorale del 25 settembre. Mentre Giorgia Meloni, dopo aver governato in passato con le altre forze politiche di destra, da undici anni ha deciso di rimanere fuori dal governo conquistando sempre più consensi, il Pd rimanendo quasi sempre al governo ha perso sempre più consensi. Meloni è divenuta così simbolo dell'antisistema e il Pd simbolo del sistema e con esso di ogni criticità e inefficienze nel governo del paese.
Del tutto ininfluente è stato fare appello all'antifascismo per nascondere assenza di partecipazione dei cittadini alla vita del partito e di visione e progetto di futuro. A quanti, senza entusiasmo, hanno votato "turandosi il naso", ed io tra questi, si sommano milioni di storici elettori, che hanno deciso di disertare le urne. Il segretario Enrico Letta paga così un conto ben più alto delle sue azioni, ma del tutto meritato se riferito alle sue acquiescenze rispetto al prevalere di logiche correntizie, attente a raccattare scampoli di ruoli istituzionali e indifferenti rispetto al complessivo risultato elettorale del partito. Il Pd appare oggi giunto al capolinea, posteggiato su un binario morto, senza futuro.
La credibilità dopo le mazzette L'affare Qatargate ha mostrato uno scenario non solo giudiziario pesante ma anche eticamente spregevole, che ha certamente intaccato la credibilità in Europa del Pd e in Italia ha aumentato tra gli elettori di sinistra smarrimento e distacco.
E a sinistra, parimenti pesante, al di là delle responsabilità penali, la vicenda di Aboubakar Souhamoro con la sua ipocrita provocazione di entrare in parlamento con stivali sporchi di fango di un migrante sfruttato: un gesto divenuto provocazione non alla destra sovranista, ma a quanti si impegnano ogni giorno a garantire i diritti dei migranti. La destra al governo ha evitato di far ricorso a toni e polemiche forti per commentare questi squallidi episodi, lasciando che si consolidasse nella opinione pubblica la sfiducia nei riguardi del Pd e della sinistra. Ma ciò che più pesantemente caratterizza questo Pd è la distanza dai propri storici e naturali elettori. Così, da ultimo, la Cgil viene ricevuta con quattromila delegati da papa Francesco e però prende le distanze dall'attuale Partito democratico. La legge elettorale ha ulteriormente aggravato questo distacco. Il Pd, pur così spesso al governo e in maggioranza, non ha modificato il sistema elettorale per il rinnovo del parlamento, lasciando le liste bloccate fonte di potere per capicorrenti e apparati. Il Pd ha perso contatto, inoltre, e soprattutto, con la realtà dei diritti sociali negati e rimane confinato in salotti borghesi parolaie privi di collegamento con le periferie esistenziali, consegnate a logiche assistenziali e clientelari e ad una destra populista e sovranista o alle incursioni del Movimento Cinque stelle sul reddito di cittadinanza
Il Mezzogiorno oltre il Ponte
Il Mezzogiorno è termometro di questo fallimento, preda di politici arroganti o assenti nei loro territori e subalterni a Roma. E chi resta e vive al Sud, troppo spesso, si mostra rassegnato a lamentarsi o a chiedere perdono piuttosto che tentare—cosa ben più impegnativa — di cambiare. La prima responsabilità per il cambiamento è a carico di noi meridionali. Ciò che serve è, però, che ci si convinca tutti che l'attuale condizione penalizza chi vive al Sud sul versante dei diritti sociali, ma alla lunga all'interno di un quadro nazionale frena anche lo sviluppo del Nord o determina pericolose scissioni. È ora di smetterla di confinare il dibattito sul Mezzogiorno dentro contrapposizioni semplicistiche. Quando si parla di Mezzogiorno, infatti, si ricorre alla sterile contrapposizione sì/no: Ponte sullo stretto, reddito di cittadinanza, autonomia differenziata.
Ponte sullo stretto si, ma nessuna considerazione sul tempo necessario per raggiungere in treno Messina da Trapani, un tempo superiore a quello occorrente per raggiungere Milano da Napoli.
Reddito di cittadinanza sì, ma nessuna considerazione per sbocchi lavorativi al Sud come al Nord.
Autonomia differenziata sì, ma nessuna considerazione per il livello di prestazioni per servizi sociali, scolastici, culturali così fortemente diseguali peri cittadini del Sud. E così i diritti di eguaglianza, personale e territoriale, i cd. diritti sociali, che dovrebbero indicare la cifra politica di sinistra del Pd, mortificati soprattutto nel Mezzogiorno, segnano al tempo stesso la rottura tra le due Italie e la fine della stessa ragion d'essere di un partito, che dovrebbe essere di una sinistra non ideologica, ma aperta e fondata su principi sanciti dalla nostra Costituzione. Partecipazione e questione morale sono fondamentali precondizioni, a destra come a sinistra, per molti versi tra loro interdipendenti. La partecipazione dei cittadini non è soltanto occasione di confronto, ma è anche strumento di controllo su posizioni, comportamenti e stili di vita di rappresentanti ed esponenti del partito.
A cosa serve il Pd
Il contrasto a mafie e corruzione è, anche esso e per tutti, fondamentale precondizione dell'azione politica. Ma la vera cifra politica di un Partito democratico dovrebbe essere l'impegno peri diritti sociali, i diritti legati alla eguaglianza di persone e nei territori a partire dal Mezzogiorno. È interesse di tutti, ma è missione specifica di un partito di valori di sinistra, che il Mezzogiorno non sia considerato un pesante macigno per l'intero paese e non continui ad essere luogo di vita di cittadini di serie B. Riusciranno gli elettori alternativi alla destra, ed "esterni.' agli apparati del Pd, a indignarsi? A organizzarsi e divenire nel paese, nel Nord e nel Sud, forza di protesta e di resistenza? A pretendere, accanto ai diritti legati alla libertà, attenzione peri diritti legati alla eguaglianza? Il Pd è al bivio: nei prossimi mesi o cambia radicalmente o è destinato a implodere e scomparire dal panorama politico.
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