CONTE È UN POLITICO CHE LEGITTIMAMENTE LOTTA PER PRENDERSI IL POTERE CHE ESERCITERA’ - SE MAI LO OTTERRA’- ESATTAMENTE COME L’HA GIA’ FATTO NEGLI SCORSI ANNI OVVERO COME TUTTI QUELLI CHE L’HANNO AVUTO

 


CONTE È UN POLITICO CHE LEGITTIMAMENTE LOTTA PER PRENDERSI IL POTERE CHE ESERCITERA’ - SE MAI LO OTTERRA’- ESATTAMENTE COME L’HA GIA’ FATTO NEGLI SCORSI ANNI OVVERO COME TUTTI QUELLI CHE L’HANNO AVUTO

Ho letto l’articolo del Prof GIANFRANCO PASQUINO accademico dei Lincei sul quotidiano Domani di oggi 4 gennaio 2022. Pasquino descrive i politici che lottano per il potere, però molto francamente non mi aspettavo di leggere quello che ho letto. In quell’articolo si parla solo di politici che lottano per conquistare il potere distinti in alcuni che fingono di essere persone come noi ed in altri che invece manifestano la loro PRESUNTA SUPERORITA’ ALLA QUALE NOI INFERIORI DOVREMMO SOTTOMETTERCI. È vero che c’è una distinzione ma è tra chi si fa la guerra per conquistare il potere e chi come me, all’opposto, desidera la DEMOCRAZIA. Ed è di chi come me desidera la democrazia che voglio scrivere qui di seguito.

C’è voglia di democrazia grazie all’oltraggio pubblico che è stato scatenato con la scoperta di diverse situazioni di abuso, mancanza di etica, ingiustizia e disonestà, quello che noi stiamo vivendo in Italia ed in Europa, che ci fa rendere conto che anche se ci dichiariamo un paese democratico e diciamo che viviamo in una democrazia, ciò non accade davvero.

Questo accade perché noi non coesistiamo nel livello di onestà che vogliamo evocare quando noi diciamo che noi siamo un paese democratico.

Per chiarire questo, riflettiamo sulla intenzione di vivere insieme che la nozione di democrazia implica e che questa denuncia dei cittadini ci mostra un grido a volte disperato, ferito che dice che vogliamo vivere e viviamo in modo da operare come persone autonome che tra di loro si rispettano come persone etiche, che sono responsabili di ciò che fanno in una dinamica relazionale che è incentrata sui sentimenti ed emozioni, che mirano a generare e conservare bene - benessere e armonia nella convivenza nel rispetto reciproco.

Il grido dice: vogliamo essere visti, vogliamo avere presenza; vogliamo vivere e vivere insieme nella reciproca onestà, rispetto, vogliamo una vita che sia un vivere insieme nella democrazia.

Tuttavia, frequentemente confondiamo due aspetti di ciò che accade nel tentativo di tale vita e di tale modo di vivere insieme: il primo riferimento è a ciò che sentiamo dentro di noi; e il secondo ai mezzi di cui le istituzioni hanno bisogno per vivere insieme ed i comportamenti che le stesse istituzioni mettono in atto.

Il primo di questi due aspetti del vivere e coesistere che voglio evocare parlando della democrazia, è quello della sua dimensione intima (sensoriale, emotiva) e il secondo aspetto che voglio evocare parlando sempre della democrazia è quella delle dimensioni operative necessarie (le azioni tempestive).

Tutto ciò che noi esseri umano facciamo, ciò che facciamo da dove siamo nei nostri sentimenti intimi a seconda dell’apparire nel nostro vivere emotivo, vale a dire praticamente tutto ciò che facciamo, è conseguente al nostro desiderio, alle nostre paure, alle nostre gioie, alla nostra rabbia, ed ho potuto osservare che tutti gli argomenti razionali si basano su alcune emozioni accettate a priori.

Quello che sappiamo è che questo fatto di mettere alla base le emozioni, non nega la nostra ragione, ma ci consente di sapere da dove scegliamo il fondamenti del nostro ragionare, ed in tal modo possiamo divenire consapevoli dei nostri motivi per scegliere ciò che facciamo ed essere responsabili di ciò che noi scegliamo di fare.

Le ragioni sono sempre qualcosa che vogliamo conservare. Noi come facciamo a vivere in democrazia? E noi come facciamo quello che facciamo per vivere in democrazia?

La convivenza nella democrazia è un’opera d'arte nel campo della vita ed in quello della coesistenza sociale- umana questo fatto si manifesta solo quando consapevolmente viviamo in essa “dimensioni intime di vivere insieme” nella democrazia che sono le seguenti:

*. Desideri di esistere e coesistere.

*. Rispetto per te stesso.

*. Onestà. *

*. Il rispetto reciproco. *

*. Collaborazione. *

*. Equità. *

*. Etica sociale .*

*. conversazione premurosa. *

Se manca qualcuna di queste dimensioni intime mancano tutte le altre, e non c'è, né si può avere coesistenza democratica.

Queste dimensioni intime di vivere, e di vivere insieme in modo democratico tutti sappiamo cosa vogliano dire, comunque dirò qualcosa di ciascuna di loro.

Desiderio di esistere e coesistere: se non c'è desiderio di coesistere e vivere insieme ed invece siamo costretti ad stare insieme agli altri, viviamo con l'altra o l'altro nella rabbia, e inganniamo noi stessi costringendoci ad avere tolleranza nei loro riguardi in quanto non possiamo farci da parte. La domanda che ci dobbiamo fare è: vogliamo o non vogliamo vivere insieme a queste persone?

Rispetto per sé stessi: rispetto per noi stessi e per gli altri, se ci riflettiamo succede lo stesso a noi quando sentiamo che non dobbiamo giustificare le nostre azioni e che non ci sentiamo in colpa o in peccato per le nostre azioni.

Onestà: l'onestà si verifica quando non mentiamo, non imbrogliamo, non manipoliamo, quando noi riflettendo riconosciamo i nostri errori nell’ambito della nostra coesistenza e del nostro coesistere.

Rispetto reciproco: rispetto reciproco accade in una relazione quando si è nella circostanza che si può conversare in modo riflessivo senza che uno o l'altro “non si senta” ascoltato così qualsiasi accordo o consenso che si raggiunge lo si vive in onestà.

Collaborazione: la collaborazione si verifica quando ciò che facciamo con gli altri lo facciamo nella voglia di farlo esplicitamente o implicitamente come uno scopo comune, e lo facciamo con piacere agendo nel rispetto reciproco e con la sensazione della libertà di riflettere. Non è che necessariamente bisogna fare qualcosa insieme a un altro ma è essere consapevole e riconoscere che la propria opera influisce sulla comunità.

Equità: l’equità si verifica quando ci sentiamo nell’area di convivenza in cui ci troviamo nonostante qualsiasi emozione che rompe l'armonia del nostro accesso alle ondizioni di realizzazione della dignità del nostro vivere e del vivere insieme agli altri. L' energia è distribuita in un modo armonico.

Etica sociale: l’etica sociale si verifica quando la persona è guidata nei suoi comportamenti in modo da essere consapevole e responsabile al fine di evitare di avere comportamenti e fare azioni che possano fare male a noi stessi oppure agli altri o anche in campo ecologico.

Conversazione riflessiva: la conversazione premurosa si verifica quando si è determinati a conversare considerando la validità della fondatezza di dove si fa ciò che si fa, o si pensa cosa si pensa essendo disposti a cambiare nel fare o pensare, se le azioni sociali violano l’etica. È l’atto di lasciar andare le certezze.

Responsabilità delle istituzioni: dimensione operativa delle istituzioni che è definita come il rendere esplicito il vivere e il vivere democratico come un progetto di convivenza desiderato.

Come scritto il secondo aspetto lo chiamerò le loro dimensioni operative (di azioni tempestive) ovvero le operazioni relazionali di convivenza democratica e sono:

*. La responsabilità transitoria.

*. Lo spazio riflessivo comune.

*. I conflitti di desideri.

*. La formazione dei cittadini.

*. Il cambiamento e trasformazione.

Se una di queste dimensioni operative fallisce le istituzioni non ci sono possibilità di conservare la convivenza democratica a meno che non si risponde in maniera affermativa alla domanda fondamentale che sorge in quel momento, e cioè: vogliamo o non vogliamo esistere e coesistere insieme agli altri?

Responsabilità transitoria: il problema si verifica quando un manipolo di cittadini ottiene la responsabilità del governo. In questa circostanza si è tentati di appropriarsene stabilmente perché ci si sente come artefici di cose fatte bene. Ecco perché la convivenza democratica richiede istituzioni che assicurino che le responsabilità di governo siano sempre assegnate con un carattere transitorio.

Spazio riflessivo comune: la conversazione riflessiva è fondamentale per qualsiasi coesistenza umana basata sul rispetto reciproco, ed è per questo che la convivenza democratica richiede istituzioni che definiscano e conservino lo spazio riflessivo comune.

Conflitti di desideri: i problemi della convivenza tra gli umani sono sempre i conflitti di desideri; ci sono momenti nei quali noi vogliamo cose diverse, e questo è un conflitto. L’esito può essere di vivere da soli o decidere se ci incontreremo di nuovo nel desiderio di coesistere. E questo è il motivo per cui le istituzioni che si aprono a collaborare devono essere aperte o riaperte in una sala riunioni ed è per questo che sono essenziali tali riunioni per conversare nel desiderio della coesistenza e della convivenza, e sono possibili solo nel rispetto reciproco.

*. Formazione dei cittadini: il cittadino democratico è modellato in un modo spontaneo fin dall'infanzia dalla famiglia e dalla scuola che hanno vissuto in dimensioni del vivere insieme democratico, o, se non è stato fatto bene, o se tale dimensione del vivere democratico è stato perso, è sempre possibile più tardi, in un incontro riflessivo sul rispetto reciproco che ogni persona cerca nella sua privacy biologica. Le istituzioni di formazione e ispirazione di una convivenza dei cittadini (democratica) dovrebbero fin dall'infanzia far si che tale convivenza nasca dall'amore del rispetto reciproco spontaneo, e poi successivamente in un vivere come persone riflessive consapevoli della loro partecipazione a questo progetto di convivenza e certe di essere fondamentali per la sua realizzazione e conservazione.

Cambiamento e trasformazione: tutto quello che si verifica nel vivere umano, come nel vivere di tutti gli esseri viventi si verifica come un “successo storico”, e tutto cambia e si trasforma intorno a ciò che è un successo storico che permane. Se vogliamo vivere e se vogliamo vivere insieme democraticamente, dobbiamo conservare conscio e inconscio che sono dimensioni operative intime che eseguono ciò che desideriamo. E accadrà nella misura in cui abbiamo istituzioni esplicite ed implicite che ci permettano di pensare e riflettere sui nostri desideri di convivenza di fronte al cambiamento storico e di conoscenza e abilità tecnologiche che viviamo. La convivenza nella democrazia è un’opera d'arte in campo di vita e coesistenza sociale- umana questo è fatto e conservato solo quando vuoi consapevolmente viviamo in esso.

Lo scopo di questo scritto è quello di fare tre cose: in primo luogo, invitare alla riflessione sulla natura psichico intima che avvolge l’accordo di convivenza democratica; in secondo luogo, invita la riflessione sulla natura della dinamica operativa che l’accordo di convivenza Democratica comporta, e se abbiamo il desiderio e scopo di farlo emergere e tenerlo nel nostro vivere quotidiano perché noi vogliamo viverlo; e in terzo luogo per me personalmente pensare la democrazia non è un semplice esercizio intellettuale , io sto riflettendo sui nostri bambini e giovani con i quali converso e osservo che le conversazioni possono dare luogo a trasformazioni in convivenza con me stesso il che trasforma anche me.

Io sono impegnato nella riflessione e nell’azione, nella consapevolezza che i bambini e i giovani non vivono in questo presente in un ambiente democratico che è il solo ambiente sano in cui possiamo prendere in consegna lo spazio relazionale, ma sono consapevole che essi vivono oggi in un paese che non li accoglie perché vede o respinge nella cecità nell'incoerenza e nella disonestà in cui noi siamo immersi. Vogliamo o non vogliamo che questi bambini e i giovani diventino adulti democratici, senza discriminare gli altri; che essi stessi si rispettino e rispettino gli altri; che siano onesti, che capiscano loro stessi e la comunità; che collaborino nel modo più naturale nella co - esistenza ed equità che nasca spontanea in tutto il loro agire?

Immaginare questo si può, anche in 10 o più anni perché i bambini ed i giovani di oggi saranno gli adulti di domani, (molti di loro insegnanti, genitori, madri, politici, professionisti, tecnici, artisti, scienziati, uomini d'affari) e a questi adulti di domani potremo chiedere quale paese hanno vissuto nella loro infanzia e nell' adolescenza? E questo che fai oggi, l’hai imparato allora?

Con sicurezza vorrei che questi bambini di oggi, una volta divenuti adulti possano rispondere che hanno vissuto in un paese democratico dove hanno imparato che la democrazia non è un’idea, né un concetto dove hanno capito che la democrazia è un modo di vivere insieme e di co - esistere in armonia con gli altri nella comunità.

Ed io mi chiedo adesso: cosa stiamo costruendo oggi come Paese, Stato, Governo, Istituzioni, Aziende, Organizzazioni Politiche per rendere possibile che questo accada quando i nostri bambini e giovani diverranno adulti?

Buona riflessione

CONTE E LE VACANZE A CORTINA
Chi vuole migliorare la politica eviti gli eccessi
GIANFRANCO PASQUINO accademico dei Lincei
Ho sempre pensato che per chi entra in politica la linea distintiva "privato/pubblico" si appanna. Praticamente sparisce Non è soltanto perché l'attività politica, in special modo in democrazia, deve essere trasparente e costantemente monitorata, a maggior ragione se l'uomo o la donna politica hanno molto potere, e di conseguenza godono anche di molti privilegi, ma anche perché chi fa politica, soprattutto ad alto livello, dovrebbe essere motivato politicamente e moralmente a influenzare gli altri. Se ha una idea di società, una visione di come trasformare le condizioni di lavoro e di vita, non può non proporsi di proiettare i suoi personali comportamenti come esemplari. Pertanto, quello che fa mira a segnalare il possibile, indicare il preferibile, evidenziare quanto di buono e utile può essere introdotto in situazioni spesso riprovevoli. Lui/lei politici hanno espresso le loro opinioni in materia durante le campagne elettorali, non soltanto per ottenere voti, ma per formulare proposte tanto più credibili poiché i loro comportamenti sono coerenti. Naturalmente, nessuno chiederà ai candidati ricchi di celare le loro ricchezze, magari di non ostentarle. D'altronde, quei candidati, peraltro, non tutti, da un lato, prenderanno come esempio da emulare la loro storia di successo, from rags to riches (traduzione dalle stalle alle stelle), dalla polvere alle stelle, da strillone all'angolo della strada a proprietario di un impero mediatico (sento acutamente l'antichità di questo percorso); dall'altro, prenderanno l'impegno solenne di creare le condizioni, le chiameranno opportunità, affinché tutti possano almeno provare, se così vogliono, a diventare più che benestanti. Candidati, dirigenti, politici di successo e (quasi tutti gli) elettori sono consapevoli che stanno partecipando a una finzione, ma che, comunque, vale la pena pensare che chi è ricco sia disposto a sfruttare le sue risorse, le sue competenze, le sue esperienze anche a favore degli altri, e non solo. Infatti, migliorando la vita di molti quel politico accrescerà le sue chances di rimanere in politica, di essere rieletto, di ottenere cariche di rilievo dalle quali continuare a esercitare potere. Altri politici non sono partiti da condizioni favorevoli di reddito e di disponibilità di risorse si vanteranno di avercela fatta grazie alle loro capacità e annunceranno la loro volontà di agire a favore degli elettori, al servizio dei concittadini. Alcuni lo faranno con modi e toni populisti; altri con la pazienza dei riformisti. In entrambi i casi, tuttavia, le aspettative degli elettori e probabilmente anche dei compagni di partito è che quei politici non mireranno all'arricchimento personale e non esibiranno i loro successi neppure, eventualmente, in termini di denaro. Non riesco proprio a scrivere che non c'è nulla di male a trascorrere vacanze in hotel di lusso se un politico, che pure ha come programma fondamentale quello di sconfiggere la povertà, può permetterselo. Tuttavia, vedo gli eccessi e soprattutto colgo l'incoerenza. Est modus in rebus «v'è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto». Chi vuole migliorare la politica dovrebbe sapere che comportamenti sobri creano le premesse migliori e gli sono di probabile giovamento. Naturalmente, neppure il parere di un pur autorevole studioso di politica può fare testo.
Saranno poi gli elettori a giudicare, ma quand'anche assolvessero e rieleggessero, rimane lecito stigmatizzare l'incoerenza dei comportamenti e dire semplicemente 'No, non si fa così".
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