Struttura e organizzazione - Domini di esistenza dei sistemi viventi

 


Domini di esistenza dei sistemi viventi

Struttura e organizzazione

Gli esseri viventi come sistemi in genere esistono almeno in due domini.

Uno è il dominio della dinamica molecolare che in biologia definiscono come la dinamica fisiologica e l'altro il dominio delle nostre interazioni, quello che chiamiamo normalmente dominio del comportamento.

Il club è un club in un dominio di dichiarazioni sociali, ha una personalità giuridica e nello stesso tempo è formato dalle persone con i loro comportamenti, come totalità e nello spazio delle dichiarazioni. Questo vale per tutti i sistemi. Credo sia importante per l'educazione capire un'altra cosa: se uno dice: "questo club è stato fondato nel 1615", dice, che dal 1615 ad ora si è conservata l'organizzazione che definisce questo club, ma la struttura del club, le persone che lo compongono, i comportamenti particolari tenuti da queste persone in questo tempo cambiano con le persone stesse.

A volte il club è formato da molte persone, ha una personalità giuridica e nello stesso tempo è formato dalle persone con i loro comportamenti. Questo vale per tutti i sistemi.

Lo stesso accade a noi nel corso della nostra vita: dalla nostra nascita al momento presente si conserva la nostra autopoiesi, ma la nostra struttura è cambiata continuamente.

La struttura cambia in due modi: per la dinamica interna e per le interazioni con l’esterno.

Quando un bambino o una bambina vanno a scuola, vivono una storia di cambiamenti nella loro struttura, in parte dovuta alla loro struttura interna, in parte alle interazioni che vivono a scuola. Se la struttura cambia, il modo di relazionarsi cambia, se cambia il modo di relazionarsi, cambia la struttura.

Per ogni essere vivente il vivere accade come una storia di cambiamenti strutturali nella quale essere vivente e circostanze cambiano insieme; non ci rendiamo conto che le circostanze cambiano con noi, perché pensiamo che una circostanza sia lì in modo costante.

Ricordo che quando studiavo all'Università di Harvard, al mio arrivo il portiere mi ha salutato e mi ha chiesto come mi chiamavo, dopodiché ogni volta che mi incontrava mi diceva: "Come va Humberto, come stai?". Dopo due anni quando ho superato l'esame di dottorato il portiere mi ha salutato dicendo:" Dottor Maturana, come va?".

Io perciò non ho incontrato la stessa persona quando sono entrato all' Università e quando ne sono uscito e lo stesso potrei dire rispetto alla porta, cioè che non sono entrato ed uscito dalla stessa porta.

Dal punto di vista di una fotografia la porta è la stessa, dal punto di vista del vivere non è la stessa. Questo è quello che succede al bambino, perciò quando gli insegnanti parlano agli studenti di cose vissute tre o quattro anni prima, gli studenti dicono: "Noi non siamo più là, noi siamo qui!". Gli studenti, sia bambini che universitari si aspettano che la circostanza cambi insieme con loro.

Riprendendo lo schema dell'unità autopoietica (vedi fig. 3), possiamo dire che l’interno del disegno rappresenta la nostra corporeità come esseri biologici, rispetto alla nostra corporeità noi ci definiamo "Homo sapiens": nella dinamica relazionale rappresentata dalla freccia noi manifestiamo il comportamento umano, come esseri umani noi esistiamo nel linguaggio.

Immaginiamo di andare in un museo britannico e di

incontrare uno zoologo inglese, questo zoologo ci prende per mano e ci conduce davanti a una gabbia dove sta scritto. "Homo sapiens, animale pericoloso": se noi osserviamo questo animale, vediamo un essere disperato che grida, si agita, è a contatto con i suoi escrementi. Ma questo è un essere umano? Non ha un comportamento umano.

Supponiamo ancora di avere un cane affettuoso e allegro: noi giochiamo con lui e lui gioca con noi, noi diciamo che questo cane è meraviglioso e che è intelligente.

Noi diciamo che quando arriviamo a casa il cane ci saluta e ci dice: "Come sono contento che tu sia tornato!" : in quel preciso momento la coda del cane ha un particolare movimento che ci ricorda la sua corporeità e ci fa capire il modo con cui un cane "parla" che non è quello di una persona.

Per essere un essere umano bisogna avere una corporeità di Homo sapiens e un comportamento umano; questi due aspetti non sono indipendenti, non basta un comportamento umano per essere umano, non basta la corporeità di Homo sapiens per esserlo.

L' essere umano è una dinamica che comprende una certa corporeità, I' interessante è che la condizione di essere umano in quanto dinamica, si conserva nella continua realizzazione di questa dinamica.

Io sono universitario, e cosa mi succede se l'università finisce? Io non lo sono più. Essere professore universitario non è una cosa mia, è una dinamica relazionale; io contribuisco alla università essendo professore universitario e l'università altrettanto contribuisce a me in quanto io sono professore universitario nell'università: è una dinamica che si conserva in modo sistemico nella continua realizzazione.

Le relazioni interpersonali

Che cosa succede nelle relazioni interpersonali? Esattamente la stessa cosa. Due persone diventano amiche, essere amiche implica il relazionarsi in un certo spazio amoroso, le persone continuano ad essere amiche fintantantoché la loro condotta si conserva in questa realizzazione, cioè l’amico si conserva nella realizzazione dell’amicizia e l’amicizia si conserva nella relazione tra gli amici.

Sistemi di questo tipo si formano continuamente e si conservano come entità dinamiche.

Basta guardare la scuola e le relazioni allievo-insegnante.

Il sistema insegnante-allievo-allieva, acquisisce una certa identità nella relazione professore-alunno-alunna e questa identità si conserva con questa relazione: questa è la difficoltà dell’educazione, perché si costituiscono dinamiche che stabiliscono l'identità.

Lo studente è la migliore o peggiore opportunità per l’insegnante e viceversa.

Se io ad esempio tratto i miei allievi come se fossero poco intelligenti, gli allievi si comporteranno con me come poco intelligenti e io mi comporto con loro in modo che diventano poco intelligenti: gli studenti ed io contribuiamo a questo sistema nel quale essi emergono come poco intelligenti e io emergo come insegnante che ha allievi poco intelligenti. Allo stesso tempo se io cambio la mia dinamica di relazione con gli allievi in modo che essi emergano come intelligenti, gli allievi mi dànno la possibilità di poter emergere come un insegnante che ha allievi intelligenti e tutto il sistema cambia, va in un'altra direzione in cui professore e allievi sono intelligenti.

Ritornando all' esempio dell’insegnante di matematica, forse ho fatto una caricatura, ma per favore ascoltatela con benevolenza: mentre l'insegnante pensava che la matematica fosse noiosa, difficile, che non avrebbe interessato gli studenti, così anche gli studenti pensavano che la matematica era difficile, noiosa e che non valeva la pena di appassionarsi ad essa.

L'una e gli altri contribuivano a far sì che le lezioni diventassero noiose e questo poteva continuare così ali 'infinito.

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