Dopo il Covid 19 non basta abbassare il volume
Ieri ho scritto a Leonardo Palmisano che sul Corriere del
Mezzogiorno dava per scontato che la Puglia liquida (quella del prima del Covid
19) avesse le ore contate. Ho chiesto al sociologo su cosa basasse questa sua
certezza, quali fossero gli atti che lo hanno spinto a scrivere che in Puglia
ci sarà un radicale cambiamento dei comportamenti sociali. Gli ho scritto ieri
spero che mi risponda.
Ecco perché, è mia opinione, che Claudio Scamardella,
Direttore responsabile del Quotidiano di Puglia nel suo articolo in prima
pagina del 5 aprile 2020, abbia ragione a scrivere che è molto probabile che
nulla cambi e che tutte queste buone intenzioni, siano il noto lastricato delle
vie dell’inferno.
Se è vero che tutti auspicano una società che finalmente
abbandoni la cultura della competizione e la sua conseguenza rappresentata dal
neoliberismo economico, è altrettanto vero che nessuno indica il processo
attraverso il quale si possa giungere a qualcosa che renda la nostra vita UMANA.
Già! Nel suo articolo di oggi Scamardella, elenca tutto ciò che da più parti
viene ritenuto un comportamento da abbandonare, ma non sembra rendersi conto
che queste persone scrivono e dicono che tutto cambierà, perché si rendono
conto che i nostri comportamenti, quelli del PRIMA COVID 19, NON SONO UMANI.
Scamardella inoltre non si rende conto che il capitalismo e
la finanza globale, attraverso il neoliberismo economico, sono stati e sono tuttora incapaci, come è sotto gli
occhi di tutti, di affrontare e risolvere il problema pandemia. La cultura
della competizione e il Capitalismo globale con la Finanza è incapace di risolvere
il problema GLOBALE della pandemia, quello dell’Ambiente, quello del miliardo
di persone che muoiono di fame e quello delle persone che migrano verso l’occidente
ricco e industrializzato. Questo è un fatto di cui Scamardella sembra non
accorgersi perché indica l’evasione fiscale del potere economico la
responsabile dello smantellamento della Sanità pubblica e il potere politico di
tutti i partiti come il responsabile della privatizzazione selvaggia.
Scamardella scambia il sintomo per la malattia.
Al contrario del Direttore responsabile del Quotidiano, io
ritengo che sia la cultura della competizione che pratichiamo tutti noi, che ha
determinato ciò che invece Scamardella pensa sia colpa del potere economico e
politico.
Su una cosa ha ragione invece Scamardella e cioè che non
verrà mai dal potere economico e politico alcun’indicazione di cambiamento
culturale. E’ già successo dopo il fascismo che, come diceva Pannella, fece
passare l’Italia dalla dittatura del fascismo a quella del fascio dei partiti, perché
se prima c’era il dominio assoluto del tiranno a cui tutti noi dovevamo essere
sottomessi e ubbidienti, dopo nel dopoguerra c’è stato il dominio di un’oligarchia
formata da tutti i partiti a cui noi abbiamo dovuto essere altrettanto
sottomessi e ubbidienti. Dominio che per essere esercitato è sempre costretto
all’utilizzo della violenza. La violenza può essere usata in vari gradi di
intensità, come il volume dell’autoradio che può essere tenuto basso, oppure andare
“a tutto volume”! Ecco il fascismo era un’autoradio a tutto volume, le
oligarchie dei partiti il volume lo tenevano più basso, anche se è vero che, se
potessimo sommare le singole intensità, otterremmo lo stesso volume altissimo
del fascismo. Faccio notare che sono arrivati tempi in cui c’è chi questo desiderio
di fascismo, questa richiesta di andare “a tutto volume”, dell’uomo solo al
comando, è concretamente messa in atto dal Sindaco eletto direttamente dal popolo,
dal Governatore eletto direttamente dal popolo e dalla sempre più pressante
richiesta dell’elezione diretta del Capo dello Stato. In questo tempo è sotto
gli occhi di tutti che alcuni giornali, partiti e uomini cosiddetti di cultura stanno
riproponendo il Capo a cui affidare il nostro destino, in salse diverse ma con
lo stesso effetto devastante.
Ci rifletta Scamardella sulla sua proposta di rendere UMANA
la nostra convivenza sociale attraverso più potere ai politici e meno all’economia,
suggerendo in definitiva, di abbassare il volume. Solo che nell’autoradio continua
ad andare sempre la stessa musica anche se
a volume differente.
Antonio Bruno Ferro
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