Uno spazio libero
La questione della libertà è una scelta. Si tratta di decidere
di non dare il potere ad altre persone che decidono ciò che devi o non devi
fare. Basta la riflessione per avere comportamenti adeguati alle circostanze.
Non è possibile costruire uno spazio libero per gli altri.
Ognuno di noi ha il potere di gestire uno spazio nel quale esercitare la sua
libertà.
Lo so sembra banale, ma non lo è, perché deriva dalle mie
osservazioni su comportamenti che registro e che sono assolutamente privi di
qualunque potere su di me, perché io ho il potere, scusate il giro di parole,
di non dargli il potere.
Naturalmente ciò è applicabile nel dominio delle azioni
messe in atto, per il piacere di farle, che danno benessere, per il solo
piacere di farle.
Nel dominio del lavoro tale comportamento non è applicabile perché,
in quel caso, si tratta di avere dei comportamenti che devono soddisfare le
esigenze del committente, il quale in cambio, riconosce un corrispettivo
economico.
Ma veniamo ad un esempio che riguarda un mio comportamento
nell’esistenza sociale, che metto in atto per il solo piacere di farlo.
Io come hanno avuto modo di vedere i miei amici di Facebook,
provo piacere quando canto. Inoltre provo piacere, nel partecipare queste mie
canzoni agli altri attraverso Facebook, Social Network che mi da la possibilità
di avere un pubblico.
Naturalmente alcuni miei amici ed amiche care, mi
partecipano le loro opinioni sulle mie performance canore. Io sono molto
contento della circostanza che queste amiche ed amici mi facciano il grande
onore di scrivermi quello che pensano. Ho osservato che quelli a cui è piaciuto
manifestano pubblicamente questa loro opinione, invece quelli a cui la mia performance
non è piaciuta, mi partecipano in privato le loro perplessità e i loro giudizi
negativi.
Siccome posso vedere quante visualizzazioni ha avuto il
video, ho preso atto che la maggior parte di quelli che lo vedono, non
esprimono alcun giudizio e quindi ne deduco, che alla maggior parte le mie
performance canore sono assolutamente indifferenti.
La riflessione che voglio parteciparvi è che io considero
assolutamente legittime tutte le opinioni espresse sulle mie performance canore
ed altrettanto legittima l’indifferenza. Inoltre rispetto profondamente tutte
le persone che mi fanno il grande onore di ascoltare i miei video.
Approfitto di queste osservazioni sul mio piacere di cantare,
per il solo piacere di cantare, per estenderle ad un’altra attività della mia
esistenza sociale che faccio con lo stesso spirito. Mi riferisco all’incarico
che ricopro di cittadino. Lo svolgimento del mio incarico di cittadino, che è
pubblico, determina nei miei amici e conoscenti, lo stesso comportamento di
approvazione, critica o indifferenza che provoca l’ascolto delle mie
performance canore.
Ritengo questi comportamenti di questi amici e conoscenti
altrettanto legittimi e degni di rispetto. Per questo non entro in competizione
con questi amici appartenenti a sodalizi distinti e distanti sia da me che tra
di loro.
Tutto ciò non confligge con la mia libera espressione sulle
questioni relative al bene comune. Naturalmente rimango estraneo a ogni tipo di
conflitto che è sorto, sorge o dovesse sorgere in futuro, tra questi miei amici
e conoscenti. I conflitti sono il frutto della competizione e quindi non mi
vedono protagonista perché appena dovessi scorgere questa cultura, pur rispettandola
e rispettando coloro i quali la praticano, non condividendola me ne allontano.
Essere cittadini significa sentire la responsabilità a
collaborare per l’amministrazione e gestione dei beni comuni. Ne consegue che è
impossibile tale collaborazione se si è oppositori oppure codini (nel senso di
yes man o chi dice sempre di si) rispetto al potere.
Nella cultura della collaborazione che pratico non può accadere
di andare a Sanremo con lo scopo di competere per vincere il festival né di
competere con altri manipoli decisi di donne e uomini allo scopo di vincere il
potere.
Nella cultura della collaborazione che io pratico, si ha la responsabilità
di essere cittadino per il piacere di avere quella responsabilità, al fine di
collaborare con l’intera comunità, nessuno escluso, in un progetto comune.
L’osservazione della competizione tra manipoli decisi di
donne e uomini, che si fanno la guerra senza esclusione di colpi, mi porta a
dedurre che ciò comporta l’ottenimento del piacere, non nel piacere di farlo,
per il solo piacere di farlo.
Osservo che tale vittoria del potere da il dominio su altre
persone, e osservo altresì che tale dominio è finalizzato all’ottenimento del
piacere di essere servito. Coloro i quali invece si sottomettono e sono
ubbidienti al potere, non hanno nemmeno loro il piacere di essere sottomessi e
ubbidienti, per il solo piacere di essere sottomessi e ubbidienti, ma perché in
conseguenza della loro sottomissione e ubbidienza si aspettano dai potenti, una
ricompensa che gli darà il piacere.
Sia chi ha il potere, che chi ubbidisce ed è sottomesso, si
comporta così perché è un lavoro che produce l’ottenimento di un corrispettivo
rappresentato rispettivamente, dal piacere di essere servito e dal piacere di
ottenere una ricompensa.
Ho scritto queste mie osservazioni perché, se non le avessi
scritte, non sarebbero mai diventate mie, come invece sono ora.
Antonio Bruno Ferro
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