Il mestiere di cittadino



Il mestiere del cittadino

La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero,
ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.
Theodor Wiesengrund Adorno

Quando affermo che il più alto incarico che si può ricoprire all’interno della Comunità è quello di cittadino, non faccio altro che riferire della mia esperienza personale, che non mi sognerei mai di pretendere che diventi anche quella degli altri cittadini della Comunità, anche se io desidererei che ciò che faccio fosse coordinato anche con ciò che fanno gli altri.
Voglio dire che quando votiamo, alle elezioni, scegliamo i cittadini a cui diamo la responsabilità della gestione e amministrazione della Comunità. Una volta finito lo scrutinio dei voti e dopo la successiva proclamazione degli eletti, secondo me non si esaurisce la mia responsabilità di cittadino.
Io per tutto il tempo ho la responsabilità di collaborare per la buona riuscita della gestione e amministrazione della Comunità.
Chiunque sia stato prescelto per l’affidamento della responsabilità sicuramente ha anche una famiglia, un lavoro, degli interessi che comunque deve continuare a coltivare anche nel periodo in cui è chiamato alla ulteriore responsabilità della Comunità.
Ed ecco che in virtù di questa consapevolezza, spetta a noi tutti cittadini guardare all’impegno dei prescelti con clemenza, nel caso non corrisponda perfettamente alla maggiore efficienza ed efficacia amministrativa.
I prescelti fanno sempre del loro meglio e, comunque, sono chiamati a fare del loro meglio per l’intera durata del mandato amministrativo che come tutti sappiamo è di cinque anni.
Io rispetto chi, soprattutto su Facebook, continua a denunciare le inefficienze dei prescelti, ma non condivido questo comportamento che è proprio dei cittadini che si comportano da consumatori.
Il consumatore, siccome paga, deve essere soddisfatto e se non lo fosse, ecco che solleva ogni polverone possibile e arriva addirittura a rivendicare danni che gli fossero stati provocati dall’Azienda produttrice del bene o servizio che ha consumato.
Ma per la pubblica amministrazione questo comportamento, è mia opinione, che sia inadeguato perché ad amministrare e gestire sono dei cittadini come me e come tutti e sono cittadini che lo fanno quasi gratis.
Non c’è profitto o tornaconto nell’incarico di prescelto a cui diamo la responsabilità della Comunità. E se ci fosse, non ci troveremmo più di fronte a un prescelto, ma invece si tratterebbe di un Capo a cui chiedere una ricompensa, in cambio della nostra ubbidienza e sottomissione.
Io leggo molti commenti di miei concittadini su Facebook e registro comportamenti di ribellione per non aver ottenuto la ricompensa o di sottomissione ed ubbidienza da parte di chi invece, la ricompensa l’ha ottenuta.
A scanso di equivoci rispetto e riconosco la legittimità del comportamento ubbidiente e sottomesso dei cittadini che hanno ottenuto la ricompensa e allo stesso modo rispetto e riconosco la legittimità del comportamento di ribellione dei cittadini che invece la ricompensa non l’hanno ottenuta.
Il fatto è che, secondo me, essendo la Comunità di tutti, nelle circostanze in cui vivo ritengo che la cultura patriarcale che informa i comportamenti di cui sopra, non sia adeguata.
Il ragionamento che faccio io e che informa i miei comportamenti è il seguente: “Sindaco, Assessori e Consiglieri Comunali, fanno del loro meglio. Nonostante io osservi che non tutto quello che fanno è efficiente ed efficace, quando riscontro una inadeguatezza, collaboro al fine di dare il mio contributo per ottenere quella efficienza ed efficacia che mi pare non ci siano.”
Per essere ancora più chiaro e per contribuire meglio sarebbe opportuno che i temi che riguardano la nostra Comunità, fossero oggetto di continue conversazioni, le uniche in grado di generare accordi.

Antonio Bruno Ferro

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