Un bambino degli anni 60



Ma com’era la vita di un bambino degli anni ’60? Era felice! Questa parola condensa tante altre emozioni che alla fine, al solo pensiero, ti fanno sentire bene, come adesso. Ecco perché ne scrivo, per riprovare ancora una volta, quelle belle emozioni ora come allora.
Il viso della mamma che mi sorride, che pronuncia il mio nome che, detto da lei, è musica delicata e sensuale.
I giorni lunghissimi, pieni di dolce far nulla e di giochi con altri bambini e bambine. La Tv accesa all’inizio delle trasmissioni che accompagnava i pomeriggi e le sere.
Quella zuppa con il latte, mentre Carosello snocciolava consigli su consigli e scenette su scenette. I nonni, le giornate passate con loro, le frittelle della nonna e le riparazioni degli oggetti di casa ad opera del nonno, in quella corte dietro alla Farmacia di don Gennaro.
Le suore del “Vergallo” e qui giocattoli chiusi nella vetrina, irraggiungibili. La mescia con tutti quegli sgabelli appoggiati ai muri con bambine e bambini seduti, in piedi, che correvano, che sorridevano, che piangevano e sognavano di far ritorno dalla mamma al più presto possibile.
I pomeriggi passati con la nonna in quella Chiesa madre piena zeppa di donne che continuavano a snocciolare rosari in un’atmosfera densa di spiritualità popolare.
Quelle sedie appoggiate al muro di Via Calvario vicino ai Barbieri fratelli Antonio e Cesare Capone “Li Girda” e poi a seguire le altre sedie della Società. Il fumo di quei sigari e delle pipe e le sputacchiere piene di sabbia. All’interno i tavoli con quei signori che giocavano a carte, mai senza fumare, con quelle dita ingiallite dal fumo di tabacco che sbattevano le carte su quei tavoli.
La vetrina del tabacchino di Domenico, all’angolo con i fumetti e le figurine dei calciatori della Panini, le bustine buttate a terra dopo aver estratto le figurine che divenivano la posta nei giochi con le mani “morra cinese” e “pari e dispari”. Pochissimi bambini, anzi penso proprio nessuno, sono riusciti a completare l’album con tutte le squadre di calcio del campionato di quegli anni. Chissà che fine hanno fatto quelle figurine di calciatori?
Forse stanno da qualche parte dove ci sono anche le biglie di vetro che dovevano andare in buca per poi colpire la biglia dell’avversario, conquistandola.
Gli schizzi d’acqua che come una pioggia intensa e scrosciante partendo delle fontane pubbliche raggiungevano gli altri bambini riducendoli bagnati zuppi. I vigili che sopraggiungevano quasi subito, che non ho mia capito come facessero ad esserci sempre o ad arrivare quasi immediatamente.
Questo e tanto altro era essere bambini negli anni ’60.

Antonio Bruno Ferro



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