Su Conte e la conferenza stampa di venerdì 10 aprile 2020




Oggi tutti i giornali riportano la notizia della conferenza stampa di ieri sera venerdì 10 aprile 2020 del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La sintesi della stessa è nel titolo di prima pagina del “Fatto Quotidiano” di oggi Sabato 11 che è il seguente: “anche Conte nel suo piccolo s’incazza”.
Io non entro nel merito di ciò che ha detto Conte. Il mio scritto invece è la conseguenza di alcune osservazioni, sul comportamento delle persone di tutto il Mondo, in questi tempi di quarantena.
Mia moglie tutta trafelata, qualche giorno fa, mi ha riferito che era rimasta molto colpita dalle notizie di tregua, che arrivano dalla Siria e dalle zone del Mondo in cui ci sono dei conflitti armati.
Insomma in tutto il Mondo, a causa del virus, si è verificata una cessazione, penso temporanea, di contrasti e di ostilità tra le persone.
Ieri è successo anche a San Cesario di Lecce, il mio paese, si è verificata una tregua tra i due gruppi di Consiglieri Comunali di opposte fazioni, che si sono messi d’accordo sui criteri da adottare per la distribuzione dei buoni pasto e che, prima di ieri, praticamente non erano d’accordo su nulla.
Invece quello che ha fatto Conte ieri sera, il suo riaprire pubblicamente i contrasti con alcuni prescelti a cui noi cittadini abbiamo dato la responsabilità dell’Italia, in un momento così solenne in cui tutti noi aspettavamo di sapere quanto altro tempo avessimo dovuto stare chiusi in casa, stride con la tregua globale in atto.
Io ci ho riflettuto e in tutto questo, ho percepito la conferma delle previsioni che tutto sarebbe tornato ad essere “come prima, più di prima”, una volta passata la paura di morire di Covid 19.
Ho letto che il fiume Po è tornato limpido, come le acque fresche e pure delle sorgenti. È bastato fermarci tutti per un mese ed ecco che la natura è tornata al suo scorrere naturale e senza sforzo. Così noi tutti, passato il terrore di rimanerci secchi, stiamo forse tornando ai nostri amatissimi contrasti. Anche se non è nella nostra natura avere dei contrasti, è la nostra cultura Patriarcale che ci deforma, di nostro noi avremmo il piacere di stare insieme, per il piacere di stare insieme. La nostra natura è quella che ha fatto capolino in noi, in questi giorni di isolamento, quella che ci fa venire voglia di alzare se non altro il telefono, pur di avere una conversazione, quella che ci fa rappresentare con le parole il Mondo, il nostro Mondo che è alla ricerca di conferme con il Mondo delle persone che conosciamo, che abbiamo piacere a frequentare, le persone che quando sono vicine ci fanno sentire bene, quelle che ci fanno provare il benessere.
Invece la nostra cultura Patriarcale è centrata nel dominio e nella sottomissione, nelle gerarchie, nella diffidenza e nel controllo, nella lotta e nella competizione. È del tutto evidente che la nostra è una cultura che genera violenza perché vive in uno spazio relazionale inconscio di negazione dell'altro.
Penso che se vogliamo far finire la violenza, che è la nostra modalità di convivenza, dobbiamo osare guardare la nostra cultura patriarcale, e cambiarla, altrimenti a poco a poco che si prenderà coscienza di essere fuori pericolo, dopo la ripresa delle ostilità tra il Presidente del Consiglio Conte ed alcuni prescelti, riprenderanno tutti i nostri contrasti e le ostilità nei conflitti armati della Siria e negli altri Paesi dove sino ad adesso c’è stata la tregua.
Non è la biologia che ci intrappola nella violenza, anche se la nostra biologia ci permette di vivere in essa; è la nostra cultura, è lo spazio psichico della nostra cultura che dà luogo a una convalida continua e quindi alla giustificazione della violenza in cui i nostri figli crescono psichicamente diventando tutt'uno con lei.
Ma le trappole culturali possono essere abbandonate utilizzando la riflessione.
Per tornare a Conte, appena c’è stata la schiarita nella pandemia, ha scaricato tutta la tensione e tutte le emozioni che ha accumulato derivanti dai continui attacchi, anche personali, che ha subito da alcuni prescelti. Passata la paura ecco che ha brandito la conferenza stampa è l’ha utilizzata come un’arma che ha inflitto seri danni ad alcuni prescelti perché ha tolto loro l’onore.
Io ci ho riflettuto e, grazie a Dio, in questo tempo di quarantena, pur nella convivenza gomito a gomito con le persone che prima vedevo di meno, non ho sentore di emozioni e tensioni che si alzano.
Ma tu, si tu che stai leggendo, puoi dire altrettanto? Magari se ci rifletti stai tollerando ciò che ti accade ad opera delle persone con cui hai una convivenza familiare e sociale. Che non significa che stai accettando, significa che ti stai solo sforzando di non aprire le ostilità.
Bene se è così anche tu, presto farai la tua conferenza stampa, che brandirai come arma da conficcare a chi ti ha provocato tutta quella tensione, tutto quel dolore, tutte quelle emozioni che hai dovuto comprimere nel tuo corpo magari avendo anche come conseguenza mal di testa o altri malesseri.
E solo nel rispetto reciproco e nel reciproco riconoscere la legittimità di ognuno che sta il piacere di stare insieme. Ed è questa la nostra natura umana. La cultura Patriarcale nella quale viviamo, dai retta a me, non è umana.

Antonio Bruno Ferro



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