Per una foto Martin perse la TAPPA

 

Per una foto Martin perse la TAPPA

di Antonio Bruno

Una foto che ha pubblicato Lino Fortunato mi ha fatto venire in mente che la vita è un viaggio. Ho immaginato un percorso e delle soste. Ho immaginato che durante una sosta si possa decidere di dividersi, di andare in direzioni diverse, pur restando intatto il patrimonio di emozioni e relazioni umane che si sono sviluppate durante il tragitto fatto insieme.

Il viaggio di quella foto è durato 30 anni ed io personalmente, con quelle persone non ho fatto che i primi centimetri iniziali, quelli che tanti mi rimproverano di aver fatto, ho partecipato ai lavori della commissione che nel 1993 fece nascere il Movimento “Insieme per cambiare” che ha dato vita all’occupazione plebiscitaria del Municipio di San Cesario per 25 anni e alla carriera personale di Salvatore Capone che da Sindaco di San Cesario è giunto ad essere eletto deputato della Repubblica secondo a Vincenzo Cepolla.

Enzo Ferrari diceva che gli italiani perdonano tutto ma non il successo; da sempre chi vince è antipatico. E non si può ignorare che chi ha fatto quel pezzo di viaggio di 25 anni a San Cesario ed in Italia ha vinto tutto quello che c’era da vincere.

Ma nonostante alcuni uomini e donne che hanno avuto il potere per 25 anni, si sono messe a seguire le donne e gli uomini giovani che si ispirano a quell’esperienza dei 25 anni (l’hanno fatto perché come avete potuto leggere nell’articolo di Antonio Errico “Non si può essere campioni per tutta la vita”), ci sono stati 1.164 cittadine e cittadini che hanno intuito la freschezza, genuinità e sincerità della proposte di desiderare di essere BENEFATTORI DELLA COMUNITA’ DI SAN CESARIO, ma ci sono stati anche 2.060 cittadine e cittadini di San Cesario che non sono venuti a votare, perché questa novità, questa sincera disponibilità ad essere SERVI DI TUTTE E TUTTI non l’hanno percepita.

Ogni costrutto razionale si basa su presupposti, su postulati a-razionali, che partono dalle emozioni. Gli esseri umani sono esseri emotivi che usano la ragione per giustificare le emozioni. La biologia della conoscenza di cui sono “cultore della materia” riflette sui fondamenti della conoscenza e non è una teoria filosofica, è una teoria scientifica, che trova il suo fondamento nell'esperienza. Ciò che è fondamentale non è la certezza, ma la fiducia in un ambiente che la accoglie. Poiché abbiamo perso la fiducia, vogliamo il controllo e il potere.

L’emozione che, secondo me, ha informato i 2.060 sancesariani che non sono venuti a votare la lista del Movimento “Cantiere Democratico” rinunciando a votare per chiunque si è candidato alle elezioni comunali del 12 giugno u.s. è la mancanza di fiducia.

Ci sono stati 2060 (duemilasessanta) concittadini che non hanno votato, secondo le mie osservazioni e riflessioni, molto probabilmente perché hanno percepito il Movimento “Cantiere Democratico” come tutti quelli che ci hanno preceduto per i 25 anni di potere ininterrotto. Le sancesariane ed i sancesariani non hanno avuto fiducia nella nostra onestà, nel senso che hanno pensato che stessimo chiedendo loro, “ALLA LUCE DEL SOLE” la responsabilità della realizzazione del nostro progetto, mentre nel segreto dei nostri cuori, coltivavamo la nostra vanità sperando di IMPERNACCHIARCI, di sentirci importanti, sognando ad occhi aperti di stare comodamente stravaccati sulle poltrone di Sindaci, Assessori o Consiglieri, o peggio, perché avevamo in segreto, l’intenzione di arricchirci o trovare più semplicemente lavoro PER NOI STESSI O PER QUALCHE NOSTRO PARENTE, AMICO O CONOSCENTE SERVENDOCI DEL CONSENSO DEI CITTADINI, invece di SERVIRE I CITTADINI.

Sempre secondo me, il Movimento Cantiere democratico deve continuare l'educazione alla complessità, iniziata il 15 marzo 2022, che deve svolgersi in questi prossimi anni per ripristinare la fiducia nell'altro, nella natura, nella solidarietà. Ma questo non è un ritorno alle origini. Siamo piuttosto di fronte alle possibilità aperte dalla terza rivoluzione tecnico-scientifica; e tra questi i canali per un dialogo riflessivo tra le diverse visioni di civiltà.

Per Maturana, il mio magister con cui ho conversato anni attraverso lo studio dei suoi libri, il bene e il male sono il risultato della matrice patriarcale, della struttura sociale basata sul potere, il dominio e il controllo. Ci sono periodi MATERNI (matristici) (nel Danubio, tra il 9.000 e il 5.000 aC), in cui la società è stata organizzata intorno alla collaborazione e non alla competizione. Il mondo patriarcale emerge in un momento in cui si perde la fiducia nella coerenza del mondo naturale. Un allontanamento non dalla tecnica, ma dallo spirito; la perdita di fiducia nella natura che porta al bisogno di controllo e potere. Nasciamo in uno spazio materno (matristico), dall'amore e dall'innocenza dell'infanzia, il rapporto madre-figlio si basa sull'armonia; l'educazione si presenta come il passaggio alla cultura patriarcale, preparandosi al mondo della competizione, cogliendo il sapere che ci dà sicurezza. Non si tratta di negare il lato oscuro dell'umanità; il mondo si muove tra eros e thanatos, in relazione. Il ceppo umano nasce dalla capacità di convivere, nel piacere della convivenza. Non è una natura idilliaca, sebbene armonica: c'è vita e morte come complemento, non come competizione

La mancanza di fiducia nell'armonia della natura è la caduta originaria, la perdita dell'innocenza: sorge la riflessione, “uno è come Dio”. In quella riflessione, nel costrutto di fronte all'incertezza, sta la sfida. Posso farlo dal controllo, dal potere della conoscenza, oppure posso farlo dall'apertura all'incertezza, all'esperienza, per ristabilire l'armonia. Non è un'armonia arretrata, il ritorno al paradiso originario, l'annullamento della tecnologia, ma è la validità della nuova scienza e della nuova tecnologia al suo punto più alto, nella sua capacità di conoscere, di comprendere, di vivere senza avere tanto da spiegare.

Nella società odierna, la produzione di conoscenza e la riflessione sul pensiero non sono esclusive dell'Università. L’Università ha perso non solo la sua egemonia, ma anche la sua legittimità. La domanda nasce proprio dalla necessità dell'Università. E forse la risposta deve "tornare" a lungo alla sua origine: è stata creata per pensare e conoscere.

Nella tradizione italiana, quando Federico II, istituì l'Università con generalis lictera dell'Imperatore svevo del 5 giugno 1224, proclamò come obiettivo la creazione di conoscenza e saggezza, poiché i funzionari si muovono in obbedienza; e per questo garantiva autonomia finanziaria, amministrativa e accademica.

Un sistema vivente è autopoietico, cioè si produce, e da questo è un'unità discreta, si muove in un campo relazionale. La caratteristica fondamentale dell'essere vivente è l'autonomia, che è il punto di partenza della relazione. Per l'educazione alla bellezza della conoscenza, il punto di partenza è l'autonomia dei soggetti, non solo come individui, ma soprattutto come comunità. L'autonomia non è un “riconoscimento” dello Stato e del diritto, è un rapporto di potere. È una conquista che parte dalla costruzione del pensiero e della conoscenza, come condizione di un potere autonomo per partecipare al rapporto con la società e lo Stato. Per recuperare la sua legittimità, se non la sua egemonia, l'Università deve gettare le basi per una nuova autonomia finalizzata alla creazione di conoscenza e di pensiero, recuperando la bellezza del pensiero.

Noi a San Cesario di Lecce, con il Movimento “Cantiere democratico” avendo osservato la banalità e monotonia del potere nei 25 anni che hanno visto molti dei nostri amici protagonisti, possiamo dare un grosso contributo affinché la nostra Comunità diventi il laboratorio di questa mia utopia nel senso di ciò che ho scritto oggi a Lino Fortunato “la mia utopia è un assetto politico e sociale che non trova riscontro nella realtà, ma che propongo come ideale e come modello”.

Solo per fare questo sono disposto a donare il mio tempo, solo per fare questo sento che ne vale la pena, solo questo m’appassiona. Il provincialismo che si riduce a becero folklore non m’appassiona.

Antonio Bruno

Nella foto Federico II incontra al-Malik al-Kamil

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