Conversazioni degli studenti all’ombra dei manichini in fiamme

Conversazioni degli studenti all’ombra dei manichini in fiamme
I giovani, già! Prima di ieri pensavo che nemmeno esistessero. Invece come per magia appare la protesta nelle piazze d’Italia contro il Governo Italiano proprio mentre lo stesso afferma di voler dare a tutti la pensione di cittadinanza, il reddito di cittadinanza, quota 100 per le pensioni, la pace fiscale per quelli che pur avendo presentato la dichiarazione non hanno potuto pagare e la flat tax per professionisti e artigiani e piccoli commercianti.
Ho letto i commenti dei miei amici di Facebook su questo tema e sono più o meno gli stessi dei miei genitori e dei genitori dei miei amici, quando negli anni 70 andavamo in Piazza a manifestare per la Pace, per la partecipazione degli studenti alla vita scolastica. Lo so, adesso direte che non ho messo la parola CONTRO, ma le manifestazioni CONTRO a me non sono mai piaciute e quindi quando ci andavo ci andavo per fare qualcosa o per chiedere di fare qualcosa.
Allora mi chiedo per cosa sono scesi in Piazza i neonati ed inaspettati giovani?
Ecco questa è la domanda che mi faccio e a cui chiedo mi sia data una risposta. Ho letto i giornali e ad esempio Gianna Filograna a pagina 3 del Corriere liquida così la questione:
“Come ogni autunno anche ieri nei cortei degli studenti per le strade d’Italia—70 mila dicono gli organizzatori—si è ripetuto il rito del rogo del fantoccio col politico di turno: era già toccato a Berlusconi (almeno quattro volte), a Monti, Bersani, Renzi, Gelmini, Giannini, per citare gli ultimi. A gennaio è toccato anche a Boldrini, «bruciata» dai giovani padani, in un rito d’inizio anno. Questa volta a Torino sono stati dati alle fiamme i manichini di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio.”
Quindi si tratta di una tradizione? C’è l’abitudine da parte dei giovani di fare dei falò dei governanti di turno?
Sul Fatto quotidiano Roberto Rotunno cerca di dare la risposta alla mia domanda:
“Per i collettivi ci sono due questioni: nella manovra non sembrano prioritari gli investimenti nell'istruzione. La promessa mancata di cancellare la Buona Scuola, la riforma del governo Renzi, soprattutto perché l'alternanza scuola-lavoro resterà seppur con meno ore.[….] Al di là di questo particolare, le rivendicazioni restano le stesse. La prima riguarda l'assenza di nuovi fondi per la scuola. Anzi, nella legge di stabilità potrebbe esserci un piccolo taglio: si parla di qualche decina di milioni da spostare.”
Alessandro Sallusti su “Il Giornale cita Longanesi, Guccini e Giolitti:
«Cercavano la rivoluzione e trovarono l’agiatezza», diceva Leo Longanesi di tipi come lui, aggiornando la massima di Giolitti che recitava: «Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie è una poltrona ministeriale [….]Più che paura, questi sessantottini di ultima generazione fanno tenerezza, perché un conto è scendere in piazza contro Andreotti e Craxi, Berlusconi e Prodi, Monti e Renzi, altro è proclamare una rivoluzione contro tipi come Danilo Toninelli, uno che ogni giorno si rivoluziona da solo. Francesco Guccini cantava: «Per la mia rabbia enorme mi servono giganti». Già, i giganti dove sono? Se oggi uno studente si guarda attorno non dico che dovrebbe tornare in classe a studiare, ma sarebbe più utile per lui andare al cinema. Aspettando tempi e nemici migliori.».
Il manifesto afferma:
il grande assente nel dibattito sul Def e la legge di bilancio: gli otto miliardi tagliati alla scuola (e 1,1 miliardi all'università e alla ricerca) nel 2008 dal governo Berlusconi. Da allora mai più rifinanziati.
Matteo Pucciarelli su “La Repubblica” scrive:
«Apriamo le scuole e le città, contro il governo del cambiamento. La pacchia è finita!», recitava lo striscione di apertura del corteo giovanile a Torino, ribaltando il famoso slogan del leader della Lega. E così sono stati loro, gli studenti, i primi a interrompere la luna di miele dell’esecutivo con il Paese: almeno 70mila ragazzi di scuole superiori e università sono scesi in una cinquantina di piazze, da Roma a Napoli, da Bari a Catanzaro e Palermo, da nord a sud, per protestare contro la “manovra del popolo”. Le organizzazioni studentesche denunciano la mancanza di risorse per l’istruzione nella manovra ma anche di provvedimenti per contrastare la precarietà del lavoro.
Infine Flavia Amabile sulla Stampa scrive:
Vedete questo? E’ il muro dell’ignoranza, della paura e del razzismo», spiega uno studente in piena via Marmorata a Roma, indicando una pila di scatole di cartone decorate con le foto dei ministri di governo da Salvini a Bussetti. Fumogeni accesi, quindi parte l’ordine: «E noi adesso lo abbattiamo». Decine di studenti si lanciano sulle scatole, le distruggono e passano oltre.
Ecco. Io sono sorpreso per queste manifestazioni degli studenti e penso che ci sia una emozione che li muove. Le emozioni che io conosco sono tre e precisamente l’aggressività, l’indifferenza e l’amore.
Non c’è aggressività in questi giovani, c’è voglia di dire la propria anche in modo eclatante, Non c’è indifferenza perché altrimenti se ne sarebbero stati a casa. Secondo me questi giovani sono motivati dall’amore per la scuola, per l’Italia per la famiglia. Vogliono conversare con i cittadini, e noi dovremmo voler fare altrettanto e non affidare a una Oligarchia anche se formata da persone capaci, oneste e preparate, la soluzione dei nostri problemi.
Tutti dicono che ogni anno in autunno gli studenti scendono in Piazza, ogni anno continuano a sperare nella Democrazia, nell’Uguaglianza, nell’assenza di capi anche se giusti e corretti.
Io voglio conservare questa voglia di Democrazia e tu?
Antonio Bruno Ferro

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