Ma la questione è come fare a ottenere la convivenza sociale SENZA ESCLUDERE NESSUNO, SENZA DIRE DELL'ALTRO CHE E' IL MALE ASSOLUTO? Di seguito alcune indicazioni: C’è una comune “cornice”, uno stesso frattale, che tiene insieme e dà coerenza, nella modernità, ai rapporti di potere e concezione dell’autorità in seno alla famiglia, nelle professioni, nella impalcatura autoritativa (cioè autoritaria e gerarchica) del diritto pubblico. Ognuna di queste sfere, ci ricordava Heinz von Foerster nel corso di un convegno tenutosi a Bolzano molti anni fa, si regge su un’idea della conoscenza come di qualcosa che alcuni possiedono e altri no. Chi ha il potere fissa gli archi di possibilità (la cornice) entro cui gli altri devono adattarsi, e chi “esce” subisce la riprovazione di tutti gli altri, non solo di chi è al potere.
Nello stesso convegno Humberto Maturana ha aggiunto che «in biologia non la razionalità, ma i contrasti di premesse sono il linguaggio basilare». In assenza di questo linguaggio che opera per mutua modulazione fra campi fenomenici che rispondono a premesse divergenti, la vita non sarebbe mai nata sul nostro pianeta. Questo vale anche a maggior ragione sul piano sociologico e sociale.
Tutte le competenze di base del professionista inclusivo, ascolto attivo, autoconsapevolezza emozionale, gestione creativa dei conflitti, sono rappresentabili graficamente come delle “bisociazioni”, ovvero come una modalità di comunicazione che accoglie i paradossi e trasforma i contrasti di premesse in intelligenza plurale. Questo è l’anello evolutivo che manca al professionista escludente e gli impedisce di capire che l’approccio “bisociativo” (termine coniato da Arthur Koestler nel suo fondamentale L’Atto della Creazione) è molto più interessante, divertente ed efficace della comunicazione unidirezionale. Questo implica idee diverse anche sulla scienza e sulla democrazia. Mentre le basi scientifiche del “Io so, tu non sai” sono chiaramente riduzionistiche, quelle della moltiplicazione dei punti di vista fanno riferimento ai sistemi aperti, alla cibernetica, alla fisica dei quanti. E in democrazia, a una concezione della stessa in cui i cittadini per decidere le loro preferenze ricorrono normalmente al dialogo e al confronto creativo, e solo occasionalmente e quando strettamente necessario al voto e al conteggio delle percentuali.
Ma una cosa è asserire quanto sopra e un’altra è seguire al microscopio e rallentatore un processo in cui questo avviene veramente.
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