C’è odio quando gli altri sono il nemico.
A titoli cubitali c’è un allarme che rimbalza da un giornale
all’altro, tutti affermano che viviamo nell’odio, nella cultura dell’odio
sociale. Dal Parlamento al più piccolo dei paeselli una classe dirigente emersa
con le grida e gli insulti rivolti a tutti è diventata vittima di se stessa e
dell’odio seminato per anni che le si è ritorto contro e che, con molta
probabilità, molto presto la travolgerà. Si saranno travolti dall'odio anche i governati di oggi.
Per riuscire ad essere violenti non è necessario giungere
sino all’odio, basta l’indifferenza. Non si può essere violenti con chi è
amico, non ci riesce nessuno, è scientificamente provato.
Allora la riflessione si sposta a capire come facciamo a
provare odio per un altro umano?
Proviamo indifferenza
oppure odio per le altre persone quando non c’è la disponibilità ad accogliere
la prospettiva dell’altro, a farne oggetto di riflessione, a riconoscerla come
possibile e legittima.
In un libro di Letizia Nucara c’è una bella intuizione che
viene dalla lettura e dallo studio dei libri di Humberto Maturana che ci porta
in un percorso in cui è possibile intuire tale disponibilità che si colora
della tonalità affettiva dell’amore, alla quale (piuttosto che al conflitto) secondo
questi studiosi, si è giunti a capire a cosa si deve originariamente la
comparsa del linguaggio umano:
«Il linguaggio deve essere nato, fin dall’inizio, intrecciato con le
emozioni della convivenza, nella dinamica di coordinazioni ricorsive di atti ed
emozioni che oggi chiamiamo conversare. Parlare-conversare devono essere nati
insieme come un modo di convivere che integra giovani e adulti, in uno stato di
benessere, nella coordinazione degli atti di tale convivenza, nel piacere della
condivisione e della partecipazione» (p. 200, nota 159; vedi anche p. 227, nota
268).
Ciò che accade in questi tempi, e non solo in questi tempi, è
che non conversiamo. Ciò che ci accade è che la nostra cultura attuale E’ UMANA
solo nel nostro rapporto da bambini con la mamma e la famiglia; perché IN QUEL
TEMPO CHE TUTTI ABBIAMO VISSUTO, LO SPAZIO DI RELAZIONE E QUELLO PSICHICO È
FATTO DI ACCETTAZIONE DELL’ALTRO NELLA NOSTRA CONVIVENZA. Poi una volta che
veniamo messi in relazione con gli altri umani, quelli della scuola e del
lavoro appare la competizione e l’esclusione dell’altro E TALE COMPORTAMENTO NON
E’UMANO.
Quando sono riuscito a distinguere queste due culture, una
volta che ho sentito di averle seguite tutte e due, anche se in periodi diversi
della mia vita, mi sono fatto una domanda: “Quale delle due vuoi che rimanga
così com’è adesso, quali delle due culture vuoi conservare e praticare per il
resto della tua vita?”
Io ho scelto di conservare la cultura che mi è stata
tramandata e che ho praticato nella mia famiglia negli anni 60, con la mia
mamma con la quale ho avuto una convivenza fatta di rispetto e cooperazione, di
collaborazione, in cui io ero legittimo in tutto quello che dicevo e facevo.
E’ un problema di desiderio. Tutti abbiamo vissuto queste
due culture. Se non chiariamo in noi stessi che non possiamo seguirle
contemporaneamente, dovremo accettare di essere lacerati dentro dalle
contraddizioni. Noi umani possiamo fare qualunque cosa, perché con la razionalità
per dare coerenza a tutto ciò che facciamo elaboriamo teorie di ogni tipo e
natura. Solo che quando giustifichiamo LA COMPETIZIONE FINALIZZATA A RENDERE
GLI ALTRI UMANI UBBIDIENTI E SOTTOMESSI stiamo male, viviamo male in un disagio
senza fine, in un tempo fatto di ansie per il futuro e rimpianti per il passato,
UN TEMPO CHE CI RENDE ALIENI ED ESTRANEI AL PRESENTE che è l’unico tempo che esiste
e che viviamo.
I titoli SULL’ODIO SOCIALE dei giornali di oggi, sono
identici e quelli di ieri e, se gli umani continueranno a essere in
competizione gli uni con gli altri, saranno anche i titoli dei giornali di
domani.
La domanda che ti faccio è: “Che cosa vuoi conservare? Vuoi
conservare la collaborazione conseguenza del riconoscimento dell’altro come legittimo
nella convivenza; oppure vuoi competere con l’altro? Tutto dipende dalla
risposta che dai a questa domanda che arriva da un desiderio, dal tuo desiderio
di che Paese Italia vuoi.
Antonio Bruno Ferro
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