"Lui è peggio di me" ovvero nella competizione chi vince prende tutto e chi perde resta escluso


Antonio Bruno ha scritto:

Caro Alfredo Morganti la tua analisi è impeccabile. Ed è anche legittimo da parte tua rivendicare il primato delle persone che stimi e che ti rappresentano. Solo che nella cultura che legittimamente pratichi ci sono i vincitori ed i vinti. E chi vince si prende tutto, mentre chi perde viene escluso. Se vincono i nani e le ballerine, oppure quelli con la licenza media, o anche quelli che vengono da Molfetta (Bari), ebbene si: prendono tutto! Pensa che se vincono travolgendo i loro predecessori ecco che questi ultimi vengono esclusi. A che vale dire che era più bravo Tizio rispetto a Caio che l'ha spodestato? Ma se questo Caio ha vinto significa che ci sono tanti (la maggioranza) a cui vanno benissimo questi qui. Sai anche come la penso, è mia opinione che NESSUNO DEBBA ESSERE ESCLUSO (nemmeno Salvini). Pensa un po'! Ma posso solo agire seguendo la cultura che ho deciso di conservare e rispettare la cultura che oggi è quella del 99,99% delle persone che conosco. Già! Non posso fare diversamente perché quando hai uno stile di vita tuo, se pensi che possa essere anche quello degli altri, e ti metti a fare in modo che ciò si verifichi, rischi di cadere nella tirannia, di quella più feroce e sanguinaria. E allora posso solo scrivere ancora una volta che sarei contentissimo se, liberamente dopo una riflessione, le persone scegliessero una esistenza sociale nel rispetto reciproco e nel riconoscimento della reciproca legittimità. Me lo auguro con tutto il cuore continuando a rispettare e a ritenere legittimo il 99,99% che non lo fa.

Alfredo Morganti ha scritto:

La democrazia è fatta di chi vince e di chi perde. Sennò non sarebbe democrazia e governerebbe il più forte. Possono vincere soggetti individuali o collettivi, singoli o partiti. Io preferisco i partiti agli uomini o donne sole al comando. Dipende dal sistema elettorale e dalla cultura politica (o incultura politica) egemone. Nel mio piccolo credo che sia meglio un sistema proporzionale, dove i partiti abbiano peso, e i dirigenti vengano scelti non solo attraverso una preferenza ma anche attraverso un corso di attività e di esperienze che sia anche formativo e sia legato al lavoro della organizzazione cui fa riferimento. Qui non è in questione la democrazia in genere, né la competizione politica, quando il paradigma e i criteri di selezione del personale politico e il ruolo dei partiti nella nostra vita pubblica.

Antonio Bruno ha scritto:

Caro Alfredo Morganti è meglio una oligarchia diffusa della Monarchia imperante. Sono d’accordo con te. Ma entrambe culturalmente degenerano in tirannia. È accaduto storicamente, è verificabile storicamente. Dopo il fascismo, la Repubblica che abbiamo vissuto noi, quella che questi qui chiamano prima Repubblica, è stata una palestra di collegialità obbligatoria. L'avevano voluta i padri costituenti che hanno provato la privazione della libertà anche fisica oltre che il rischio di essere ammazzati. Questi qui invece hanno vissuto le oligarchie diffuse come immobilismo e paralisi del decidere. Ma che ci vuoi fare. Mio padre mi diceva che avrei capito tutto una volta che fossi giunto a diventare padre. Comunque a tutto questo, anche alle oligarchie diffuse, preferisco la collaborazione culturale.

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