un conflitto di desideri


Valeria Coi ha scritto:

Gli strappi sono dolorosi .
Anzi no, laceranti. Lo so.
Ma so che alcune decisioni che non prendi, poi tornano a cercarti.
E allora... nonostante la mia ostinata paura dei cambiamenti, provo a misurarmi con la donna che sono diventata (o dovuta diventare) in questi anni; con lei e con le sue emozioni, che anche il modo di vivere quelle intanto è cambiato.
E voi avete mai trovato la forza di prendere una decisione che vi spaventava?


Antonio Bruno ha scritto:

Quando c’è un conflitto di desideri c’è il dolore. Questo conflitto è determinato da ragioni che possono essere culturali e, nella fattispecie, relative alla cultura Patriarcale che oggi è quella della maggior parte dei popoli, oppure da ragioni etiche, che sono collegate alla conseguenze che ha l’agire ovvero il fare ciò che desideriamo fare su persone, organismi viventi e minerali che fanno parte dell’ambiente in cui svolgiamo la nostra esistenza.
Le uniche ragioni che devono informare la decisione di quale dei due desideri in conflitto, ma anche se fare ciò che si desidera fare, ovvero se si intenda agire, cioè mettere in atto ciò che si desidera, sono quelle etiche. Io mi faccio due domande: “Se faccio ciò che desidero fare ci saranno persone, organismi viventi o minerali che subiranno danni? Se faccio ciò che desidero fare io avrò dei danni?”
E’ del tutto evidente che se alle due domande darò una risposta negativa, nulla ostacolerà il fare ciò che desidero agendo il mio desiderio. Al contrario non agirò, né metterò in atto il mio desiderio, nel caso anche di una sola risposta affermativa a quelle due domande. Spero di esserti stato di una qualche utilità.
#magicoalchimista




Valeria Coi ha scritto:

 Antonio Bruno non sono d’accordo. La vita è fatta per essere vissuta prima di tutto con onestà nei propri confronti, verso i propri desideri e i propri obiettivi e sogni. Nel rispetto degli altri, ma non in nome del sacrificio per gli altri. Chi non è felice non può dare felicità. Essere felici è un dovere, ma è un atto di grande coraggio, il coraggio di non tradire se stessi. La codardìa verso la propria anima, la vita non te la perdona.


Antonio Bruno ha scritto:


Cara Valeria, quella che descrivi è la motivazione di tipo culturale che comporta dolore che semanticamente si risolve nella parola “sacrificio”. La rinuncia che comporta dolore, detta con enfasi “sacrificio” è sempre determinata dal rispetto di una serie di “regole”, “leggi” e “comportamenti” che obbediscono a un modello di persona, ruolo ricoperto ecc. descritto e accettato alla cultura che si vive, nel nostro caso quella Patriarcale. Aggiungo la cui mancanza di conformità comporta un giudizio che spiaggia nella circostanza di vedersi tolto l'amore dai cari. Ma ciò non ha nulla a che fare con la libera riflessione che porta alle risposte alle domande di cui ti ho già riferito nel commento precedente. #magicoalchimista



Valeria Coi ha scritto:


Antonio Bruno la mia scelta non è di tipo culturale


Antonio Bruno ha scritto:


Antonio Bruno Valeria Coi la motivazione della scelta si scontra con un paradigma ovvero modello culturale





Valeria Coi ha scritto:

Antonio Bruno ti dico di no. Posso parlare per me? 😅

Antonio Bruno ha scritto:

Valeria Coi se non si scontra con modello accettato dalla Società di cultura Paternalistica, rimane solo una valutazione di tipo etico che tu hai già fatto e che comporta una legittimità che tu riconosci al tuo agire in conseguenza del tuo desiderio. Quindi non c'è alcun problema



Valeria Coi ha scritto:

Antonio Bruno e invece non è così. Mi spiace. Ci sono cose che esulano dalla società, dai modelli culturali ecc ecc. per fortuna.



Antonio Bruno ha scritto:

Valeria Coi appunto, come ti ho già scritto. Tu hai fatto una valutazione di tipo etico ritenendo legittimo il tuo comportamento successivo alla scelta e in conseguenza di ciò tu, nessuna delle persone a cui tieni, nè degli organismi viventi a cui tieni, nè degli oggetti a cui tieni avrà danni.



Valeria Coi ha scritto:

 Antonio Bruno nel post non credo di aver mai detto di aver paura di fare un danno a qualcuno. Non è quello che mi crea pensiero. Il concetto è molto più profondo. E comunque, qualora facessi danno a terzi (per danno intendo dolore, dispiacere, non l’uccisione 😅), per perseguire ciò che ritengo giusto per me, lo farei. Perché in nome della felicità degli altri, mai bisogna rinunciare alla propria. E non per egoismo, ma addirittura per altruismo. Detto questo, dubitare è vivere. E aver paura umano. Vincerla anche, ma forse non per tutti; e forse nemmeno per me.



Antonio Bruno ha scritto:


Valeria Coi hai valutato che l'eventuale danno sarebbe a carico di terzi a cui non tieni, che non hanno il tuo affetto.. se l'avessero non potresti consapevolmente fargli del male. Ma anche da parte tua nei riguardi di questi terzi che ti amano e che ami ci sarebbe una riflessione sul dolore immenso che rappresenterebbe per loro il sottrargli l'oggetto comune del desiderio



Valeria Coi ha scritto:

Antonio Bruno Mai bisogna andare contro la propria “pianta”. Perché ci si ammala. La vita non è sacrificio. La vita è vita. E va vissuta sentendosi presenti a se stessi. Questo non è semplice, tuttavia è indispensabile.

Buon pomeriggio 😊



Antonio Bruno ha scritto:

Concordo. Una sola cosa: “E’ SEMPRE SEMPLICISSIMO” e soprattutto lo si può fare “SENZA SFORZO”. Se senti di dover fare uno sforzo è perché hai paura e questa emozione è sempre derivata dalla eventuale conseguenza che gli altri (a cui tieni o che ritieni importanti per il loro eventuale giudizio) ti tolgano l’amore. Questa ultima cosa è la motivazione culturale che causa lo sforzo. La cultura Patriarcale è la causa di questo ma tranquilla, si tratta di una cultura NON UMANA. Se ne diverrai consapevole DI COLPO SPARIRA’ LO SFORZO E LA PAURA E TUTTO SARA’ FLUIDO E TU SCIVOLERAI TRA GLI ALTRI CON LA TUA VITA.


Buon Pomeriggio con un delicato e dolce sorriso

Valeria Coi ha scritto:
Antonio Bruno io ho solo paura di fare i conti con me stessa. Mai con gli altri. 🤗

Antonio Bruno ha scritto:

Valeria Coi e i conti con noi stessi, grazie a Dio, li facciamo da soli, guardandoci dentro e riflettendo. Mia madre mi ha sempre detto che è possibile fare qualunque cosa a patto che sia compatibile e coerente con le circostanze. Nulla è disdicevole, ma solo può accadere che non sia appropriato a quella circostanza. Ecco la riflessione risolve tutto questo e io a lei sola mi affido. Buona riflessione

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