L’uomo forte è l’epilogo della cultura della competizione
Ci si meraviglia che ci sia chi cerca un uomo forte da
contrapporre all’uomo forte desiderato dalla maggior parte degli italiani che,
invece, devono accontentarsi del Governo che c’è senza di lui.
Di che cosa c’è da meravigliarsi però, non è dato sapere, considerato
che viviamo da migliaia di anni in una cultura della competizione che favorisce
il leader vincitore “asso pigliatutto”. Voglio dire che la nostra cultura è la
stessa di quella delle prime civiltà che hanno avuto nel capo l’epilogo della competizione
per la conquista del POTERE e il giornale “La Repubblica” che titola «Anti
Salvini cercasi» è in perfetta linea con questa cultura.
Rilevo anche la mancanza di una proposta alternativa che
potrebbe essere formulata da chi decidesse di abbandonare la cultura della
competizione e, di conseguenza, volesse far emergere quella della collaborazione.
Per essere più precisi la cultura della collaborazione non
prevede l’esistenza di una maggioranza e di un opposizione. Se l’obiettivo è il
“bene comune”, una volta che siano stati scelti i rappresentanti dei cittadini,
questi ultimi dovrebbero essere tutti governatori e collaborare per la redazione
di un progetto comune che, come noto, è realizzato dagli organi tecnici pubblici
statali e di ogni livello. Questo accade anche oggi, solo che gli organi
tecnici pubblici statali e di ogni livello, realizzano i progetti di una parte
dei rappresentanti eletti (maggioranza), escludendo la restante parte (opposizione)
che comunque è contraria ad ogni provvedimento previsto dalla maggioranza, e
attende il suo turno per fare altrettanto.
Peraltro la cultura della competizione è la stessa del
capitalismo finanziario globale ed ha informato il neoliberismo economico. Se
non si abbandona questa cultura non potrà che accadere di vedere cambiare le
persone, che qualunque esse siano, una
volta che abbiano ottenuto il potere si comporteranno nell’unico modo possibile
per la cultura da cui sono informati che è sempre la stessa per tutti anche se appartenenti
a partiti diversi. Il popolo nelle sue sferzanti battute ha sempre registrato
questo, quando stigmatizzava la circostanza che chi conquista il potere, lo
esercita per il proprio interesse personale, e poi preso atto che culturalmente
ciò sia ineliminabile, il popolo stesso pensa anche lui al proprio interesse
personale né è esempio la battuta “o Franza o Spagna, purché se magna”
Spero che ciò che ho scritto ci faccia riflettere per
ottenere una collaborazione tra tutti i rappresentanti eletti, nessuno escluso.
Antonio Bruno Ferro
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