Le elezioni? Il più grande spettacolo dopo il Big Bang
Non so se ci avete fatto caso, ma oggi tutti i giornali avevano
notizie di sport in prima pagina. In genere il lunedì i tifosi delle squadre si
fanno catturare dai titoloni a caratteri cubitali: “la squadra Marrone ha
fermato la squadra celeste”, oppure tutta una serie di commenti finalizzati all’esaltazione
di questo o quell’altro giocatore e alla messa al bando del colpevole della
sconfitta.
Ecco oggi tutti, ma proprio tutti, i giornali, le Tv e i
Social Network titolavano di vittoria e sconfitta, di conseguenze e di
posizioni conquistate o da conquistare, di applausi e fischi. Fiumi d’inchiostro
e paginate intere sull’esaltazione di questo personaggio e l’umiliazione dell’altro
contendente. Pagine e pagine Web di ringraziamenti e di delusioni, ore ed ore di
Tv in cui fior di giornalisti si sono immersi sino al collo nel clima della
battaglia e delle celebrazioni di vittorie, oltre che di descrizione delle desolazioni
degli sconfitti ed, in mancanza di queste ultime, delle mille congetture circa
le conseguenze per i vinti.
E sui social, nelle tv e sui giornali uno spazio infinito
occupato dai tifosi di questa o tal’altra proposta per l’amministrazione e
gestione dei beni comuni. Un accanimento spropositato di auspici per questo o
per quello e, nello stesso tempo, una spericolata paura “sia mai” vincesse uno anziché
l’altro. Paura di che? Mi direte. Ed io
vi rispondo che, francamente, non lo so. Per quelli che tifano le squadre di
calcio è la paura di perdere il campionato, per questi tifosi qui, incollati
alla Tv in attesa di exit pool e proiezioni, non so proprio dirvi di che paura si potesse
trattare. La paura, quell’emozione così invasiva, si percepiva tutta, era nell’aria,
come uno spettro che suggestiona gli spettatori intenti a visionare un film
dell’orrore.
Eppure ieri in Calabria ed Emilia Romagna i cittadini, con
le elezioni regionali, hanno determinato i prescelti a cui è stata affidata la responsabilità
dell’amministrazione e della gestione dei beni comuni di quelle Regioni. Non c’è
stato nessun premio per nessuno, non c’è stata alcuna vittoria, c’è solo stata una
scelta e, di conseguenza, per i prescelti, un’assegnazione di responsabilità.
Ma di tutto questo, sui giornali di oggi e sui social e tv
di ieri, non c’è traccia.
Noi siamo un fascio di emozioni e lo siamo sempre. Non vi
fate convincere da quelli che dicono che sono razionali, non ci cascate, sono
tutte balle! C’è sempre un’emozione che fa da presupposto ai comportamenti umani.
E ieri c’è stata da una parte l’emozione della paura, che ha fatto votare
persone che non votavano da anni, e dall’altra la fortissima rabbia per non
aver visto creare le condizioni per un benessere, una rabbia tale da voler mandare a casa per sempre i
responsabili di tale frustrazione.
Paura e rabbia erano i presupposti di ieri e non c’era altro
nell’orda di tifosi e di guardoni, tutti immersi e pieni di adrenalina, nel seguire
le vicende di quella che per loro è una vera e propria guerra con tanto di
vincitori che si prendono tutto e vinti che si vuole fare sparire dalla
circolazione.
Tutto questo non è umano.
Tutto questo è il frutto avvelenato della cultura della
competizione. E’ lo stesso frutto avvelenato che non ci accorgiamo sia pane
quotidiano per i nostri figli, obbligati alla competizione nelle scuole, o per
noi all’interno dei nostri posti di lavoro.
Tutto questo non è umano.
E adesso, rileggete i giornali di oggi, riguardate la tv,
osservate le pagine Web e fatelo alla luce della cultura della competizione che
informa tutto questo po’ po’ di roba.
Magari poi fatevi, così come ho fatto io, una riflessione.
Per capire perché ci comportiamo così. Per chiederci se è questo che vogliamo,
se è davvero proprio questo che vogliamo per l’amministrazione e gestione dei
beni che sono di tutti noi.
Antonio Bruno Ferro
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