Emanuela Liaci di San Cesario di Lecce ha risolto l'enigma del sorriso della Gioconda di Leonardo da Vinci

Siamo la famiglia della ricercatrice Emanuela Liaci, siamo onorati che tutto il paese abbia accolto questa bellissima notizia con gioia e orgoglio. Grazie per i vostri complimenti tramite i social media e personalmente. Anche Emanuela vi ringrazia calorosamente. Vi salutiamo citando una nostra concittadina, la quale ha detto: "Il paese di San Cesario ha accompagnato nella crescita questa bambina, che da donna lo ha ringraziato con questo orgoglio portato a casa!"
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La notizia l'ho appresa da Anna Pi
La ricercatrice italiana Emanuela Liaci non per nulla è di San Cesario ^_^Felicissima per Emanuela che con derteminazione e tenacia ha affrontato il mondo. Complimenti e un grande abbraccio
Già mi era simpatica questa ricerca sul sorriso della Monna Lisa che stabilisce che: la Gioconda è felice. Che bella cosa, niente retropensieri, niente illazioni, niente oscure interpretazioni che la volevano ambigua, enigmatica..etc..etc.....la Monna Lisa è semplicemente una donna felice. Poi scopro che la ricercatrice alla quale si deve questa scoperta è praticamente cresciuta a casa mia, con mia figlia...le tre amiche inseparabili ( Emanuela, Chiara e Serena) e la cosa mi ha reso ancora più felice e orgogliosa di Emanuela ^_^
AnnaPi
-------------------------------------------- Complimenti anche da parte mia, è bello che i cittadini del paese più bello del Mondo facciano parlare di se! Brava!
Antonio Bruno
La ricercatrice di San Cesario di Lecce  Emanuela Liaci


Monna Lisa è felice: «Così ho risolto l'enigma»
Decifrare il sorriso più enigmatico della storia e scoprire, non senza stupore ed emozione, che la Monna Lisa, capolavoro assoluto del genio di Leonardo Da Vinci, non è affatto malinconica, come si è ipotizzato per secoli, ma è felice, e guardarla trasmette una sensazione di serenità.
Per arrivare a questa conclusione è stato necessario il lavoro di un’équipe dell’Università di Friburgo, coordinata dal professor Jurgen Kornmeier, e, soprattutto, l’intuizione di una ricercatrice salentina, Emanuela Liaci. È lei, infatti, a firmare l’articolo che analizza i risultati dello studio sulla Gioconda, pubblicati qualche giorno fa su “Scientific Reports”, di cui si sta parlando sui media di tutto il mondo.
Trent’anni, originaria di San Cesario di Lecce, la storia di Emanuela è quella del più classico “cervello in fuga”: una laurea in psicologia alla Sapienza di Roma, un master in neuroscienze e poi, giocoforza, l’estero per un dottorato di ricerca in Germania. «Viste le difficoltà che avevo in Italia – spiega, illustrando un’esperienza comune a molti suoi colleghi italiani – ho cercato all’estero e in soli tre mesi sono riuscita a trovare un posto qui a Friburgo. Sono in Germania da cinque anni e ho già pubblicato due articoli. Certo, mi piacerebbe tornare in Italia, soprattutto mi piacerebbe tornare a Lecce. Sarebbe un sogno lavorare e stare a casa mia».


Dottoressa Liaci, come avete decifrato il sorriso della Monna Lisa di Leonardo?
«Il professor Kornmeier si occupa di ambiguità nella percezione visiva. Mi spiego meglio: quando la percezione visiva cambia nel corso del tempo, nonostante lo stimolo esterno rimanga uguale, senza mai stabilizzarsi, si parla di percezione instabile o ambigua. Questo, quindi, è il suo campo di ricerca, al quale io mi sono aggiunta. Fino al mio arrivo, però, l’équipe aveva investigato figure molto semplici, come il Necker Cube, il cubo che si può vedere in due prospettive, dall’alto e dal basso, cambiandone la percezione nel tempo. Non avevano ricercato, insomma, l’ambiguità nelle emozioni facciali e nel linguaggio verbale».
Il progetto sulle emozioni, quindi, è iniziato con lei?
«Sì, con me che, guarda caso, sono un’italiana e studio la Monna Lisa. Una coincidenza che considero bellissima. Volendo giocare con l’ambiguità nelle emozioni, dovevamo cercare un’immagine che potesse essere ambigua. E quale immagine è più ambigua della Gioconda? Si dice, infatti, che, quando la si guarda negli occhi, la si vede triste, mentre, se ci si concentra sulla bocca, la si vede sorridere».

Quale esperimento avete fatto per raggiungere l’obiettivo?
]«Abbiamo creato altre quattro varianti progressive verso l’emozione più triste della Monna Lisa e quattro varianti progressive verso l’emozione più felice. L’originale era al centro di questa sequenza, cioè l’abbiamo considerata lo stimolo più ambiguo. A questo punto, abbiamo presentato questa serie di varianti in modo casuale a un gruppo di studenti ignari dell’esperimento, ripetendolo circa trenta volte. Davanti ad ogni immagine, ciascuno di loro doveva dire se era triste oppure felice. Non abbiamo, infatti, esteso la ricerca ad altre emozioni, perché poteva essere anche, per esempio, pensierosa o riflessiva. Abbiamo puntato su un solo asse emozionale, quello, appunto, che va dalla tristezza alla felicità. Nel 97% dei casi, la Monna Lisa originale è stata percepita come felice. Allora abbiamo continuato l’esperimento, prendendo il range di immagini dalla variante più triste fino alla vera Gioconda, creando delle immagini intermedie e rimarcando, in sostanza, ancora di più la risoluzione emozionale. Le abbiamo nuovamente presentate agli studenti in maniera casuale, ma, in questo caso, abbiamo chiesto loro di indicare non solo se la vedevano felice o triste, ma anche quanto fossero sicuri della loro risposta. Così, non soltanto abbiamo confermato il fatto che la Monna Lisa fosse percepita felice, ma abbiamo anche appurato che la percezione cambia in base alle informazioni di contesto. In sostanza, chi aveva percepito la felicità nel primo esperimento, nel secondo l’ha percepita maggiormente perché è cambiato il contesto di stimolazione».

Quali sono state, alla fine, le vostre conclusioni?
«Sull’asse tristezza-felicità, la Monna Lisa non è percepita ambigua, ma felice. La prima scoperta, quindi, è che noi siamo sicuri che lei non sia triste. La seconda scoperta è che la nostra percezione è molto flessibile. Quando siamo in un ambiente in cui le persone sorridono, tendiamo a vedere maggior felicità nelle altre persone che incontriamo rispetto a quando siamo in un ambiente più triste. Quello che vediamo, quindi, ci influenza».
Come proseguirà, a questo punto, la vostra ricerca?
«Questo, in realtà, era uno studio preliminare ad un altro studio, ma i risultati sono stati così belli che abbiamo deciso di pubblicarli. Ora, in un altro esperimento, stiamo presentando le immagini della Monna Lisa in maniera ordinata e non casuale, dall’immagine più triste alla più felice e viceversa, e poi le ripresentiamo di nuovo in maniera casuale. Stiamo appurando, anche in questo caso, che la percezione cambia moltissimo, come pure il tempo di reazione: chi vede la Monna Lisa felice, è più veloce a rispondere rispetto a chi la vede triste».
Il suo futuro sarà a Friburgo e nella ricerca?
«In realtà, sto già facendo un altro lavoro sull’analisi dei dati, quindi non so se resterò a lungo nel campo della ricerca. Ma per i prossimi anni mi vedo qui in Germania perché non so esattamente a cosa sia dovuto ma qui è tutto più semplice che in Italia».

Risolto il mistero del sorriso della Gioconda: Monna Lisa non è ambigua ed enigmatica, come si è detto per secoli, ma semplicemente contenta. Il suo volto, immortalato dal pennello di Leonardo Da Vinci, esprime infatti felicità: così per lo meno viene sempre interpretato dal nostro cervello, come dimostra un esperimento condotto dalla ricercatrice italiana Emanuela Liaci nell'università tedesca di Friburgo. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, indicano come la percezione delle emozioni non sia assoluta, ma possa essere influenzata dal contesto in cui ci troviamo.
Il contesto influenza la percezione
''Siamo stati molto sorpresi dallo scoprire che la Monna Lisa viene sempre vista come felice: questo mette in discussione l'opinione comune tra gli storici dell'arte'', afferma il coordinatore del gruppo di ricerca, Jurgen Kornmeier.
Per decifrare il sorriso della Gioconda i ricercatori hanno mostrato a un gruppo di volontari il dipinto di Leonardo insieme ad altre otto versioni 'ritoccate', in cui gli angoli della bocca della Monna Lisa erano stati leggermente curvati verso l'alto o il basso per dare un'espressione più felice o più triste. La versione originale del quadro e le 
quattro versioni con l'espressione più positiva sono state percepite come 'felici' quasi nel 100% dei casi, e il loro riconoscimento è avvenuto più velocemente e con una maggiore certezza rispetto alle espressioni più tristi. ''E' come se il nostro cervello fosse più portato a riconoscere le espressioni facciali positive'', spiega Emanuela Liaci.
In un secondo esperimento i ricercatori hanno mostrato ai volontari la Gioconda originale insieme ad altre sette versioni, tutte più malinconiche: in questo contesto di maggiore negatività, tutte le immagini sono state giudicate dagli osservatori come più tristi. ''I dati - conclude Kornmeier - dimostrano che la nostra percezione di ciò che è triste o felice non è assoluta, ma si adatta al contesto con una velocità impressionante''.


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