Il più grande spettacolo dopo il Big Ben: le elezioni comunali

Il mio collega di Racale Daniele Errico scrive un pezzo bellissimo sulle elezioni comunali, lo riporto di seguito:
Daniele Errico
8 h ·
Postilla 1 - sulle elezioni politiche locali:
una manciata di giorni ci separano ormai da quello che in paese è considerato il più grande spettacolo che va in scena ogni 5 anni.
Qualcuno direbbe: "altro che Sanremo!", qui, il teatro è una piazza, i concorrenti li conosciamo bene e tutto accade dal vivo, anche se non sappiamo nulla ancora degli ospiti invitati.
Per questo nuovo turno di elezioni mi viene da immaginare un duello western tra un "punto" e una "virgola": entrambi hanno le pistole caricate con pronomi personali, verbi e avverbi e vanno considerati come terribili lanciatori di fulmini.
Il "punto" aspira a un improbabile capoverso, introducendo magari nuovi argomenti o spezzatini di discorsi conditi con una saporita discontinuità, per chiudere definitivamente il periodo della frase che lo precede.

La "virgola", invece, ha solo bisogno di dare una boccata d'aria alla frase fin qui faticosamente costruita, per poi prolungarne il periodo e chiudere magari quel testo che nessuno leggerà: perché come è giusto che sia ciò che viene dopo ha sempre più valore. Infatti, ciò che più di tutto sembra interessare lo spettatore del duello è proprio l'evento e non la lunga pausa tra due eventi (il nuovo mandato amministrativo).
Il duello, pertanto, si profila alquanto curioso e divertente, tanto da allertare già da subito il sentito dire che vola veloce come un vento nei bar e nelle edicole locali.
Prima però di entrare nel merito del duello (compito delle prossime postille) è bene nel frattempo sistemare per quanto possibile la sintassi, ovvero tenterò di capire il modo in cui saranno organizzate le proposizioni nel periodo, in modo da inquadrare meglio i ruoli e le funzioni:
il "punto" sembra privilegiare da sempre la ipotassi, per dare forza e valore alle gerarchie, attraverso una chiara subordinazione tra le proposizioni;
mentre la "virgola" sembra avere una maggiore predilezione per la paratassi, facendo largo uso della coordinazione per organizzare le proposizioni su un unico piano.
Quella della virgola si direbbe quindi una sintassi paratattica, mentre quella del punto è ipotattica e fa largo uso dell'anacoluto.
Entrambi, punto e virgola, hanno bisogno però di grasse metafore per raschiare con le unghia l'epidermide del discorso e trovare così, finalmente, lo spirito del tempo.
Ciò che non va dimenticato, in questo duello western, è che entrambi, punto e virgola, sono elementi costitutivi del discorso di un testo che al lettore da sempre offre inconsumabili epifanie illusionistiche: la politica.
E la politica, si sa, come la letteratura, a volte è immorale, cinica e menzognera, e come tale o è inutile o è perversa, se non addirittura velenosa.
Quando è dissacrante, affascina e sgomenta.
Mentre quando è numinosa e mutevole, come nessun'altra arte, non esita ad abusare degli dèi del linguaggio, per adornare di antiche verità le sue stupende favole.

Ma, attenzione, per una squisita ironia del destino, che ci vede tutti coinvolti, solo essa sa celebrare la grandezza e la gloria di quel dio che allo stesso tempo degrada e nobilita a supremo personaggio: la retorica!

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