Il paese più bello del Mondo è una rete basata sull’intelligenza collettiva
Il problema del paese più bello del Mondo è, come dice il
mio amico Fabio Palma, che “i cittadini
sono dell'idea liberista che l'unica strada per assicurare il benessere sociale
e personale sia quella di essere più competitivi. Fino a che non immagineremo
alternative e manterremo questa convinzione ogni soluzione volta ad elevare la
qualità della vita sarà come remare col vento contrario e restare allo stesso
punto. Questa è la mia convinzione. Non è solo questione di uomini. Onestà e
competenza sono condizioni necessarie ma non sufficienti: occorre abbandonare
la logica lineare e apprendere a pensare e ad agire nell'ottica sistemica. Il
fatto è che i problemi sociali sono gravissimi e le persone che si propongono
per la gestione della cosa pubblica nel paese più bello del Mondo non hanno
un progetto da me condiviso per il
benessere dei cittadini. Né è possibile applicare per il paese più bello del
Mondo la democrazia diretta. La democrazia diretta è attuabile solo in due
casi: o in un ambito territoriale estremamente circoscritto (perché altrimenti
diventa inevitabile ricorrere alla delega) oppure se effettuata unicamente nel
web. Quando vi è la partecipazione fisica delle persone ciò che può realizzarsi
è la democrazia partecipativa, punto di incontro fra la democrazia
rappresentativa e la democrazia diretta.”
Per realizzare un programma amministrativo c’è bisogno di
essere eletti e avere una maggioranza nell’Amministrazione Comunale, quindi per
avere la maggioranza c’è bisogno del consenso e per averlo è fondamentale
disporre di un modello di organizzazione coerente.
Sino ad adesso nessuno dei candidati ha affrontato questo
problema in modo decisivo e definitivo. E’ scientificamente provato che un
qualsiasi movimento, che è poi un sistema, quanto più è auto organizzato, tanto
più riesce ad incidere nel sistema sociale. E’ evidente che allo stato attuale
è il sistema economico ad essere quello più determinate infatti esso determina
la politica e la cultura, questo accade perché appunto il sistema economico è
quello complessivamente più organizzato rispetto agli altri sistemi. Il sistema
economico è organizzato su base globale mentre i sistemi religiosi, culturali e
politici sono organizzati su base territoriale; il sistema economico è uniforme
perché le stesse operazioni economiche che si fanno a San Cesario di Lecce si
fanno in qualsiasi parte del Mondo ed è quindi complessivamente il sistema più
auto organizzato. Esistono dei settori come quelli scientifici che sono ancora
più auto organizzati ma che sono comunque locali, sono specialistici e non c’è
ancora una visione olistica.
Da un punto di vista sistemico vale questa regola: se un sistema
riesce a realizzare un grado di auto organizzazione uguale o maggiore di quella
dell’ambiente nel quale è inserito, trasforma l’ambiente, indipendentemente
dall’ampiezza e dalla grandezza di questo sistema.
Basta un gruppo che superi la soglia critica che in biologia
è dell’1% che operi come sistema auto organizzato nel paese più bello del
Mondo, per innescare un processo a catena che cambia tutto il sistema.
A San Cesario di Lecce siamo circa 8mila abitanti e quindi
basterebbe che 80 cittadini si auto organizzassero per cambiare tutta San
Cesario di Lecce.
Questo dato basta a far capire che il problema dell’auto
organizzazione dei movimenti che si propongono ai cittadini per l’amministrazione
del Comune è essenziale.
Il modello sistemico proposto proprio perché sistemico non
ha una struttura gerarchica.
Le organizzazioni che si propongono ai cittadini per amministrare
San Cesario sono funzionali gerarchiche che finiscono in oligarchia (governo di
pochi).
Ma c’è la possibilità di proporsi come organizzazione
sistemico reticolare che si basa sull’intelligenza collettiva che dal basso
fanno emergere modelli che riescono anche ad auto apprendere ed essere sempre
più incisivi dal punto di vista sociale.
Questo modello è stato proposto in più occasioni dal prof.
Fabio Palma ma anche se ha trovato interesse ancora non è stato mai applicato
da nessun movimento che si propone di incidere nella vita sociale.
Il modello che si propone è quello dell’auto organizzazione.
Questo modello parte dal basso e in seguito condiviso ma
soprattutto è si propone per integrazioni e modifiche perché il modello auto organizzato
non è mai calato dall’alto.
Il problema è che se il modello viene calato dall’alto anche
se può sembrare democratico poi ci si accorge che democratico non è. Questo perché
il processo con cui si arriva al modello di auto organizzazione è molto
importante.
Il processo è la sequenza di attività che partendo da input
ben identificati producono precisi output , riconoscibili e aventi valore per
qualcuno (il cittadino del processo)
Il risultato di ottenere un modello che riesce a incidere
nella realtà sociale dipende dal processo che si adotta per arrivare a quel modello.
Il modello che mi piacerebbe vedere realizzato a San Cesario di Lecce è quello
reticolare che descrivo di seguito.
La rete è uno strumento di partecipazione, di condivisione
delle responsabilità, di distribuzione dei compiti per la realizzazione delle
politiche cittadine. Come per ogni rete, l’esercizio di un ruolo paritario tra
i diversi soggetti è possibile solo se il funzionamento della rete è disciplinato
da una precisa azione di governo; in caso contrario, è molto facile che anziché
far convergere competenze ed impegno dei vari soggetti nella coproduzione dei
politiche, la rete finisca per trasformarsi in un (estenuante) spazio di confronto
e negoziazione. La funzione di Sindaco è dunque decisiva infatti, pur essendo
l’intenzionalità della rete guidata da un sistema degli obiettivi che ricomprende
e armonizza gli obiettivi particolari dei diversi cittadini, la funzionalità
del sistema di governo richiede anche che sia tracciata una gerarchia degli obiettivi.
Inoltre, i servizi del Comune rappresentano solo una parte, per quanto di primaria
importanza, dei servizi erogati in favore dei cittadini e per lo sviluppo del territorio.
Comunque la programmazione del sistema Comunale dei servizi richiede
l’esercizio di una decisionalità, in grado di coniugare le esigenze dei diversi
segmenti, di definire le priorità generali, di orientare l’impiego delle
risorse. La funzione del Sindaco che è il
governatore della rete non può che essere assunta dal soggetto istituzionale
che esercita al livello più alto la competenza rispetto ai servizi che nella
rete convergono.
Il governo del sistema prevede dunque l’esercizio di una
responsabilità primaria per il Sindaco, pur nel rispetto delle caratteristiche
di orizzontalità, equipollenza e democraticità proprie della rete, in ordine a:
- la costruzione della gerarchia degli obiettivi di sistema:
la presenza di un sistema equilibrato e coerente di servizi viene prima
dell’esistenza di un sistema comunale di eccellenza, che viene prima, a sua
volta, della qualità dei servizi resi dai singoli settori (ciò è vero anche se,
in un altro senso, il conseguimento del risultato al livello più basso della
scala è condizione per il raggiungimento degli altri obiettivi);
- l’effettiva disponibilità degli strumenti di governo della
rete: il conferimento di risorse, le regole di gestione delle collaborazioni e
degli scambi;
- il controllo dei processi di produzione dei servizi
(conformità rispetto ai requisiti di sistema), dell’impiego delle risorse
(efficienza), dei risultati (efficacia);
- il controllo della funzionalità dei flussi e del rispetto
dei patti sottoscritti dai produttori (reciprocità, tempestività, requisiti di
qualità degli apporti e delle forniture)
- la valutazione dei risultati prodotti e della loro efficacia
(effetti economici e sociali) e l’uso degli esiti della valutazione come
strumento di management del sistema e per il miglioramento delle funzionalità
della rete.
Nell’azione di governo della rete prende concretezza proprio
quella funzione di governance che i processi di trasformazione del sistema
delle competenze istituzionali assegnano al Comune: la definizione degli
indirizzi (politiche), il controllo e la regolazione del sistema (valutazione),
il coordinamento e la valorizzazione dei diversi soggetti coinvolti (accordi,
concertazione, rappresentanza), la promozione dell’eccellenza (attraverso il
sostegno e la diffusione delle buone pratiche, e in prospettiva la fornitura di
strumenti operativi efficaci e efficienti per la produzione dei servizi).
E' a partire da quel momento che si stabilisce nella Comune
una nuova frontiera di riflessione sui processi organizzativi correlati alle
possibilità di miglioramento dei servizi offerti ai cittadini.
Oggi l'incontro tra tematiche organizzative e riforma delle
istituzioni, rappresenta in modo chiaro un campo fecondo di studi, di
riflessioni, di iniziative in forte sviluppo.
L'elemento fondamentale che determina oggi in modo cogente
l'esigenza del confronto con le problematiche organizzative è la dinamica di
trasformazione del campo organizzativo attinente i Comuni. Questo quadro si
innesta in una tendenza generale in ambito amministrativo che tende a mutuare e
trasferire concezioni gestionali e processi di coordinamento tipici del mondo
aziendale in campo comunale. Col decentramento gestionale in campo
amministrativo si configurano modelli istituzionali ed organizzativi
alternativi al paradigma burocratico classico di matrice weberiana.
L'autonomia dei Comuni va colta, infatti, come una politica
pubblica di scopo (Luhman, 1984), non come fine in sé ma come mezzo per la
migliore realizzazione di finalità generali, quali la riduzione delle
disuguaglianze, la produzione del capitale umano, il sostegno alla crescita della
competitività, la crescita della coesione sociale.
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