Armando Siri: una serie di accoppiamenti strutturali
Non riporto mai nel mio diario Facebook le cronache
giudiziarie riguardanti i rappresentati eletti nelle Istituzioni. E’ molto
probabile che appena qualcuno conquista il potere quelli che invece il potere
l’hanno perso, gli esclusi, passino alla fase delle denunce e conseguentemente
delle indagini che rivoltano la vita dei potenti come un calzino alla ricerca
delle loro presunte malefatte.
Il Regime del Terrore, spesso definito nella storiografia
semplicemente come Il Terrore, è stata una fase storica della Rivoluzione
francese che ebbe inizio nel luglio 1793 e sappiamo tutti che la ghigliottina è
stato il simbolo dell’esclusione fisica dei concorrenti dopo essere stati
processati per le loro presunte malefatte.
Oggi c’è la stessa situazione in Libia dove un manipolo
deciso di uomini e donne con ferocia e spietatezza lotta per escludere altri
manipoli decisi di uomini e donne. In caso di vittoria i perdenti saranno
probabilmente processati e altrettanto probabilmente passati per le armi.
Insomma in genere non riporto notizie della cultura
Patriarcale della competizione e quindi dell’esclusione degli sconfitti,
ridotti dall’oligarchia vincente, all’ininfluenza negli Stati dove ci sono le
elezioni e magari, se non scappano prima, soppressi fisicamente nei Paesi in
cui non si fanno elezioni. Però la storia personale di Armando Siri, raccontata
con grande maestria e formidabile efficacia da Mattia Feltri su “La Stampa“ di
oggi, vale la pena di riportarla perché
frutto di successivi “accoppiamenti strutturali” che hanno determinato più di
una riconfigurazione strutturale di Armando Siri ogni volta che la sua nicchia
ecologica cambiava.
Buona lettura
Antonio Bruno Ferro
BUONGIORNO Chi l’avrebbe detto mai? Di MATTIA FELTRI
Temo siano inevitabili le dimissioni del sottosegretario leghista
Armando Siri, e non tanto per l’inchiesta che lo ipotizza corrotto per
trentamila euro: questa rubrica, chi la segue lo sa, fra la presunzione
d’innocenza dalla Costituzione e la presunzione di colpevolezza dalla
Casaleggio, continua temeraria a propendere per la prima.
Il problema di Siri è dichiararsi dolente e sbalordito per
essere diventato carne da macello, nella somma crudeltà dell’uso politico della
sua vicenda. Non pensava, lui, si corressero tanti rischi. Non pensava, lui,
che da ragazzo è stato socialista, e craxiano: non pensava proprio.
Lui, che da giovane giornalista ha lavorato nelle redazioni
di Mediaset, con conseguente editore, non pensava affatto esistesse una
strategia del consenso sulle frequenti, e non spessissimo brillanti, iniziative
delle procure.
Lui, che da uomo maturo ha trovato domicilio nella Lega,
quella che sventolava i cappi a Montecitorio, quando lui era socialista e
craxiano, e ha continuato a sventolarli per due decenni e mezzo. Non pensava
per nulla, lui, salito al governo, che i soci a cinque stelle fossero capaci di
saltare addosso al primo avviso di garanzia per ingrassare la pancia
dell’onestà.
Poteva pensare, lui, che da uomo dell’esecutivo ha condiviso
la spazzacorrotti, l’abolizione della prescrizione, ogni smanioso e digrignante
aumento di pena, di essere circondato da spregiudicati e brutali
giustizialisti?
Aveva un solo elemento per corroborare il minimo sospetto?
Ecco, uno così, se è colpevole e sta recitando, ci fa più
bella figura.
(Il Buongiorno va in pausa, torna martedì 30 aprile) —
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