Raffaele De Giorgi, Fiducia nella fiducia - Riduzione della complessità e orizzonti dell'incertezza
Fiducia
nella fiducia
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Riduzione della complessità e
orizzonti dell'incertezza
venerdì 05 novembre
2004
Raffaele De Giorgi
Docente di Filosofia del diritto - Università di Lecce
Raffaele De Giorgi
Docente di Filosofia del diritto - Università di Lecce
Fiducia è un meccanismo, un dispositivo di
riduzione della complessità. Fiducia non è un valore positivo dell'agire o
dell'esperienza; non rappresenta una preferenza rispetto al suo opposto, non ha
valore morale di preferibilità. Fiducia e sfiducia sono grandezze non
convertibili. Dare fiducia ad altri o suscitare fiducia in altri non sono
qualità morali, disposizioni buone, né preferibili o migliori in assoluto. Il
riscontro della loro preferibilità è la situazione, la conferma della validità
dell'orientamento alla fiducia può essere reperita solo nella dimensione
temporale, l'accertamento dell'opportunità può essere dato solo dal futuro. La
funzione della fiducia, infatti, si dispiega nella tensione fra presente e
futuro. In questa tensione si proietta nel presente il dramma dell'incertezza e
il rischio del non sapere. Il sapere, infatti, esclude il rischio e rende
inutile la fiducia. Il non sapere, invece, impone al singolo, al sistema
personale o sociale, la necessità di reperire un dispositivo di assorbimento
dell'incertezza che rischia di paralizzare l'agire. Il problema, allora, è il
tempo; lo spazio di questo tempo è il presente, una estensione temporale della
cui durata ci si rende conto soltanto quando è finita, cioè quando è già
diventata un passato. Lo spazio della fiducia è questo. Solo in questo spazio
si può avere fiducia. In esso cioè si può costruire, sviluppare, mettere alla
prova quella inevitabile avventura che è l'anticipazione delle aspettative
dell'altro. Fiducia non è altro che questa anticipazione che orienta l'agire e
l'esperire. Ma è un'avventura del presente che anticipa il futuro nella
rappresentazione di colui che ha fiducia, perché si serve solo delle risorse di
una propria prestazione effettuata in anticipo e costruita su una propria
rappresentazione del mondo. Una risorsa esterna, una certezza, renderebbe
inutile dare fiducia [...]. La fiducia costituisce una mediazione tra la
complessità del mondo e l'attualità dell'esperienza. Una mediazione drammatica,
rischiosa, che si sostiene sul sapere di non sapere, che produce da sé le risorse
che investe e con le quali si espone al futuro anticipandolo e all'altro
rappresentandosi le sue aspettative [...]. Fiducia non è affidamento all'altro.
Fiducia non è il racconto dell'altro. Non ci sarebbe il dramma, non ci sarebbe
neppure la possibilità di raccontare l'altro, se fiducia avesse a che fare
immediatamente con l'altro. Fiducia ha a che fare con la propria
rappresentazione dell'altro; essa è affidamento alle proprie aspettative
dell'altro. Fiducia è esposizione del sé. Fiducia è abbandono al sé, per questo
c'è il rischio, il dramma, la tensione.
(R. De Giorgi, Presentazione dell'edizione italiana, in N. Luhmann, La fiducia, Bologna, il Mulino, 2002, pp. XVII-XIX)*
(R. De Giorgi, Presentazione dell'edizione italiana, in N. Luhmann, La fiducia, Bologna, il Mulino, 2002, pp. XVII-XIX)*
Riferimenti Bibliografici
- P. Berger, T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Bologna, 1969;*
- N. Luhmann, Illuminismo sociologico, Milano, 1983;*
- A. Schütz, La fenomenologia del mondo sociale, Bologna, 1974.*
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