Come facciamo ad osservare quello che vediamo, tocchiamo, sentiamo, annusiamo?
Tale domanda portò le nostre ricerche in ambito filosofico,
teologico, biologico, fisico, etico, semiologico, linguistico. La risposta la
trovammo per caso durante la lettura di un testo del neurobiologo Humberto
Maturana (Santiago della storia dello yoga e Humberto Maturana Cile - 1928) uno
dei padri del pensiero sistemico e del costruttivismo. Dalle sue ricerche e
studi poté sostenere, ormai cinquant'anni fa, che quello che noi umani
osserviamo non è la realtà assoluta ma una realtà costruita e che sorge dal
particolare comportamento che instauriamo tra noi umani nel linguaggio. In
altre parole se non ci fosse il linguaggio non riusciremmo ad essere coscienti
degli oggetti che ci circondano, del nostro corpo, del nostro sé, della
coscienza stessa e quindi anche del fenomeno yogico.
Il linguaggio, come inteso da Maturana, non è un sistema
simbolico per trasferire da una mente all'altra significati ma è ben di più, in
quanto è la modalità con la quale distinguiamo, che avvertiamo generati in noi
stessi, gli oggetti ed il nostro stesso sé (per oggetti intendiamo: oggetti
manipolabili, non-manipolabili e astratti come pensieri, sentimenti. Tutto, ma
proprio tutto ciò che distinguiamo nel nostro vivere) . Aiutato dagli studi di
Gerda Verden-Zoeller Maturana capì che senza il linguaggio il neonato non
diventa umano. Senza il linguaggio umano il bambino che viene allevato da una
lupa (come è successo più volte) si comporta da lupo, senza capacità
intellettive umane, senza possibilità di pensiero ed astrazione. E' la continua
interazione tra la madre umana e il bambino che, con il loro toccare ed essere
toccati, il vedere ed essere visti, parlare e il parlarsi generano nel bambino
una struttura biologica in grado di essere un mammifero umano, pensante e
cosciente. Per Maturana il linguaggio è il risultato di azioni corporee (azioni
linguistiche, cioè linguaggiare) e l'azione verbale non è la sola azione
linguistica ma quella utilizzata dal genere umano in questo periodo storico. Lo
si scorge chiaramente osservando altri tipi di linguaggio come quello adottato
dai sordomuti, il linguaggio dei segni: linguaggio dei segnilinguaggio
fono-acustico è un linguaggio visuo-manuale che da risultati del tutto simili a
quello praticato dall'udente. Oppure il linguaggio adottato dai sordo-ciechi
che, non potendo né sentire né vedere, si attua con pressione delle dita del
parlante sulla mano dell'ascoltatore e linguaggio dei segnilinguaggio
fono-acustico è un linguaggio generando una conversazione cinetico-tattile.
Le azioni linguistiche possono essere quindi sia verbali che
corporee. Tutto il corpo ne viene coinvolto. Nell'incontro con la madre, per
esempio, il bambino prende la palla porta dalla madre che gli dice: “prendi la
palla”: l'agire linguistico della madre comprende sia il “prendi la palla” che
il movimento del porgere la palla; l'agire linguistico del bambino comprende
sia il sentire le parole attraverso la membrana timpanica che il prendere la
palla. L'oggetto “palla” sorge nella continua interazione con la madre (e con
gli altri umani che lo circondano).
Anche la frase “ti voglio bene” insieme agli abbracci,
all'accudimento, all'attenzione continua madre-figlio fan sorgere il sentimento
di tenerezza, amore nel bambino e quando questi oggetti manipolabili (la palla,
il tavolo, il pavimento, ecc.) e non-manipolabili (la tenerezza, l'amore, ecc.)
diventano molti il bambino sarà in grado di far sorgere la sensazione del
proprio sé con frasi tipo: “chi ha fatto questo gioco?” o “chi è quel bambino
allo specchio?” o “questo è mio e questo è tuo”.
Se noi esseri umani ci generiamo nel linguaggiare, se non
solo gli oggetti manipolabili ma anche il nostro sentirci, il nostro sé, la
nostra coscienza, sono generati da questo particolare tipo di comportamento
linguistico è necessario allora rivedere completamente le nostre considerazioni
sul genere umano in generale.
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