Sulla competizione che esclude le persone
La riflessione prende le mosse dalla reazione su una
proposta che ho fatto sul mio diario Facebook che riguarda il Presidente
Massimo D’Alema.
In pratica io ritengo che persone come lui debbano essere
costrette alla collaborazione.
Il mio è un auspicio di partecipazione democratica rivolto
al Presidente D’Alema, che vuole essere paradigma per tutti quelli che pure
hanno partecipato alla competizione spietata e feroce per la conquista del
potere da cui sono poi stati esclusi. Anzi in molti casi vi è stata una vera e
propria espulsione senza appello. Solo per ricordare faccio riferimento gli
epuratori che finiscono epurati evocati da Pietro Nenni e i rottamatori che
finiscono rottamati di cui nel passato prossimo sono stati vittima i Renzi e
che, è facile prevedere, saranno presto vittima gli attuali sbandieratori di “purezza
senza paura di smentita”.
Basta vedere l’esercito di candidati di ogni elezione a
qualunque Istituzione, e la prima esclusione operata dagli elettori che votano
questo o quello. Un patrimonio di diversità, di veri e propri Mondi che vengono
lasciati da parte dopo il voto. È la competizione che genera tale mostruosità
riducendo all’isolamento i volontari che si dichiarano disponibili a
partecipare alla vita pubblica.
Si eleggano pure quelli più votati e sia dato loro il
potere, ma si costringano tutti i partecipanti alla competizione elettorale alla
partecipazione, per ottenere ad ogni votazione delle Istituzioni, il loro
parere pubblico e non vincolante per i detentori del potere.
E si faccia questo ad ogni livello anziché fare quello che
si fa, ovvero allontanare in ogni modo chi si dimostra sensibile alla
partecipazione democratica.
Diventi l’inclusione la pratica delle Istituzioni, e sia
qualcuno a farsi portatore di questa istanza, così come sto facendo io con
questo scritto, oltre quella dell’allargamento a maggiori presenze nei Consigli
Comunali, Regionali e Provinciali e nello stesso Parlamento. Perché la
democrazia non è l’oligarchia a cui siamo abituati da troppo tempo che stiamo
rischiando di sostituire con la vera e propria tirannide.
Antonio Bruno Ferro
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