Un'interessante premessa
Interessante premessa. Ma qual è il progetto? Quello di un
nuovo bipolarismo con un nuovo centro sinistra e un nuovo centrodestra? Perché se
questo è il nuovo progetto la discontinuità non può che ripetere la dinamica
ricorsiva che ne consegue. Assisteremo a manipoli decisi di donne e uomini
all’interno dei partiti che si faranno la guerra con ferocia senza esclusione
di colpi per conquistare la leadership prima all'interno dei partiti stessi e
poi che si faranno la guerra con ferocia senza esclusione di colpi per
conquistare la leadership all’interno dei perimetri. Una volta che ci siano i
vincitori gli sconfitti se non si sottomettono e dichiarano ubbidienza vengono
esclusi. Stessa dinamica poi per la conquista del potere tra i due poli. Questo
non ha nulla di discontinuo rispetto alla cultura che da millenni è conservata
dall’occidente.
Sarebbe opportuno secondo me conservare invece la cultura
della collaborazione e della cooperazione che è sintetizzata nello scritto che
segue:
L’Italia è il nostro mondo e sarà ciò che ne facciamo, non
ne abbiamo altri. Ma quale Italia vogliamo? Le nostre azioni ci rivelano. Se
tutti vogliamo vivere davvero in una società democratica, i nostri atti
quotidiani la costruiranno e l’Italia sarà una società democratica. Se non lo
facciamo, la difesa delle nostre ideologie, le nostre posizioni filosofiche o
religiose ci accecheranno e ci prenderanno a tal punto che inevitabilmente le
nostre divisioni saranno l’alibi che autorizza l’autoritarismo e la dittatura.
Il mondo in cui viviamo è sempre e in ogni momento sotto la nostra
responsabilità.
La convivenza sociale è fondata e costituisce accettazione,
rispetto e fiducia reciproca, creando così un mondo comune. E in quella
accettazione, rispetto e fiducia reciproca si costituisce la libertà sociale.
E’ così perché la costituzione biologica umana è quella di un essere che vive
cooperando e condividendo, in modo che la perdita di convivenza sociale porta
con sé malattia e sofferenza.
La malattia in Italia è la paura di non poter coesistere
socialmente.
È questa paura che ci conduce alla negazione dell'altro,
all'intolleranza, alla sfiducia, alla mancanza di riflessione e accettazione
dell'uso dell'autorità all’interno di un tempo di conversazione e di accordo
come modi di convivenza.
La malattia ha come risultato l'autoritarismo che sorge in
ognuno di noi con la perdita di fiducia nella nostra capacità di convivenza
democratica, o obbedienza e sottomissione ad un disegno imposto ed estraneo
all'azione della nostra riflessione.
Vogliamo partecipare al compito quotidiano di rendere
l’Italia una società democratica e quindi recuperare la libertà sociale? Voglio
dire, vogliamo partecipare al progetto comune di fare dell’Italia una società
dove l’abuso e la povertà sono errori di convivenza che devono essere
riconosciuti e corretti, consapevoli che possono essere riconosciuti e corretti
senza perdere la libertà sociale?
Le azioni che costituiscono una società democratica non sono
la lotta per la conquista del potere o il perseguimento dell'egemonia
ideologica, ma la cooperazione che crea continuamente una comunità dove i
governanti accettano di essere criticati e infine cambiati quando i loro
comportamenti si allontanano da progetto democratico con cui sono stati eletti.
Questa è la nostra responsabilità come italiani e la storia sociale del Italia
è fatta dagli italiani.
Questo è un invito a unirsi, prima di tutto, al progetto
comune di fare dell’Italia una società in cui le diverse prospettive politiche
sono solo visioni diverse in cooperazione per la creazione quotidiana di una
società in grado di correggere gli abusi e la povertà. Un invito a questo scopo
comune è ciò che guida la nostra convivenza.
Nei prossimi mesi verranno avviati eventi decisivi per il
futuro della nazione, che rappresenta un'opportunità per gli italiani
Esercitiamo rispetto reciproco, fiducia, conversazione e
cooperazione nella causa democratica comune, al di là delle opzioni ideologiche
o politiche di ciascuno. L'importante non è nelle posizioni ideologiche ma
nella nostra decisione di creare da ora un Italia democratica.
In breve, vi invitiamo a dichiarare pubblicamente che il
nostro scopo politico e la perpetuità, come italiani, è di collaborare da tutti
i punti di vista ideologici nel compito quotidiano di rendere l’Italia una
comunità umana democratica.
Ti invitiamo a impegnarti affinchè nessuno di noi proverà
appropriata verità politica nell'instaurazione di una dittatura ideologica,
economica o religiosa.
Compatrioti, questo è il momento in cui dobbiamo agire. Non
dobbiamo avere paura; se lo vogliamo, ora possiamo incorporare la saggezza
nella vita nazionale e recuperare la dignità di italiani.
Liberamente adattato da QUINTA PARTE: INVITO AL CILE tratto
da Emozioni e linguaggio in educazione e politica di Humberto R. Maturana,
Ximena Dávila, L. Cortes
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