A San Cesario di Lecce vogliamo cose diverse, ma possiamo desiderare di vivere insieme nel rispetto reciproco e nella collaborazione.

 

A San Cesario di Lecce vogliamo cose diverse, ma possiamo desiderare di vivere insieme nel rispetto reciproco e nella collaborazione.

Liberamente adattato da un intervista di Humberto Maturana Romecin

Sono un biologo, lavoro riflettendo sulla biologia culturale e questo è il mio presente, e da lì farò la mia riflessione. È tempo di chiederci cosa stiamo facendo in questo presente, in modo da vederci in un modo con il quale non ci vedevamo prima.

La cosa principale che ho praticato nella mia vita quotidiana è stata un'apertura riflessiva; invitare me stesso a riflettere, a guardare, perché la cosa fondamentale del guardare è lasciarlo apparire.

Mi faccio sempre la domanda: Cosa sta succedendo in quell'entità che vedo? Ciò implica una disponibilità a vedere, ad ascoltare senza pregiudizi, senza presupposti, che permette uno sguardo riflessivo in tutte le dimensioni immaginabili, perché si trova con sicurezza un mondo che appare, proprio fino a quando lo si lascia apparire. Questo vale per il mio lavoro, la mia famiglia, la Comunità nella quale vivo e vale anche per noi tutti, per tutto ciò che facciamo: se non lasciamo apparire la situazione che ci riguarda, accade che ci muoviamo, che partiamo dal pregiudizio, dalle pretese, ed evidente che non vediamo la circostanza e, quindi, non possiamo comportarci adeguatamente rispetto a ciò che sta accadendo in quanto siamo accecati dal pregiudizio e dalle pretese.

Io ho potuto verificare nella mia vita quotidiana che quando hai un assioma allo stesso tempo hai un punto di partenza a cui non pensi. È una verità basata su un'ideologia o una dottrina che dà origine a teorie basate su nozioni di base su cui non si riflette. Queste nozioni di base sono date per date e su di esse si costruisce un meraviglioso sistema deduttivo. Ma dovremmo essere disposti a rivedere quelle nozioni di base; è sempre importante essere disposti a guardare alle premesse fondamentali, perché democrazia, convivenza e rispetto reciproco nascono solo da un'apertura riflessiva, perché se hai una risposta fatta in anticipo, allora non vedi cosa sta succedendo. Questa è la cosa fondamentale e ciò che idealmente i bambini dovrebbero imparare. Io certamente ho questa proposta fondamentale di rivedere sempre le premesse di base e faccio a tutte le persone questa proposta.

Questo è ciò di cui abbiamo bisogno: renderci conto che il nostro comportamento farà sì che questa mia proposta si espanda o scompaia. È fondamentale essere consapevoli che facciamo parte di una comunità che non è fondata sulla competizione, ma sul rispetto reciproco e sulla collaborazione. Io lo dico sempre e spero che le conversazioni con me, che sono come una sorta di perturbazione, rispetto alla palude delle ovvietà in sui siamo immersi, ci può portare a rendercene conto, ed è fondamentale che questo accada. Ricordo che quando ho iniziato a studiare Agraria, negli anni ‘70, tutti noi studenti di Agraria del primo anno ci incontravamo nelle infinite assemblee all’Università e capitava di chiederci cosa volevamo fare nella nostra vita di Dottori in Agraria. E la cosa interessante è che la risposta generale era "restituire al Paese Italia ciò che mi ha dato, perché mi ha dato salute, educazione e una serie di cose che non avrei senza lo Stato". Questo è ciò che ci manca in questo momento: una convinzione interna di ciascuno di noi, come popolo e come cittadino. Ed è essenziale.

Oggi anche prima nel commento di Anna Paola Russo c’è la delusione e la MARMELLATA di tutti quelli che chiedono la responsabilità del Municipio, TUTTI VOGLIONO IL POTERE, E C’E’ RABBIA IN QUELLE PAROLE OLTRE ALLO SCONFORTO E ALLA DIPERAZIONE. Questo è il tema dello sfogo sociale che compare e compare con rabbia — ed è legittimo, perché è una denuncia che parla di ciò che ci fa arrabbiare perché siamo stati maltrattati — è importante che tutto questo ci porti a scoprire che siamo un gruppo, una comunità umana in cui bisogna ascoltare le lamentele. Io ho testimoniato il dopo guerra e il 68 e gli anni 70, ma con l’avvento dei “paninari” degli anni ’80 tutto è stato orientato al successo, alla competizione, alla visione economica, e c'è stata una cecità fondamentale alle condizioni di vita e di convivenza. In questi due anni di covid-19 si torna a pensare a un progetto comune che richiede rispetto reciproco e premurosa apertura.

Per questo dobbiamo parlare, dobbiamo incontrarci e ascoltarci. Quando si parla di democrazia, cosa vogliamo? Una convivenza etica, di collaborazione, per parlare e vedere gli errori. Siamo tutti immersi negli errori, ma l'unico modo per correggerli è scoprire l'errore. E come si scopre? Si scopre riflettendo, e come rifletti? Puoi farlo da solo con te stesso oppure con gli altri facendo una conversazione. Tutto questo accade perché quando iniziamo a discutere sulla base di principi e teorie, non vediamo quali siano le conseguenze. Poi osserviamo che accade che le conseguenze non sono state quelle che ci aspettavamo, ed in questa circostanza che dobbiamo vedere dove abbiamo sbagliato e correggere la rotta, ma dobbiamo farlo insieme. E’ vero, abbiamo idee diverse, questo è certo, ma le uniche pericolose idee diverse sono quelle che sono dottrine, fanatismo che impediscono la riflessione. Quando c'è una denuncia pubblica, dobbiamo ascoltarla, perché se non ascoltiamo non ne capiamo la sua natura è certo che in tale circostanza non possiamo scegliere un comportamento adeguato. Quando veniamo criticati, dobbiamo aprire gli occhi alla riflessione per vedere da dove viene quella critica. Poi posso scegliere un'azione diversa o insistere su quello che sto facendo, ma in un ambiente di fondamentale convivenza, di rispetto reciproco, di onestà. C'è una questione fondamentale, che è la formazione dei bambini. Dovremmo tutti crescere sentendoci parte di una comunità e di un compito. Non siamo tutti uguali, ma siamo tutti intelligenti. Le differenze non sono di intelligenza, ma di conflitti di desiderio, e se vogliamo vivere insieme, dobbiamo aprire lo spazio alla collaborazione facendo cose diverse che sono integrate in una comunità diversa. Gli esseri umani hanno bisogno l'uno dell'altro.

Ricordo che stiamo occupando un territorio quello del nostro paesello o cittadina, la cara San Cesario; siamo membri di questo paese ed è nostra responsabilità ciò che accade in esso, e a San Cesario ci sarà onestà e rispetto, oppure bugie e negazione, a seconda di come lo viviamo. Ma c'è una cosa che tutti gli esseri umani hanno, che è il nostro grande tesoro e che ci permette di uscire da ogni trappola: la capacità di riflettere, di allargare lo sguardo e di vedere dove siamo. Se approfittiamo di questo momento terribile e meraviglioso in cui ci troviamo e recuperiamo la nostra libertà riflessiva, allora potremo scegliere un mondo nella diversità: vogliamo cose diverse, ma vivremo insieme nel rispetto reciproco e nella collaborazione.

Liberamente adattato da un intervista di Humberto Maturana Romecin

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