Chiedo per un amico

 Chiedo per un amico

di Antonio Bruno 


Una persona è stata invitata a una conversazione in un gruppo di 30 persone. Questa persona è stata bene, ha provato benessere per i comportamenti che ha osservato in questo incontro con queste 30 persone, per la maggior parte del tempo trascorso insieme a loro. E' accaduto che, alla fine dell'incontro, solo 3 - 4 persone, di queste 30, hanno avuto dei comportamenti che hanno fatto provare a questa persona disagio. Io vi chiedo se, secondo voi, questa persona che è stata invitata anche per i prossimi incontri, deve andarci, nonostante la sicura presenza di queste 3 - 4 persone che come già detto gli hanno fatto provare disagio.

  • Claudio D'Ambrosio
    No. Perché farsi intristire inutilmente
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    • Antonio Bruno
      Giorgio Natali Quindi secondo te dovrei continuare ad andare ed accettare che ci siano delle persone che mi etichettano e mi offendono immotivatamente o meglio per motivi a me oscuri e che sono emersi in loro per ragioni a me oscure e che comunque denotano un’aggressività è una violenza nei miei riguardi inusitata
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    • Giorgio Natali
      Antonio Bruno sono 5 persone, e tu sei superiore e non tenerne conto
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    • Antonio Bruno
      Giorgio Natali Sono ugualmente intelligente a loro credo nell’uguaglianza.queste persone sono di cultura patriarcale ovvero sono in competizione e vedono nell’esclusione la soluzione di tutti i problemi di conflitto
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    • Giorgio Natali
      Antonio Bruno intelligenti , ma devi tenergli testa e fare in modo che si autoescludano, per il rispetto verso tutti gli altri
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    • Antonio Bruno
      Giorgio Natali che si autoescludano è nella loro libertà, possono farlo liberamente ma non sarò certo io ad escluderle. Grazie Giorgio
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  • Maria Detta Lori Gatto
    Certo, con l'esempio si correggono i cattivi comportamenti
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    • Antonio Bruno
      Maria Detta Lori Gatto io faccio questa distinzione sull'emozione che emerge in me quando mi trovo a convivere e, conseguentemente decido IL MIO COMPORTAMENTO, le mie possibili emozioni sono: benessere, indifferenza e disagio. Se provo benessere continuo a cercare questa convivenza. Io non ho nessuna intenzione, nè ho il desiderio, di correggere le persone con cui entro in convivenza, perchè riconosco loro legittimità e rispetto.
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  • Francesco Foresio
    Ma gli altri 26 che dicono? Non tacitano i 4/5?
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  • Daniela Capone
    Già il fatto che tu ti stia ponendo il quesito vuol dire che sei sulla strada giusta per risolverlo da te. Io partirei dalla domanda del signor Foresio... Per il resto ti ritengo abbastanza intelligente da decidere con la tua testa.
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    • Antonio Bruno
      Daniela Capone grazie. La riflessione personale è una pratica che mi trova assiduo frequentatore. Ho desiderato la conversazione sull'argomento, con chi mi sta facendo il grande onore di intervenire, perchè rappresenta per me UNA CONVERSAZIONE RIFLESSIVA che amplia le opzioni a mia disposizione. Per farla ho imparato che devo abbadonare tutte le mie convinzioni sull'argomento e liberarmi degli eventuali presupposti e teorie. Questo sto facendo con voi tutte e con voi tutti, della qual cosa vi ringrazio.
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  • Gió DV
    Io frequento persone che non mi etichettino, che non abbiano pregiudizi, che non raccolgano stupide ed immotivate maldicenze e che non mi mettano a disagio. La vita è così breve che non bisogna perder tempo per questi soggetti. Quindi meglio una sana solitudine che una triste compagnia. 😉
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    • Antonio Bruno
      Gió DV la solitudine è bella, appagante e fonte di grande gioia. Ma la convivenza sociale caratterizzata dalle conversazioni collaborative FA EMERGERE IN ME PIACERE, UN GRANDE PIACERE. Stare insieme alle altre persone per il piacere di stare con queste persone, conversare con loro per il piacere di conversare con loro è un comportamento che ho ripreso da quando ero bambino, quando era sempre così, con tutti. Da bambino quando i "GRANDI" dicevano di non giocare con il bambino Pinco Pallo, per ragioni di tipo culturale che erano sempre della nostra cultura patriarcale, quelle che discriminano i bambini buoni dai bambini monelli ebbene TRA NOI BAMBINI NON C'ERA QUESTA DISTINZIONE CULTURALE - ERAVAMO TUTTI BAMBINI. E tra noi esseri umani, se abbandoniamo la nostra cultura patriarcale, accade di tornare bambini, quando praticavamo la nostra cultura paterna che poi, i nostri genitori, ci dissero che dovavo abbandonare con tutti gli altri all'infuori di loro.
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    • Gió DV
      Antonio Bruno Per solitudine intendo non una filosofia di vita, ma in alcuni casi, come quello da te citato, una sana scelta. Se avessi fatto parte di quel gruppo, non mi sarei reso complice con il mio silenzio, del cattivo comportamento di quella minoranza. Cosa voglio dire? Che in quel frangente e con quel contesto, la cosa migliore da fare sarebbe stata quella di salutare e andare via.
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