I nuovi poveri hanno la Laurea

 

I nuovi poveri hanno la Laurea

di Antonio Bruno

Ricordo quando facevo le scuole elementari, e mi viene in mente questo periodo delle feste pasquali, mi riferisco agli anni che vanno dal 1963 al 1968, per due motivi. Il primo era che mio padre, che faceva il ferroviere alla stazione di Lecce, era molto stressato, perché a Pasqua arrivavano treni in continuazione direttamente dalla Germania, Francia e Svizzera a Lecce e, dopo pasquetta, ripartivano in gran quantità treni per quelle nazioni sempre da Lecce. Il secondo è che nella mia classe, c’erano tanti bambini che vivevano con i nonni. Non erano orfani, solo che i loro genitori erano in Francia, in Svizzera o in Germania per lavoro e tornavano a casa per la Pasqua. Ricordo che quando il Maestro ci diceva di acquistare dalla cartoleria la letterina da fare ai nonni ed ai genitori, loro erano felici, ma anche un po’ tristi. Erano felici perché avrebbero rivisto mamma e papà e tristi perché, passate le feste e il tradizionale RIU ALLU BUIA, sarebbero rimasti di nuovo con i nonni.

Io non passerò Pasqua con mia sorella Daniela perché è andata a passarla con Paola che fa la psicologa a Firenze e da Parigi li raggiungerà mia nipote Silvia che lavora in Francia.

Ecco. Questa situazione di mia sorella Daniela è la stessa di tanti papà e mamma che aspettano di rivedere i loro figli partiti al Nord, o in Europa o addirittura nel Mondo. Ce ne sono di figli in Australia e negli Stati Uniti.

Questi nuovi emigranti non sono come quelli che giungono con i gommoni dalla vicinissima Africa e che noi, respingiamo nel cuore anche se ipocritamente diciamo di accoglierli a parole. Quegli africani sono molto più simili ai miei genitori che non ci sono più, quelli che dopo il boom economico se ne andarono, tristi.

Questi emigranti sono i nostri figli. Hanno una o più lauree, Master a gogo e sono i nuovi professionisti poveri che se ne vanno per il Mondo alla ricerca della loro realizzazione umana e professionale.

I nostri genitori, mettevano tutto da parte per poter fare ritorno ALLU PAISE. I nostri figli quello che guadagnano, lo spendono per vivere in questi paesi lontani da San Cesario, e non si sognano nemmeno lontanamente di fare ritorno.

I poveri sono cambiati, vestono bene, vanno al ristorante e viaggiano in aereo, e se ne vanno non per scelta ma perché non c’è la possibilità di restare qui. E magari al danno si aggiunge anche la beffa di sentirsi chiamati RADICAL CHIC da chi pensa che chi ha la laurea se la tira e ha la puzza sotto il naso.

Tutto ciò premesso, per creare le condizioni adatte alla RESTANZA, non basta dirlo, ci vogliono le competenze e la creatività di chi queste cose le sa fare, di chi si mette il culo sulla sedia e se le studia, di chi ha i contatti e le conoscenze per IMITARE gli altri che hanno creato quelle condizioni.

Oggi dobbiamo chiederci se chi ci chiede la responsabilità dei nostri beni comuni a tutti i livelli, comunale, regionale e politico, ha le attitudini e il desiderio di tentare di ottenere la RESTANZA.

I nostri padri, a cui demmo quella responsabilità, il modo di farci restare e far tornare “ALLU PAISE” chi se n’era andato, lo trovarono.

Antonio Bruno

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